Dibattito sulla Formazione: Le Esigenze del Mercato e le Criticità dell’Alternanza Scuola-Lavoro

Dibattito sulla Formazione: Le Esigenze del Mercato e le Criticità dell’Alternanza Scuola-Lavoro

Un’esortazione rivolta ai genitori, proveniente dal vertice dell’Unione Industriali di Cuneo, Mauro Gola, sta alimentando un acceso dibattito. In prossimità della scadenza del 6 febbraio per le iscrizioni alle scuole superiori, il massimo esponente degli industriali di una delle province più dinamiche d’Italia ha caldamente consigliato alle famiglie di orientare i propri figli verso gli istituti tecnici, scoraggiandoli dalla scelta dei percorsi liceali.

Gola ha motivato tale presa di posizione evidenziando come, nei prossimi anni, il settore produttivo italiano richiederà l’integrazione di circa trecentomila figure dotate di specifiche competenze tecniche. L’allarme è che, senza un adeguato afflusso di diplomati tecnici, le imprese potrebbero trovarsi nell’impossibilità di soddisfare il proprio fabbisogno, incorrendo in dispendio di tempo e risorse per la formazione interna del personale.

Il presidente di Confindustria Cuneo non si limita a fornire un orientamento per il territorio locale, ma solleva anche una questione di carattere nazionale. Egli denuncia, infatti, come l’Italia, nel susseguirsi delle numerose riforme scolastiche, abbia progressivamente e quasi completamente marginalizzato il ruolo degli istituti tecnici e professionali.

È doveroso riconoscere, tuttavia, che negli ultimi anni si è assistito a una parziale inversione di rotta: gli istituti superiori hanno effettivamente rilanciato e valorizzato questi percorsi formativi. Nondimeno, è fondamentale sottolineare che il ruolo della scuola non può essere quello di forgiare un operaio o un tecnico “chiavi in mano” al 100% per le esigenze immediate di un’azienda. La scuola ha il compito di rispondere alle vocazioni produttive locali, ma al contempo i datori di lavoro devono assumersi la propria quota di responsabilità nella formazione.

A tal riguardo, il meccanismo dell’alternanza scuola-lavoro (ASL) presenta diverse criticità. Per alcuni operatori economici, in particolare nel settore della ristorazione e del commercio (come bar, ristoranti o pizzerie), sembra essere strumentalizzato per accedere a manodopera non retribuita. Per altri contesti aziendali, invece, il dispositivo si rivela del tutto inefficace. Occorre poi considerare che gli imprenditori dispongono già dei contratti di apprendistato, percorsi formativi agevolati che non comportano costi diretti per le imprese.

Alla luce di queste considerazioni, sorge spontanea la domanda: perché insistere su un coinvolgimento così specifico della scuola? L’istituzione scolastica, infatti, ha come missione fondamentale quella di formare l’individuo e il cittadino di domani, un compito che precede e va oltre la mera preparazione del futuro lavoratore. Le imprese non possono e non devono considerare il diritto allo studio come uno strumento al proprio servizio. Piuttosto, dovrebbero orientare i propri investimenti verso la formazione interna, avvalendosi degli innumerevoli incentivi e agevolazioni fiscali già disponibili a tale scopo, e consentire alla scuola di svolgere la sua insostituibile funzione educativa, ben al di là del ruolo di “palestra” aziendale.