Pedicini esorta l’Europa: Riformare il PNRR italiano per il Mezzogiorno, parte la mobilitazione di firme.
L’impegno per destinare al Sud il 70% delle risorse previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prosegue con determinazione. Tre entità – l’Osservatorio sul Piano di Rilancio e Mezzogiorno, la Rete dei 500 Sindaci del Recovery Sud e il Movimento 24 Agosto – Equità territoriale – hanno congiuntamente depositato una petizione presso la Commissione Europea. Questa iniziativa, sostenuta con fervore dall’eurodeputato Piernicola Pedicini (M24A-ET), sollecita le istituzioni dell’Unione a esigere una modifica del PNRR presentato dal governo italiano. L’obiettivo è che l’Italia riconosca esplicitamente il ruolo cruciale del Mezzogiorno nella ripresa e nello sviluppo nazionale, in piena coerenza con i principi contenuti nelle normative europee. Contemporaneamente a questo appello istituzionale, è stata avviata una campagna di raccolta firme, che prenderà il via a breve, per invitare i cittadini a sostenere attivamente la causa.
Pedicini sottolinea l’importanza di tale intervento, affermando: “Se la finalità del Piano è saldare l’Italia all’Europa, non possiamo permettere che il Mezzogiorno rimanga in una posizione di svantaggio.” L’eurodeputato ricorda come il PNRR sia stato chiaramente concepito per colmare le disparità territoriali, promuovere uno sviluppo regionale equilibrato e rafforzare la coesione. Tale visione, aggiunge Pedicini, è stata peraltro confermata dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in una lettera indirizzata agli organizzatori. Tuttavia, il governo italiano, nella sua proposta di PNRR, ha destinato alle regioni meridionali solo il 40% dei fondi totali, pari a 82 miliardi di euro. Questa percentuale risulta ancor più critica se si considerano gli effetti dell’interdipendenza economica tra le diverse aree del Paese: ogni 100 euro investiti nel Mezzogiorno generano una domanda di beni e servizi per 40,9 euro a beneficio delle regioni del Centro-Nord, mentre solo 5 euro “rientrano” nel Sud. Il cosiddetto effetto interdipendenza porterebbe quindi a una destinazione di risorse per il Centro-Nord Italia che potrebbe superare i 153 miliardi di euro, mentre il Sud vedrebbe un ammontare di circa 55,6 miliardi. In pratica, ciò si tradurrebbe in un 73% dei fondi per il Centro-Nord e un misero 27% per il Sud. Un piano strutturato in questo modo, conclude Pedicini, non rispecchia purtroppo gli obiettivi esplicitamente indicati dall’Europa. Se l’Italia non sarà in grado di recuperare il divario rispetto alle economie europee più avanzate in termini di PIL, disoccupazione e infrastrutture, le risorse rischierebbero di essere irrimediabilmente perdute.
