Airola soffoca tra i rifiuti: l’allarme M5S e le ombre sull’inerzia delle istituzioni
Per oltre un lustro, il Movimento 5 Stelle di Airola ha incessantemente denunciato le condizioni di profondo degrado ambientale che affliggono il territorio comunale. Le loro segnalazioni alle autorità competenti hanno costantemente evidenziato la proliferazione di discariche abusive, disseminate in numerose località come via Sorlati, via Ponte San Pietro, Scarpone (loc. Fizzo) e via Fievo, contenenti una vasta gamma di materiali, dai comuni rifiuti solidi urbani a scarti speciali e altamente pericolosi. Tra questi figurano amianto, guaine bituminose, apparecchiature elettroniche (RAEE), carcasse animali e sostanze chimiche, elementi che deturpano il paesaggio e mettono a rischio l’ecosistema locale.
La genesi di tale degrado è duplice. Da un lato, si riscontrano gli sversamenti illeciti da parte di piccole e medie imprese. Esempi lampanti includono l’area di via Ponte Schito, già sotto sequestro giudiziario per scarichi pericolosi – come dimostrano cumuli di detriti ormai inghiottiti dalla vegetazione, cassoni metallici e macchinari di scavo ancora abbandonati. Simile criticità si riscontra in via Ponte San Pietro, con fusti di plastica e metallo che riversano il loro contenuto nel suolo pubblico, e a Scarpone (località Fizzo), dove si accumulano rifiuti di provenienza ricettiva. Non meno preoccupante è la situazione nell’area PIP di via Domenico Izzo, dove un’azienda di smaltimento espone balle di rifiuti vari all’aperto, prive di adeguate protezioni. Dall’altro lato, un contributo significativo al problema deriva dall’inciviltà di una parte della cittadinanza, che abbandona i propri rifiuti su aree pubbliche, nonostante il servizio di raccolta porta a porta sia regolarmente attivo nel comune.
Nel tentativo di arginare il fenomeno, l’ente locale ha investito oltre 200.000 euro nell’installazione di un sistema di videosorveglianza per il controllo del territorio. Tuttavia, i risultati ottenuti sono stati insoddisfacenti. La ragione principale risiede nella scarsa efficacia delle sanzioni: coloro che vengono colti a contaminare l’ambiente raramente affrontano provvedimenti adeguati che impongano la rimozione, il recupero o lo smaltimento corretto dei rifiuti, né tantomeno il ripristino delle condizioni originarie del suolo, contravvenendo così all’obbligo di conferire i materiali presso siti autorizzati.
La persistente assenza di interventi di bonifica ha esacerbato la criticità. Oltre all’evidente incremento dei volumi di spazzatura, da diversi mesi l’aria è divenuta irrespirabile, caratterizzata da un odore nauseabondo. Si ipotizza che tra i cumuli siano presenti anche carcasse animali in avanzato stato di decomposizione, come testimoniato da documentazione fotografica allegata (ad esempio, un esemplare rinvenuto in via Fievo). Questa condizione espone a innumerevoli pericoli la salute dei residenti e di chiunque transiti o svolga attività nelle vicinanze. L’inalazione prolungata di esalazioni di origine ignota può generare seri rischi igienico-ambientali, e un ritardo ulteriore nelle azioni correttive potrebbe innescare un concreto pericolo biologico-infettivo per l’intera comunità. Non va trascurata, inoltre, la frequente eventualità di roghi, già verificatisi in passato. Tali incendi libererebbero nell’atmosfera diossine e altre sostanze tossiche, con conseguenze devastanti per l’apparato respiratorio e la salute polmonare di larga parte della popolazione, in un contesto già disciplinato dall’art. 3 della legge regionale 20/2013 sul registro delle aree soggette ad abbandono e incenerimento di rifiuti.
