Benevento: L’ex sindaco Pepe solleva gravi dubbi sul progetto di Piazza Risorgimento
Fausto Pepe, ex sindaco di Benevento, ha rotto il silenzio sul controverso progetto per Piazza Risorgimento, esprimendo, a nome del Partito Democratico, forti perplessità che già aveva manifestato in un Consiglio Comunale del novembre 2016. Al centro della questione c’è l’iniziativa di project financing proposta dalla società LUMODE al Comune di Benevento, ai sensi dell’articolo 183, comma 15, del D.Lgs 50/2016. Secondo Pepe, il progetto presenta significative carenze procedurali e non rispetta le normative fondamentali in materia di lavori pubblici, Codice dei Contratti e direttive ANAC.
Diverse le irregolarità puntate: innanzitutto, manca una delibera della Giunta Comunale che nomini formalmente il Promotore privato, atto che avrebbe dovuto includere obbligatoriamente una relazione del Responsabile Unico del Procedimento (RUP) attestante la fattibilità tecnico-economica del progetto, in linea con le vigenti disposizioni contrattuali. Inoltre, la stessa delibera di Giunta avrebbe dovuto certificare che la proposta LUMODE fosse inserita nel Programma triennale delle opere pubbliche (ex art. 21 D.Lgs 50/2016) come progetto di finanza ad iniziativa privata, che non fossero previsti altri interventi pubblici o privati sulla medesima area e, soprattutto, che l’iniziativa fosse di effettivo interesse pubblico.
Il punto più critico e allarmante, sottolinea Pepe, riguarda l’assenza, in tutta la documentazione presentata, di un’attestazione che dimostri l’impegno economico del proponente (LUMODE) non inferiore al 51% del costo totale, come stabilito dall’articolo 165, comma 2, del D.Lgs 50/2016. In questo caso specifico, si configura un finanziamento pubblico (attraverso il Piano Periferie) che coprirebbe circa il 75% dell’opera, a fronte di un apporto privato di appena il 25%. Questa sproporzione evidenzia, secondo l’ex sindaco, un potenziale danno erariale.
Pepe aggiunge che il progetto LUMODE non è mai stato sottoposto all’attenzione del Consiglio Comunale, il quale avrebbe dovuto prenderne atto e verificare i requisiti tecnici ed economici del proponente. L’assemblea consiliare avrebbe altresì dovuto, su proposta della Giunta e del RUP, esaminare la conformità degli atti presentati (inclusi il Piano Economico Finanziario e lo schema di convenzione) alle previsioni dell’art. 183 del D.Lgs 50/2016, pronunciandosi obbligatoriamente, ai sensi dell’art. 42 del D.Lgs 267/2000, sull’affidamento per 30 anni della gestione di servizi come parcheggi e terminal alla LUMODE, nonché sulla variante al Piano Urbanistico Comunale (PUC), dato che il progetto non è conforme al piano esistente, e infine decretare la “pubblica utilità” della proposta.
Infine, è mancato l’obbligatorio parere dei revisori dei conti, competenti a esprimersi, ai sensi dell’art. 239 del TUEL, sia sull’adozione del project financing come strumento di finanza innovativa, sia sulle modalità di gestione dei servizi di terminal e parcheggi. Pepe conclude ricordando che l’ANAC richiede, per i progetti di finanza ad iniziativa privata, che il Consiglio Comunale stabilisca l’effettiva “traslazione del rischio economico” in capo al concessionario. Un contratto di concessione si distingue da un appalto proprio perché il concessionario si assume il rischio di non recuperare gli investimenti e di non coprire i costi operativi. Il Consiglio Comunale di Benevento, di fatto, sembra ignorare l’esistenza di questa proposta privata “LUMODE”, che con un finanziamento pubblico del 75% per una singola opera (non l’intero programma), contravviene palesemente alla normativa.
