Beni per 21 Milioni Bloccati a WindTre: Accuse di Frode sui Servizi a Valore Aggiunto (VAS)
Un ingente sequestro preventivo, per un valore di oltre 21 milioni di euro, è stato eseguito nei confronti di WINDTRE, il noto operatore di telefonia mobile. Il provvedimento, che mira alla confisca diretta obbligatoria, scaturisce da un’articolata indagine che ha portato alla luce un presunto schema di frode informatica, perpetrato a danno di centinaia di migliaia di consumatori.
L’azione è stata coordinata congiuntamente dal Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza, dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano e dalla Squadra reati informatici della Procura. Le indagini, condotte attraverso numerose perquisizioni, ispezioni digitali e metodologie investigative avanzate, hanno permesso di ricostruire un complesso quadro di condotte illecite.
Il cuore della contestazione riguarda l’addebito non autorizzato di cosiddetti “Servizi a Valore Aggiunto” (VAS) sui dispositivi mobili dei clienti. Migliaia di utenti si sarebbero ritrovati con costi inattesi sul proprio conto telefonico, dovuti ad attivazioni di servizi mai richieste o consapevolmente sottoscritte.
Questo recente sequestro si inserisce in un più ampio filone investigativo. In precedenza, erano già stati oggetto di blocco preventivo oltre 12 milioni di euro nei confronti di due diverse società, operanti come “content service provider” (CSP). Queste entità erano responsabili dello sviluppo del software e della promozione dei VAS, agendo per conto dell’operatore telefonico tramite aggregatori e hub tecnologici. Per determinare l’esatto ammontare dei profitti illeciti intascati da WINDTRE, gli inquirenti hanno applicato la medesima “formula della frode” adottata dagli indagati per la ripartizione interna dei guadagni. Nello specifico, dato che i ricavi complessivi dei produttori di contenuti VAS derivanti da attivazioni illecite superano i 19 milioni di euro, l’applicazione di tale formula ha quantificato in 21,2 milioni di euro la porzione riconducibile a WINDTRE, ora posta sotto sequestro.
Le indagini hanno svelato una modalità di attivazione particolarmente insidiosa, nota come “Zero Click”. Spesso, era sufficiente visitare una pagina web o interagire con un’applicazione mobile, talvolta ingannati da banner pubblicitari fraudolenti, per ritrovarsi abbonati istantaneamente a servizi a pagamento. Senza alcuna azione esplicita da parte dell’utente, venivano attivati abbonamenti settimanali o mensili a contenuti quali notizie, oroscopi, suonerie, previsioni meteo, gossip o video. Sorprendentemente, questo fenomeno illecito non si è arrestato nemmeno durante il periodo dell’emergenza sanitaria nazionale. Il vasto giro d’affari, valutato in milioni di euro, si estendeva anche alle attivazioni di servizi VAS su connessioni “machine to machine” (M2M), come impianti di allarme o sistemi domotici, anch’esse avvenute senza il minimo consenso degli utenti.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, con il Procuratore Dott. Francesco Greco, il Procuratore Aggiunto Dott. Eugenio Fusco e il Sostituto Procuratore Dott. Francesco Cajani, ipotizza il reato di frode informatica a danno dei consumatori (ai sensi dell’art. 640-ter c.p.). Sono coinvolti soggetti, alcuni dei quali con ruoli dirigenziali, all’interno di WINDTRE, oltre agli aggregatori tecnologici e ai content service provider, tutti indagati in concorso tra loro.
Va inoltre evidenziato che, nel luglio scorso, WINDTRE aveva comunicato di aver rimborsato automaticamente oltre 20 milioni di euro ai clienti vittime delle attivazioni non conformi. Tuttavia, in un secondo momento, la compagnia avrebbe richiesto il recupero di tali somme direttamente ai CSP coinvolti (un’operazione nota come “ribaltamento al provider”). Le indagini in merito a questa complessa vicenda sono tutt’ora in corso e non sono ancora giunte a conclusione.
