Crisi Occupazionale ad Avellino: Confartigianato Allerta sul Rischio Licenziamento per Oltre un Terzo degli Addetti di Artigianato e PMI
Ettore Mocella, presidente di Confartigianato Avellino e Confartigianato Campania, lancia un monito severo riguardo l’attuale congiuntura economica, definendola “una crisi drammatica” che richiede una profonda revisione delle strategie di sviluppo e supporto all’economia. Nella provincia di Avellino, i dati rivelano una situazione preoccupante: ben 1.091 imprese artigiane hanno inoltrato richieste per fondi di solidarietà e 2.750 lavoratori del settore hanno cercato sussidi. Questa realtà si traduce in una stima del 35,67% dei dipendenti a rischio di perdere il posto di lavoro. Mocella sottolinea l’urgenza di decisioni audaci e responsabili, individuando nel Recovery Plan una straordinaria opportunità per risollevarsi da tale scenario.
Secondo Mocella, la percezione diffusa della crisi è distorta, quasi “anestetizzata”. Vari fattori, come il blocco dei licenziamenti, l’estensione della Cassa Integrazione, l’allentamento dei vincoli di bilancio e i ristori, hanno creato un mercato artificiosamente stabilizzato. Tuttavia, il presidente avverte che questa crisi avanza come “un fiume carsico impetuoso”, minacciando di emergere con effetti devastanti, ben peggiori di quanto appaia in superficie. L’ingente afflusso di liquidità e la confusione generata dalla natura senza precedenti di questa situazione stanno oscurando la reale portata delle incognite.
Il Centro Studi di Confartigianato Avellino ha evidenziato i settori più vulnerabili, basandosi sul calo medio del fatturato registrato nel 2020:
* Agenzie di viaggio e tour operator: -75%
* Attività artistiche, palestre, piscine, sale giochi, cinema e teatri: -70%
* Commercio e riparazione di autoveicoli e motoveicoli: -20%
La chiave per il rilancio, prosegue Mocella, risiede nella qualità dei progetti del Recovery Plan e nella celerità della loro implementazione. È essenziale mitigare il disagio sociale attraverso iniziative di welfare, ma soprattutto orientare gli sforzi verso investimenti capaci di generare sviluppo e occupazione stabile. Le priorità indicate includono: privilegiare gli investimenti sui bonus; favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro; abbandonare una logica emergenziale per concentrarsi su sviluppo, produttività e occupazione; passare da semplici ristori a interventi strutturali che permettano alle imprese di ripartire; e adottare politiche attive del lavoro mirate, piuttosto che universali, che considerino il sistema produttivo e l’occupazione stabile come pilastri strategici.
Nino Montemarano, responsabile dell’Ufficio Studi Confartigianato Avellino, enfatizza l’importanza cruciale di un’attenta e costante analisi di indicatori specifici in questa fase di incertezza. Tale monitoraggio è fondamentale per prevenire situazioni di disagio sociale aggravate da un mercato del lavoro sempre più precario. I dati disponibili rivelano una chiara correlazione tra lo sviluppo settoriale, i livelli occupazionali e la capacità dei singoli settori di reagire ai momenti di crisi. Si è notato un aumento significativo delle richieste di sussidi proprio in quei settori che non hanno implementato efficaci politiche di prevenzione. Questa constatazione mette in luce una vulnerabilità strutturale: la mancanza di strategie concrete per la prevenzione e la gestione di rischi sistemici, come quello pandemico, nei vari comparti produttivi.
A supporto di tale contesto, si sottolinea la predominanza delle piccole e medie imprese (PMI) e delle microimprese nel tessuto economico:
* In Italia, il 99,40% delle imprese sono PMI (con meno di 50 addetti), con il 94,9% che sono microimprese (fino a 10 addetti).
* L’artigianato contribuisce per oltre il 30% al peso complessivo delle PMI.
* In Campania, le PMI rappresentano il 99,60% delle imprese, e le microimprese (fino a 10 addetti) costituiscono il 95,7%.
* Il confronto con i dati nazionali evidenzia un peso ancora maggiore delle PMI in Campania a tutti i livelli di classificazione, con quasi il 70% degli occupati nelle aziende regionali che si concentra in imprese con meno di 20 addetti.
