Vittorio Messori: Dalla Critica Laica al Vangelo, un Percorso di Fede Illuminante

Vittorio Messori: Dalla Critica Laica al Vangelo, un Percorso di Fede Illuminante

Vittorio Messori, figura eminente del giornalismo e della letteratura religiosa, venne alla luce a Sassuolo (Modena) il 16 aprile 1941, in un ambiente familiare marcatamente anticlericale. La sua educazione primaria e secondaria si svolse nelle scuole pubbliche di Torino, città in cui la sua famiglia si era trasferita, culminando con la frequentazione del prestigioso liceo classico D’Azeglio. I suoi studi universitari in scienze politiche a Torino furono segnati dall’incontro con luminari quali Luigi Firpo e Norberto Bobbio, figure che contribuirono a plasmare la sua visione del mondo in un’ottica razionalista e agnostica. Completò il percorso accademico nel 1965, discutendo una tesi incentrata sulla storia del Risorgimento.

Tuttavia, un anno prima della laurea, nel 1964, un evento inaspettato cambiò radicalmente la sua traiettoria esistenziale: la lettura dei Vangeli lo condusse a una profonda conversione al cattolicesimo. Messori stesso descrisse questa esperienza come l’opera di “una forza imprevista e irresistibile”. Da quel momento, si immerse in una ricerca assidua delle “ragioni della fede”, intese come supporto e complemento alle “ragioni del cuore” che lo avevano condotto a questa adesione spirituale. Questo percorso lo portò ad Assisi, dove per due anni frequentò i corsi di Cristologia per laici presso la Pro Civitate Christiana, e dove conobbe Rosanna Brichetti, che sarebbe diventata sua moglie. Rientrato a Torino, avviò la sua carriera professionale presso la Società Editrice Internazionale (SEI).

La sua penna si distinse attraverso collaborazioni con importanti testate e riviste culturali, tra cui La Stampa, Corriere della Sera, Jesus e Avvenire. La sua vasta produzione libraria si posiziona in un territorio di confine, connettendo la cultura laica e agnostica, da cui proveniva per formazione, con la prospettiva cristiana abbracciata in età adulta. Ebbe il privilegio unico di co-firmare opere con figure papali di rilievo: *Varcare la soglia della speranza* con Giovanni Paolo II e *Rapporto sulla fede* con l’allora Cardinale Joseph Ratzinger, destinato a diventare Papa Benedetto XVI. Le sue pubblicazioni, tradotte in innumerevoli lingue, non mancarono mai di suscitare reazioni decise: entusiasmo o indignazione, ma mai indifferenza. Messori fu sempre attento a mantenersi distante da ogni influsso ideologico o speculazione teologica. La sua intensa attività giornalistica, tuttavia, gli costò anche diverse querele e procedimenti giudiziari.

Un esempio lampante del suo successo fu *Ipotesi su Gesù*, un’indagine sulle origini del cristianesimo edita dalla SEI, che superò il milione e mezzo di copie vendute solamente nel mercato italiano. Continuò il suo dialogo con interlocutori di diverse sensibilità – agnostici, atei, cattolici e aderenti ad altre fedi – attraverso opere quali *Inchiesta sul cristianesimo*, *Dialoghi su Gesù*, *Il caso di Cristo*, *Patì sotto Ponzio Pilato*, *Dicono che è risorto*, *Ipotesi su Maria* e *Scommessa sulla morte*. Nonostante il grande successo, Messori rifiutò sistematicamente offerte editoriali e apparizioni televisive, affermando con decisione: “Non intendo fare carriera sfruttando la figura di Gesù Cristo”. Fu un critico schietto della “disumanità del marxismo” e mise in guardia contro le derive della “teologia della liberazione”, attirandosi non poche critiche e ostilità dagli ambienti clericali più progressisti. Non esitò a polemizzare sul Risorgimento, e in un’occasione, al Meeting di Rimini, gli fu attribuita la provocatoria richiesta di uno storico per un “tribunale di Norimberga per Cavour, Garibaldi e Mazzini”.

