Indagine per Abusi su Minore Coinvolge un Sacerdote nella Diocesi di Isernia

Indagine per Abusi su Minore Coinvolge un Sacerdote nella Diocesi di Isernia

L’Ufficio del Pubblico Ministero di Isernia ha avviato un’indagine giudiziaria per presunta violenza sessuale a danno di un minore. La vicenda, che riguarda un sospetto caso di pedofilia, coinvolge un presbitero della Diocesi di Isernia-Venafro. Il Procuratore Paolo Albano ha confermato l’apertura del fascicolo, precisando che “i fatti oggetto di denuncia risalirebbero a un’epoca molto distante”. Ha inoltre sottolineato la delicatezza del caso e il rigoroso riserbo sulle fasi investigative.

Approfondimenti su questa delicata situazione sono stati forniti dall’avvocato Sergio Cavaliere, anche presidente del Movimento ‘Non abbiate paura’. La vittima, ormai maggiorenne, si è rivolta all’avvocato Cavaliere, del Foro di Santa Maria Capua Vetere, per raccontare il suo vissuto. Le violenze, ha rivelato, sarebbero state patite dapprima in una Diocesi all’estero e successivamente all’interno della Diocesi di Isernia-Venafro, prevalentemente sul territorio isernino.

“Per lui – ha spiegato il legale – non gli è stato affatto semplice superare la barriera della paura e rendere pubblica la sua testimonianza.” Il racconto si riferisce ad abusi perpetrati in due momenti distinti, ma per la maggior parte nell’area isernina. L’avvocato Cavaliere ha informato di aver presentato una formale denuncia alla Procura pentra e di aver inviato due lettere raccomandate alle rispettive Curie, sollecitando l’adozione di misure adeguate.

Al momento, la Curia di Isernia ha mantenuto un rigoroso silenzio ufficiale in merito.

L’avvocato Cavaliere ha anche avanzato l’ipotesi che il caso non si esaurisca con la responsabilità di un solo sacerdote. Tale circostanza, tuttavia, non è stata confermata né smentita dal Procuratore Albano. “C’era chi abusava – ha affermato Cavaliere – chi offriva denaro, chi invocava l’opera del diavolo e chi si dichiarava all’oscuro dei fatti.” Secondo il legale, il presunto responsabile e i suoi complici continuerebbero, a detta sua, a svolgere tuttora il loro ministero ecclesiastico.