L’Impatto Nascosto: 17 Mesi di Covid-19 sul Lavoro Rivelano un Amaro Bilancio di Vite e Infortuni
Un’analisi dettagliata condotta dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, basata sui dati Inail, ha tracciato un quadro inquietante dell’emergenza sanitaria nel contesto lavorativo italiano. Questo studio, che copre diciassette mesi di pandemia, dal gennaio 2020 al maggio 2021, mette in luce le profonde disparità regionali nel tasso di mortalità legato al Covid-19 tra la popolazione occupata, rivelando al contempo un pesante tributo in termini di vite umane e infortuni.
Le regioni con la più elevata incidenza di decessi per Covid sul lavoro, in rapporto alla forza lavoro, sono risultate essere Molise, Campania, Abruzzo, Lombardia e Liguria. Al contrario, Trentino Alto Adige, Basilicata, Sardegna, Toscana e Veneto hanno registrato tassi di mortalità meno preoccupanti. In particolare, il Veneto spicca come la regione con il rischio più contenuto tra quelle con un elevato numero di occupati, mostrando un’incidenza di 13,2, ben al di sotto della media nazionale di 27,9. Tale valore contrasta nettamente con le cifre più allarmanti della Lombardia (41,1) e del Lazio (27,4), e in modo ancora più marcato con Molise (75,7), Campania (45,8), Abruzzo (43,0) e Liguria (38,3), evidenziando una disomogeneità territoriale significativa nel rischio occupazionale.
**Il Conteggio delle Vittime: Un Bilancio Tragico**
Nei diciassette mesi esaminati, il numero complessivo di decessi attribuiti al Covid-19 sul posto di lavoro ha raggiunto quota 639, con un incremento di 39 vittime solo tra aprile e maggio 2021. Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering, ha commentato questa evoluzione, notando che, sebbene le segnalazioni di infortuni mortali e non mortali continuino, le percentuali di aumento mostrano un costante rallentamento, un fenomeno attribuibile all’efficacia delle campagne vaccinali. I dati dell’Osservatorio rivelano infatti un decremento progressivo nel totale delle denunce mensili, che risultano dimezzate tra gennaio e febbraio 2021 e in costante calo successivamente, una tendenza chiaramente favorita dalla diffusione dei vaccini.
Analizzando i dati assoluti, la Lombardia si conferma la regione più colpita per quanto riguarda i decessi Covid-correlati sul lavoro, con 181 fatalità, pari al 28,3% del totale. Seguono la Campania con 74 decessi, il Lazio con 64, il Piemonte con 51, la Puglia con 43, l’Emilia Romagna con 42, la Sicilia con 31, il Veneto con 28, la Liguria con 23, l’Abruzzo con 21, la Toscana con 20 e le Marche con 19. Altre regioni hanno registrato cifre inferiori, da 8 (Molise, Calabria, Friuli Venezia Giulia) fino a 2 (Valle d’Aosta, Basilicata). Un dato significativo emerge sulla composizione demografica delle vittime: gli uomini rappresentano oltre l’83,6% dei decessi.
**Settori e Professioni più a Rischio**
Sul fronte settoriale, quasi il 90% (89,8%) delle segnalazioni di morte sul lavoro per Covid riguarda il macrosettore Industria e Servizi. All’interno di quest’area, la Sanità e l’Assistenza Sociale emerge con la quota più elevata di denunce mortali (25,1%), seguita dai settori Trasporti e Magazzinaggio (12,8%), e Attività Manifatturiere (12,1%), che include la produzione chimica, farmaceutica, la stampa e l’industria alimentare. Anche l’Amministrazione Pubblica e Difesa (con attività legate alla sanità pubblica e agli organismi legislativi ed esecutivi) incide per il 10,4%, e il Commercio per il 9,5%.
Per quanto concerne le professioni più colpite da questo dramma, i tecnici della salute (come infermieri e fisioterapisti) mantengono la posizione più esposta con il 10,7% dei casi. Seguono da vicino impiegati e addetti alla segreteria e agli affari generali (10,6%), i conduttori di veicoli a motore (7%) e i medici (5,9%). Completano il quadro gli operatori sociosanitari (4,5%) e il personale non qualificato nei servizi sanitari e nell’istruzione (come portantini, ausiliari e bidelli), con il 3,7%.
**Gli Infortuni sul Lavoro per Covid: Un Numero Colossale**
Oltre alle fatalità, l’emergenza Covid-19 ha generato un numero impressionante di infortuni sul lavoro. Dal gennaio 2020 al maggio 2021, sono state registrate 175.323 denunce di infortunio legate al contagio, rappresentando circa un quarto del totale delle segnalazioni di infortunio pervenute all’Inail. Nel mese di maggio, l’incidenza di questi infortuni è stata dello 0,4%. Il profilo demografico dei contagiati mostra una netta prevalenza femminile, con sette infortunati su dieci donne, e la fascia d’età più coinvolta è quella tra i 50 e i 64 anni.
Analogamente ai decessi, il macrosettore Industria e Servizi è quello più colpito anche per le denunce di infortunio totali, con il 97,1% dei casi. Il settore della Sanità e Assistenza Sociale si conferma il più esposto, con un altissimo 65,9% del totale delle denunce. Seguono l’Amministrazione Pubblica (inclusi organismi sanitari e amministrazioni locali) con il 9,2%, i servizi di vigilanza, pulizia, fornitura di personale e call center con il 4,4%, i trasporti e il magazzinaggio con il 3,4%, e le Attività Manifatturiere con il 3%.
Anche per gli infortuni, la classifica delle professioni più coinvolte rimane stabile. I tecnici della salute si attestano al primo posto con il 37,7% delle denunce, seguiti dagli operatori sociosanitari (OSS, assistenti nelle case di riposo) con il 18,5%. I medici rappresentano l’8,6% dei casi, mentre gli operatori socioassistenziali (nelle strutture ospedaliere) il 7%. Completano il quadro il personale non qualificato nei servizi sanitari e nell’istruzione (4,8%), gli impiegati amministrativi (4,5%) e il personale non qualificato nei servizi di pulizia (2,3%).
La Lombardia mantiene una posizione dominante anche nelle segnalazioni di infortuni legati al Covid, con il 25,6% del totale nazionale. Seguono il Piemonte (13,3%), il Veneto (10,6%), l’Emilia Romagna (8,3%) e il Lazio (6,5%). Altre regioni presentano percentuali inferiori, dalla Campania (5,7%) e Toscana (5,4%) fino a Molise (0,3%) e Basilicata/Valle d’Aosta (0,5%), confermando un impatto diversificato della pandemia sul mondo del lavoro a livello territoriale.
