Legge Zan: Le Riserve della Senatrice Lonardo e le Critiche Inattese dalla Comunità Gay
In relazione al dibattito sulla calendarizzazione del Disegno di Legge Zan in Commissione Giustizia, la Senatrice del Gruppo Misto, Sandra Lonardo, ha espresso profonde perplessità. Dopo un’attenta lettura del testo, la senatrice ha dichiarato di non essere affatto convinta della sua efficacia, puntando il dito in particolare contro l’articolo 4, che definisce “infelice” e prova della correttezza delle sue riserve.
L’articolo in questione, che recita testualmente: “Art. 4. Pluralismo delle idee e libertà di scelte. Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte (…)”, è al centro della critica della Lonardo. La senatrice si interroga sulla necessità di un disegno di legge che “salvaguardi” la libertà di espressione e di opinione, diritti già pienamente sanciti dall’articolo 21 della Costituzione italiana. “È forse stato abrogato l’articolo 21 della nostra Costituzione senza che ce ne accorgessimo?”, si chiede, evidenziando il paradosso di un testo legislativo che sembrerebbe concedere prerogative già garantite a livello costituzionale. Lonardo ha annunciato che espliciterà in Aula le ragioni del suo voto contrario, motivandolo dettagliatamente. Prima di allora, ha scelto di condividere le considerazioni ricevute da alcuni “cari amici gay”, ai quali nutre grande affetto.
Queste voci dalla comunità LGBTQ+ esprimono una visione critica e sorprendentemente allineata con alcune delle perplessità politiche. Essi sostengono che il Ddl Zan sia superfluo, poiché l’ordinamento giuridico italiano dispone già di leggi efficaci contro l’aggressione fisica. La vera urgenza, a loro avviso, risiede non nell’introduzione di nuove normative, ma nell’applicazione rigorosa di quelle esistenti. L’Italia, secondo questi interlocutori, non necessita di ulteriori categorie o distinzioni che frammentino la società, ma piuttosto di un rafforzamento della cultura sociale e del senso civico. La violenza contro un essere umano è inaccettabile a prescindere, in quanto tale, senza che la sua gravità dipenda dall’orientamento sessuale, dalla disabilità o dall’etnia della vittima. Colpire una persona lesbica, ad esempio, non è intrinsecamente più grave che colpire qualsiasi altra donna; la riprovevolezza dell’atto è identica. L’aggravante per “futili motivi” è già contemplata nel diritto penale, rendendo superflua una nuova sottolineatura delle differenze di genere o di provenienza geografica. Tutti gli individui, sostengono, sono uguali di fronte alla legge.
La soluzione, per i firmatari di queste riflessioni, risiede nell’educazione. È fondamentale partire dalle scuole per insegnare ai giovani l’importanza dell’altro, il rispetto per la diversità in tutte le sue forme, la solidarietà e la comprensione reciproca. La dignità umana e il senso della vita non possono essere compressi o giudicati in base a scelte personali e private. Essi esprimono la preoccupazione che l’enfasi sulle differenze possa convenire a certe associazioni di categoria, che potrebbero trovare in tale “ghettizzazione” un vantaggio, forse anche economico. A tal proposito, ricordano come in molti paesi del Nord Europa siano ormai scomparsi i concetti di “strade gay”, “locali gay” o “quartieri arcobaleno”. Il loro desiderio è vivere in un paese dove uomini e donne siano trattati equamente e dove i luoghi di ritrovo siano inclusivi per tutti, etero o omosessuali, senza quelle che definiscono “ghettizzazioni camuffate da libertà”. Una nazione che suddivide i propri cittadini in categorie, concludono, non è una nazione veramente libera. La legislazione dovrebbe mirare a tutelare l’individuo, uomo o donna, nella sua universalità, piuttosto che soffermarsi su specifiche categorie. Solo quando la parità sarà una realtà tangibile, non ci sarà più bisogno di zone dedicate alla comunità gay, ma avremo città pienamente aperte a tutti, senza alcuna forma di discriminazione.