Messori si rivelò una penna prodigiosa e acuta, mossa da una profonda devozione evangelica, un uomo letteralmente trasfigurato dalla grazia. Egli fu un intellettuale che scelse di puntare l’intera sua esistenza sul concetto di “Deus absconditus”, il Dio nascosto di cui abbondantemente parla la Sacra Scrittura, come nel libro di Isaia (45,15): “Veramente tu sei un Dio nascosto, Dio d’Israele, salvatore”. La sua riflessione si soffermava sull’infinita sapienza e l’imperscrutabile volontà divina, e sulla distanza incolmabile tra Dio e le sue creature. Eppure, questo Dio onnipotente, egli sosteneva, si palesa in modo tale da non coartare la libertà umana, permettendo all’individuo di “scegliere se credere o meno” basandosi sui “piccoli segni e gesti che intravede attorno a sé nel quotidiano”. Messori vedeva nell’umiltà divina, che si firma nel creato, un profondo rispetto per la nostra libertà. Allo stesso modo, Gesù, il Figlio di Dio, insegnava attraverso parabole per preservare l’autonomia di scelta degli uditori, attendendo la loro libera adesione. “Se avesse fornito una prova inequivocabile della Sua esistenza,” argomentava Messori, “l’uomo non sarebbe libero”. Seguendo le orme di Blaise Pascal, egli riaffermava: “Dio ha lasciato luce per chi vuol vedere e tenebre per chi non vuol vedere”.

La sua esperienza con i Vangeli gli aveva rivelato proprio quella “forza imprevista e irresistibile”, una “evidenza del cuore” che lo spinse, attraverso Pascal, ad esplorare il complesso dialogo tra le “ragioni della ragione” e le “ragioni del cuore”. Coerentemente, si mantenne sempre estraneo sia alla politica partitica che alle dinamiche del clericalismo. Il clamoroso successo editoriale di *Ipotesi su Gesù* non lo indusse all’orgoglio; al contrario, lo spinse a un ritiro di sei mesi in un appartato villaggio del Monferrato, dove proseguì i suoi studi nel più completo silenzio. Un altro successo planetario fu *Varcare la soglia della speranza*, che, tradotto in 54 lingue, vendette 23 milioni di copie in pochi mesi. Messori dedicò ampia attenzione alla figura di Maria, affermando che “la devozione alla Vergine Maria è una delle vie privilegiate per risvegliare ed esprimere la fede cristiana, anche in questi tempi di secolarizzazione”. Con la sua prolifica produzione letteraria, egli dedicò la sua vita a illustrare le “ragioni della fede” a tutti, rispondendo con fermezza a coloro che liquidavano superficialmente i credenti come ignoranti o di scarsa intelligenza: “la fede non solo non è tenebra, come asserivano gli illuministi settecenteschi, ma è capace di rischiarare non solo l’umanità intera ma anche i percorsi di ogni singolo individuo”.

A giudizio di Messori, la società contemporanea commette un errore profondo non cercando Dio e nutrendo il timore che la fede possa condurre all’oscurantismo. Egli sosteneva esattamente il contrario: la fede ha il potere di irradiare luce sull’intera umanità e di conferire un significato profondo all’esistenza di ogni individuo. Per lui, fede e ragione rappresentano le “due ali” che elevano l’essere umano, dove “la ragione non solo non esclude la fede, ma può addirittura aprirle la strada”. Messori sottolineava che Dio non cerca l’omaggio servile di uno schiavo, ma l’amore sincero di un figlio. Il Dio che egli presentava è un Dio che si rivela proprio nel nascondimento: Gesù, il Verbo incarnato, è silenzioso; il Pane di vita patisce la fame nel deserto; la Luce del mondo è avvolta dalle tenebre; l’Acqua viva grida “Ho sete” dalla Croce; parla del Regno, ma ha come trono una Croce; si proclama Vita del mondo, eppure muore spogliato, nudo, tradito, abbandonato nel Getsemani, maledetto sul Golgota. Concludeva citando Mario Pomilio: “ogni lettura del Vangelo è una scommessa col mistero di Gesù”, ma in fondo, “solo di Lui vale la pena di occuparsi”.