Un Mare di Cozze Sostenibili: Napoli Dà il Via ai Test per una Mitilicoltura Senza Plastica
Una svolta ecologica per l’acquacoltura è stata inaugurata ieri a Capo Miseno, dove è stato immerso il primo sacchetto per mitili realizzato in bioplastica, interamente biodegradabile e compostabile. Questo evento segna l’avvio delle sperimentazioni in ambiente marino per il progetto “Cozza Plastic Free”, un’iniziativa congiunta che vede la partecipazione di Coldiretti Impresa Pesca Campania, l’Università Federico II con il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali, Novamont SpA e Legambiente Campania.
L’ambizioso obiettivo del progetto è rimpiazzare, in tutte le aree di allevamento delle cozze della regione Campania – estendendosi dal litorale Domitio fino al Cilento – gli attuali retini di plastica, utilizzati per la fase di accrescimento dei molluschi, con i nuovi sacchetti in Mater-Bi. Novamont, l’azienda biochimica con sede a Novara, non solo produce questo innovativo materiale ma detiene anche il marchio commerciale e i relativi brevetti industriali. Va ricordato che Novamont opera dal 2012 con un proprio centro di ricerca dedicato alle biotecnologie industriali a Piana di Monte Verna, in provincia di Caserta.
La produzione mondiale di cozze supera i 2 milioni di tonnellate, come indicato dall’Osservatorio europeo del mercato dei prodotti della pesca e dell’acquacoltura (EUMOFA), con circa mezzo milione di tonnellate prodotte in Europa. La Cina si conferma leader globale con quasi 900 mila tonnellate. L’Italia contribuisce con circa 70 mila tonnellate annue, concentrate principalmente in regioni come Emilia-Romagna, Veneto, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna e Liguria. In Campania, dove le cozze sono un elemento fondamentale della tradizione culinaria partenopea, la stima annuale si attesta intorno alle 5 mila tonnellate.
La necessità di questa transizione è enfatizzata dai dati allarmanti sull’inquinamento. Legambiente ha rivelato che nel 2021, su 47 spiagge monitorate con il protocollo “beach litter”, sono stati censiti 36.821 articoli di scarto finiti in mare. Di questi, oltre 2.600 detriti erano riconducibili ad attività di pesca e acquacoltura, includendo reti, attrezzi, cassette per il pesce, lenze e galleggianti. All’interno di questa categoria, le “calze da mitilicoltura” rappresentavano la quota maggiore, ben il 45%. Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania, ha specificato che delle 47 spiagge esaminate, 14 si trovavano in Campania, dove sono stati individuati 363 rifiuti di origine peschereccia, pari al 3% del totale nazionale. Nel 2021, spiagge come Canovella de Zoppoli (Trieste), Montemarciano (Ancona), la Spiaggia Romana (Bacoli, Napoli) e la spiaggia sulla strada del Baraccone (Bari) hanno mostrato una maggiore presenza di retini per mitili. Tali retini si posizionano all’ottavo posto tra i rifiuti più comuni, costituendo il 3,2% del totale complessivo registrato nel 2021, con una media di 25 pezzi ogni 100 metri lineari di spiaggia analizzata da Legambiente.
Salvatore Loffreda, direttore di Coldiretti Campania, ha sottolineato l’importanza cruciale di adottare retini in bioplastica biodegradabile e compostabile per salvaguardare i nostri mari dalla minaccia delle microplastiche, che possono altresì contaminare la catena alimentare. Una volta completato il loro ciclo di vita, i retini convenzionali diventano rifiuti speciali che richiedono uno smaltimento appropriato nei porti. I nuovi retini in bioplastica, invece, possono essere raccolti e destinati al riciclo negli impianti di compostaggio, trasformandosi in prezioso fertilizzante per l’agricoltura. Questo processo incarna un modello di economia circolare, in piena sintonia con gli obiettivi nazionali ed europei di transizione ecologica.
Qualora, per sfortunati eventi, un retino in Mater-Bi dovesse disperdersi in mare, Coldiretti Impresa Pesca Campania ha evidenziato che si decomporrebbe completamente in un arco di tempo massimo di 18 mesi, come dimostrato dalle ricerche condotte su vari prodotti realizzati con la bioplastica di Novamont.
La fase di sperimentazione marina sarà estesa a cinque allevamenti, dislocati tra il litorale Domitio e il golfo di Napoli. Lo scopo è valutare la resistenza dei materiali alle diverse correnti marine, l’efficacia della forma nel favorire l’accrescimento dei mitili e il loro impatto sulla qualità del prodotto finale. Questa rigorosa indagine scientifica sarà condotta dal gruppo di ricerca guidato dal professor Aniello Anastasio. Parallelamente, Novamont sta eseguendo test per analizzare le prestazioni delle retine in termini di sostenibilità e la loro compatibilità con diversi sistemi di riciclo (meccanico, organico, ecc.).
Andrea Di Stefano, responsabile dei progetti speciali di Novamont, ha ribadito con chiarezza: “Nessun materiale deve essere abbandonato irresponsabilmente, né a terra né in mare, poiché ciò comporta sempre un potenziale rischio ecologico. La biodegradabilità intrinseca dei prodotti in Mater-Bi rappresenta un fattore di mitigazione del rischio ambientale, ma questo non deve essere percepito come un mero messaggio commerciale, bensì come un ulteriore e significativo elemento nella valutazione del profilo ambientale dei prodotti biodegradabili.”
