Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha rimarcato con decisione l’esigenza di un approccio vaccinale coerente e uniforme sull’intero territorio nazionale. La sua dichiarazione, sebbene priva di esplicite menzioni, era chiaramente indirizzata a Vincenzo De Luca, il governatore della Campania. Questi, solo il lunedì precedente, aveva annunciato l’intenzione della sua regione di scostarsi dalla prioritizzazione anagrafica per adottare un criterio basato sulle “categorie economiche”. Tale presa di posizione aveva prontamente generato un’ondata di aspre critiche e discussioni.
In perfetta sintonia con quanto già espresso dal Generale Figliuolo e dalla Ministra Gelmini, il Ministro Speranza si è dimostrato inflessibile nel riaffermare l’imperativo di dare precedenza nell’immunizzazione alle fasce della popolazione più esposte al rischio di gravi complicanze. Ha reiterato con forza che “le Regioni sono obbligate ad aderire a tale schema, poiché le persone più anziane sono quelle che corrono il maggior pericolo di vita.”
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Il XVIII secolo vide Sir Isaac Newton, il geniale scienziato inglese, confrontarsi con quesiti fondamentali sull’essenza dell’universo. Egli si interrogava sulle immense distese quasi prive di materia, sul mistero della gravità che unisce sole e pianeti senza interposizione densa, sull’ordine e la bellezza che permeano la natura, e sul fine ultimo delle comete, chiedendosi perché i pianeti si muovessero in orbite concentriche uniformi, in netto contrasto con le traiettorie eccentriche delle comete, e cosa impedisse alle stelle fisse di collassare l’una sull’altra. La sua curiosità si estendeva alla perfezione anatomica dell’occhio e dell’orecchio, domandandosi se potessero essere stati creati senza conoscenza di ottica e acustica, e come i movimenti corporei derivassero dalla volontà, o da dove provenisse l’istinto animale.
Da esperto in matematica, fisica, astronomia, filosofia, teologia e alchimia, Newton rispose affermando “con evidenza” l’esistenza di “un Essere incorporeo, vivente, intelligente, onnipresente”, che percepisce e comprende intimamente ogni cosa nell’infinito spazio come nel proprio “sensorio”. Non credeva che l’universo potesse essere spiegato esclusivamente da cause naturali, ma lo attribuiva alla “saggezza e all’ingegnosità di un Essere intelligente”. Per Newton, la grandezza umana risiede nella consapevolezza della propria immensa ignoranza: “Quello che conosciamo non è che una gocciolina e quello che non conosciamo un oceano”.
È in questa tradizione di interrogazione, umiltà intellettuale e apertura al trascendente che si colloca Fabiola Gianotti, la celebre scienziata italiana scelta da Papa Francesco come membro ordinario della Pontificia Accademia delle Scienze. Nata a Roma il 29 ottobre 1960 da madre letterata siciliana e padre geologo piemontese, Fabiola si trasferì a Milano all’età di sette anni. Dopo aver completato gli studi presso la scuola media “Tommaseo” e il liceo classico delle Orsoline, si laureò in Fisica sperimentale all’Università Statale di Milano nel 1984, proseguendo con un dottorato di ricerca focalizzato sulle particelle elementari. La sua carriera scientifica prese il volo nel 1987, quando entrò a far parte del CERN di Ginevra. Nel 2013 divenne professore all’Università di Edimburgo e, dal 2016, è la prima donna a ricoprire la carica di Direttrice Generale dell’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, ruolo che le è stato rinnovato per un secondo mandato fino al 2025. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti sia in Italia che a livello internazionale.
Tra i suoi lavori più significativi spicca il ruolo cruciale nella scoperta del “bosone di Higgs”, impropriamente soprannominato “la particella di Dio”. Secondo il premio Nobel Carlo Rubbia, questo bosone “rappresenta la transizione fra ciò che conosciamo e la fisica del futuro”.
La personalità di Fabiola Gianotti è sorprendentemente poliedrica: diplomata in pianoforte al Conservatorio di Milano, esperta ballerina, è anche un’appassionata lettrice di letteratura classica, con una predilezione per Dostoevskij, lo scrittore russo che proclamò “La bellezza salverà il mondo”. Ammira profondamente i film di Ermanno Olmi, il quale, nel suo silenzioso percorso di ricerca del Mistero, ammetteva: “Cerchiamo Dio nel mistero, ma Lui si è già rivelato”. Con tali maestri di vita, si comprende il coraggio di Gianotti nel dichiararsi credente, rifacendosi proprio a Newton quando afferma: “Quello che io vedo nella natura, la sua semplicità, la sua eleganza, mi avvicina all’idea di una mente intelligente ordinatrice”.
Per Fabiola Gianotti, la ricerca scientifica e la ricerca di Dio, pur mantenendo distinti i rispettivi ambiti, possono integrarsi armoniosamente nella vita. Ella sostiene che scienza e fede “non solo possono convivere, ma possono aiutarsi a vicenda, perché offrono interpretazioni diverse della stessa realtà”. Nessuna di queste interpretazioni è assoluta, poiché la scienza offre una visione parziale, valida e vera, ma pur sempre incompleta, e non si può ridurre tutto alla sola conoscenza scientifica. Allo stesso modo, la religione necessita di un pensiero critico e razionale per non degenerare in fondamentalismo. In sintesi, “Le scoperte della scienza arricchiscono la fede”.
Gianotti non esita a dichiarare pubblicamente la propria fede in Dio, specialmente quando intervistata in televisione da giornalisti che spesso si aspettano da figure scientifiche di alto profilo dichiarazioni di ateismo. Alla domanda sulla sua fede, risponde con prontezza e sicurezza: “Sì, io credo in Dio”, aggiungendo poi: “Saremmo troppo ambiziosi e arroganti se pensassimo di poter spiegare l’origine del mondo. Mai la scienza potrà dimostrare l’esistenza o la non esistenza di Dio”. Fabiola Gianotti non è sposata, poiché la missione dello scienziato, come quella del sacerdote, è intrinsecamente impegnativa e totalizzante.