Fuga da Capanne: Ergastolano si Dilegua, il SAPPE Denuncia Criticità Strutturali

Fuga da Capanne: Ergastolano si Dilegua, il SAPPE Denuncia Criticità Strutturali

Una fuga di notevole entità ha scosso il penitenziario di Capanne a Perugia, dove un detenuto condannato all’ergastolo è riuscito a dileguarsi. L’episodio ha scatenato la veemente protesta del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), che punta il dito contro le persistenti carenze del sistema.

“La priorità assoluta è ora rintracciare il fuggitivo,” dichiara Donato Capece, segretario generale del SAPPE. “Tuttavia, questo grave evento mette crudelmente in luce le problematiche di sicurezza, troppo spesso ignorate, con cui devono confrontarsi quotidianamente gli agenti della Polizia Penitenziaria in servizio a Capanne.”

Il prigioniero evaso, identificato con le iniziali D.D.A., stava scontando una pena a vita per un omicidio commesso a Napoli. Fabrizio Bonino, segretario nazionale SAPPE per l’Umbria, ricostruisce la dinamica della fuga: “L’uomo beneficiava di un permesso di lavoro esterno, concesso in base all’articolo 21 dell’Ordinamento penitenziario. Ha approfittato dell’opportunità per fuggire, presumibilmente superando una recinzione di modesta altezza, agevolato anche dalla ridotta presenza di personale adibito alla sorveglianza nelle aree esterne.” Bonino ha sottolineato che “il SAPPE ha innumerevoli volte segnalato con forza la grave insufficienza di organico della Polizia Penitenziaria presso l’istituto perugino di Capanne.”

Per i rappresentanti sindacali, questa evasione è il diretto risultato della gestione superficiale delle numerose denunce del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria riguardo alle condizioni di sicurezza dell’istituto. “Se le continue segnalazioni del SAPPE fossero state prese in seria considerazione, è probabile che molti degli eventi critici già denunciati, inclusa questa stessa fuga, non si sarebbero verificati,” affermano i sindacalisti. Essi evidenziano come tale situazione si concretizzi proprio in un periodo in cui un numero crescente di carceri ha adottato la cosiddetta “vigilanza dinamica” e il regime penitenziario “aperto,” che consentono ai detenuti una maggiore libertà di movimento nelle sezioni detentive per più ore al giorno, con controlli da parte della Polizia Penitenziaria che sono solo sporadici e occasionali.

Il SAPPE ha ricordato che nell’anno 2020 si sono registrate nelle carceri italiane 81 evasioni da istituti penitenziari (senza contare i 72 evasi solo a Foggia durante i disordini), 15 evasioni da permessi premio, 3 da attività lavorative esterne, 8 da semilibertà e 13 mancati rientri di internati. “Questi numeri sono esigui rispetto al totale dei beneficiari,” precisa il sindacato, “e ciò non deve in alcun modo compromettere la validità degli istituti come i permessi di lavoro esterno o le licenze per i detenuti.”

Al contrario, si rende indispensabile un rafforzamento del personale della Polizia Penitenziaria operante nell’ambito dell’area penale esterna. “È cruciale intensificare la presenza delle forze dell’ordine sul territorio, anche negli Uffici per l’Esecuzione Penale Esterna,” sostiene il SAPPE. Un tale potenziamento è giudicato “assolutamente necessario per garantire un’adeguata supervisione delle misure alternative alla detenzione, delle ammissioni al lavoro esterno, degli arresti domiciliari, dei permessi premio, nonché per la gestione dei trasferimenti dei detenuti e delle loro scorte ospedaliere.” Per raggiungere questo obiettivo, sono urgenti nuove assunzioni nel Corpo di Polizia Penitenziaria. “La sicurezza dei cittadini non può essere oggetto di tagli e non può essere compromessa da carenze di organico se non si procede all’assunzione di nuovi Agenti di Polizia Penitenziaria,” conclude il sindacato.