L’Italia di fronte a un’ecatombe sul lavoro: 11 mesi di vittime, con il Covid-19 che aggrava il bilancio
Il periodo da gennaio a novembre 2020 ha registrato un conteggio lugubre per quanto riguarda gli incidenti fatali sul posto di lavoro in Italia. Un tragico bilancio che ha visto perire 1.151 persone, segnando un allarmante incremento del 15,4% rispetto all’anno precedente, il 2019.
Ciò che rende questo quadro ancora più desolante è l’impronta lasciata dal Covid-19: ben il 31,7% di tutte le fatalità complessive è direttamente attribuibile al virus. Se si considerano solamente gli eventi mortali accaduti durante l’attività lavorativa (952 casi), escludendo quelli verificatisi nel tragitto casa-lavoro o viceversa (199 casi), l’incidenza del virus sale ulteriormente al 38,4%. In termini assoluti, 366 lavoratori hanno perso la vita a causa dell’infezione.
Questa puntuale analisi delle “morti bianche” nel paese è stata fornita dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, con il suo Presidente, l’Ingegner Mauro Rossato, che ha illustrato i dati. Si tratta di una stima preliminare che accende i riflettori su una vera e propria emergenza nazionale, caratterizzata in modo preoccupante dall’alta percentuale di decessi tra i lavoratori dovuti al contagio da Covid-19.
L’organismo di Mestre ha inoltre stilato la consueta classificazione regionale degli incidenti mortali avvenuti in ambito lavorativo, specificando quanti di essi siano collegati al virus. La Lombardia si conferma la regione più colpita con 211 vittime, delle quali 144 a causa del Covid-19. Seguono il Piemonte con 98 decessi (di cui 34 per Covid) e l’Emilia Romagna con 92 (34 per Covid). Altre regioni gravemente interessate includono la Campania con 79 vittime (29 Covid), il Lazio con 64 (23 Covid), il Veneto con 59 (10 Covid), la Sicilia con 56 (9 Covid), la Puglia e la Toscana entrambe con 51 decessi (rispettivamente 19 e 10 Covid). Le Marche hanno registrato 37 vittime (12 Covid), la Liguria 36 (18 Covid), la Calabria 28 (2 Covid), l’Abruzzo 24 (12 Covid), la Sardegna 17 (1 Covid), il Trentino Alto Adige 15 (2 Covid) e il Friuli Venezia Giulia 12 (1 Covid). Chiudono la classifica l’Umbria con 9 (5 Covid), la Basilicata con 6, il Molise con 5 e la Valle D’Aosta con 2 (1 Covid).
«L’Italia sta affrontando un frangente estremamente complesso – ha rimarcato Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre – e proprio per questo motivo, è fondamentale intensificare gli sforzi in materia di prevenzione e sicurezza sul lavoro. L’epidemia di infortuni mortali è diventata un’angosciante realtà per la nostra nazione. Purtroppo, non vi è un risveglio consolatorio ad attenderci, bensì la cruda verità dei numeri delle vittime».
A livello provinciale, la città metropolitana di Roma detiene il triste primato per il maggior numero di fatalità sul posto di lavoro, con 47 decessi. Seguono Bergamo (43), Milano (42), Napoli (39), Brescia (37), Torino (35) e Cremona (24).
Per quanto riguarda i settori produttivi, le Attività Manifatturiere hanno registrato il picco di vittime con 137 decessi, seguite dal settore Trasporto e Magazzinaggio con 101. Le Costruzioni hanno contato 102 vittime, il Commercio, Riparazione di Autoveicoli e Motocicli 66, e la Sanità e Assistenza Sociale 60.
Analizzando i profili delle vittime, la fascia d’età tra i 45 e i 64 anni è stata la più colpita dagli infortuni mortali complessivi, con 655 decessi su un totale di 952. Le donne che hanno perso la vita nel 2020 sono state 95. Per quanto riguarda i lavoratori stranieri, i decessi da gennaio a novembre 2020 ammontano a 136, rappresentando il 14,3% del totale.
Infine, il lunedì persiste nell’essere il giorno in cui si concentra il maggior numero di infortuni con esito fatale.
