L’Esortazione di Franco Petraglia: Rendere Fecondo il Dono del Tempo
Gli antichi Romani osservavano con perspicacia: “Ruit hora”, a significare il rapido scorrere del tempo. Curiosamente, alcuni propongono una visione leggermente paradossale: non è il tempo a trascorrere *per noi*, bensì *noi* a transitare attraverso il tempo stesso. Cosa sia, in fondo, questa dimensione così sfuggente? Sant’Agostino d’Ippona, meditando sulla sua imperscrutabilità, affermò celebremente: “So bene cos’è, purché nessuno me lo chieda; ma se mi si chiede di spiegarlo, sono perplesso.” Questo percorso esistenziale è straordinariamente celere. È imperativo, dunque, che gestiamo il nostro tempo con saggezza, poiché il suo valore è inestimabile!
A mio avviso, la vera rilevanza risiede nel *modo* in cui scegliamo di vivere questo lasso di tempo che ci è concesso: se lo arricchiamo con azioni benevole e profondo amore, ponendoci al servizio e a sostegno reciproco. Personalmente, mentre mi avvio verso i settantacinque anni, mi impegno a percorrere i decenni futuri con una vita virtuosa, coltivando il mio spirito e la mia mente. Ciò implica dedicarsi a letture edificanti, apprezzando l’eccelsa bellezza della musica – in particolare l’opera lirica – nonché dell’arte e della natura. E, aspetto fondamentale, propongo di non trascurare mai la preghiera, esprimendo gratitudine quotidiana al Divino per le innumerevoli benedizioni elargitemi.
In sintesi, il tempo è un dono profondo, una grazia divina che ci viene concessa in ogni istante. Spetta a noi accoglierlo con totalità e farlo prosperare. Solo in questo modo potremo affermare con certezza di aver conferito scopo e significato alla nostra esistenza terrena.
