Blitz Ambientale nel Golfo: Smantellate Organizzazioni Criminali per la Devastazione dei Fondali Legata ai Datteri di Mare Illegali

Blitz Ambientale nel Golfo: Smantellate Organizzazioni Criminali per la Devastazione dei Fondali Legata ai Datteri di Mare Illegali

Un’estesa operazione investigativa, orchestrata dalla Procura della Repubblica di Napoli e portata a termine dal Reparto Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Napoli, ha svelato l’esistenza di due distinte consorterie criminali. Queste organizzazioni operavano con metodi professionali e ben strutturati, dedite alla raccolta massiva e indiscriminata di datteri di mare nelle acque del Golfo partenopeo.

Il dattero di mare, un mollusco bivalve di particolare pregio, è una specie rigorosamente protetta da direttive internazionali, comunitarie e da leggi nazionali, con un divieto di pesca, detenzione e commercializzazione in vigore dal 1988. La sua tutela è motivata dai danni gravissimi e irreversibili che il suo prelievo provoca all’ambiente marino: l’estrazione richiede la frantumazione della scogliera calcarea, compromettendo irrimediabilmente l’habitat sottomarino. Inoltre, questo mollusco necessita di oltre trent’anni per insediarsi e raggiungere una dimensione adeguata per il mercato.

L’inchiesta, durata più di tre anni, ha delineato i contorni di un vasto commercio illegale incentrato su questa specie protetta. Le due reti delinquenziali avevano instaurato una vera e propria collaborazione, fornendosi reciproco supporto per l’approvvigionamento del prodotto ittico. La domanda era particolarmente elevata in concomitanza con le festività, come Natale e Pasqua, periodi in cui il valore di un chilo di datteri poteva arrivare fino a 200 euro.

I membri di questi gruppi si dedicavano costantemente sia all’attività di prelievo, che comportava la distruzione di ampi tratti delle scogliere campane, sia alla successiva commercializzazione. I molluschi venivano smerciati a una clientela variegata, che includeva numerosi ristoranti e pescherie della regione, oltre a privati, tra cui figuravano esponenti di famiglie legate alla criminalità organizzata napoletana. Nel corso delle indagini, sono stati identificati più di cento individui a vario titolo coinvolti in questo “mercato nero” dei datteri di mare. Le intercettazioni hanno rivelato l’uso frequente di un linguaggio cifrato per riferirsi alla specie protetta, a dimostrazione della piena consapevolezza dell’illiceità delle loro azioni.

Le imputazioni contestate includono associazione a delinquere, aggravata dalla finalità di commettere reati ambientali, oltre a inquinamento e disastro ambientale, danneggiamento e ricettazione. L’operazione ha portato all’emissione di 19 misure cautelari personali. Tra queste, sei individui – i capi delle due consorterie, ritenuti direttamente responsabili della vasta devastazione ecosistemica nelle coste di Napoli e Capri – sono stati destinati alla custodia cautelare in carcere. Altri sei sono stati posti agli arresti domiciliari. Quattro indagati saranno obbligati a presentarsi quotidianamente presso gli uffici della Polizia Giudiziaria, mentre per tre è stato disposto il divieto di dimora. Specificamente, due militari indagati per favoreggiamento e rivelazione di segreti d’ufficio non potranno risiedere nella Regione Campania.

L’ordinanza ha inoltre disposto il sequestro preventivo di tre locali commerciali, situati a Napoli e Castellammare di Stabia, utilizzati per occultare e poi distribuire i datteri. Sono stati confiscati anche i profitti derivanti dalla vendita illegale, due imbarcazioni impiegate per il prelievo della specie protetta, e l’intero equipaggiamento adoperato per le attività illecite.

L’entità dell’alterazione dell’ecosistema marino e la compromissione della biodiversità sono state accertate con il contributo di un team di esperti in zoologia, ecologia e geologia ambientale, consulenza di cui la Procura di Napoli si è avvalsa. Le conseguenze sono particolarmente evidenti nella porzione sommersa della scogliera esterna a protezione del porto di Napoli e nell’area dei celebri Faraglioni di Capri. Vaste zone sottoposte a indagine sono state trovate “desertificate,” con una quasi totale scomparsa della specie protetta e della biodiversità associata.