Sant’Agata dei Goti: Scandalo Ambientale alla Discarica di Palmentata, Sigilli e Misure Interdittive per Frode e Mancata Bonifica
Un’ampia operazione investigativa, orchestrata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, ha portato all’attuazione di rilevanti provvedimenti legali contro diversi individui, sia pubblici ufficiali che figure aziendali. I finanzieri del Comando Provinciale di Benevento, coadiuvati dalla Stazione Navale di Napoli, hanno eseguito nove ordinanze di misure cautelari personali interdittive, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Benevento su richiesta della Procura locale. Tali disposizioni includono quattro sospensioni per dodici mesi dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio, quattro divieti temporanei di dodici mesi per l’esercizio di attività professionali, d’impresa o di uffici direttivi, e un divieto aggiuntivo, anch’esso di dodici mesi, di contrattare con la pubblica amministrazione, cumulato con il divieto di attività professionale e d’impresa.
Parallelamente, è stato emesso un decreto di sequestro preventivo, mirato alla confisca, di beni per un ammontare complessivo di € 1.457.049,46, identificato come il profitto illecito derivante dai reati provvisoriamente contestati.
Tra i soggetti colpiti dalle sospensioni da pubblico ufficio per un anno figurano Ciro Magliocca (53 anni, di Valle di Maddaloni), direttore dei lavori e della sicurezza per il Comune di Sant’Agata dei Goti; Agostino De Sisto (55 anni, di Airola), responsabile unico del procedimento; Alfonso De Rosa (61 anni, di Sant’Agata), direttore operativo comunale; e Angelo Loia Papa (48 anni, di Tocco Caudio), collaudatore statico, tecnico e amministrativo.
Per quanto riguarda i divieti temporanei di esercitare attività professionale, d’impresa e di ricoprire cariche direttive, il GIP ha disposto provvedimenti a carico di Giovanni Moriello (56 anni, di Telese Terme), direttore operativo-geologo; Emilio De Vizia (50 anni, di Montefusco), procuratore e membro del Consiglio di Amministrazione della ‘De Vizia Transfer Spa’; Angelo Marchitelli (50 anni, di Napoli), direttore tecnico di cantiere della stessa azienda; e Franco Cappabianca (58 anni, di Napoli), assistente direttore tecnico. A Vincenzo De Vizia (83 anni, di Montefusco), legale rappresentante e amministratore delegato della ‘De Vizia Transfer Spa’, è stato imposto, oltre al divieto di esercitare attività professionale e d’impresa, anche il divieto temporaneo di dodici mesi di contrattare con la pubblica amministrazione.
Va notato che il GIP ha rigettato le richieste di arresti domiciliari per Magliocca, De Sisto, De Rosa e Loia Papa. Il sequestro preventivo dei beni, pari a quasi 1,5 milioni di euro, riguarda l’impresa De Vizia Transfer e gli indagati Magliocca, De Rosa, Moriello, Loia Papa, De Sisto, Vincenzo ed Emilio De Vizia, e Marchitelli.
Le accuse, rivolte a diversi individui, tra cui pubblici ufficiali, riguardano la commissione, in concorso, di reati quali frode nelle pubbliche forniture, omessa bonifica, truffa aggravata ai danni dello Stato, falso ideologico e la realizzazione di una discarica non autorizzata. Tali condotte si sono manifestate nell’ambito dell’esecuzione dei lavori per la “bonifica e messa in sicurezza permanente dell’ex discarica comunale sita nel Comune di Sant’Agata de’ Goti in località Palmentata”, un progetto finanziato con fondi pubblici europei erogati dalla Regione Campania per l’importo sopra menzionato.
L’attività investigativa, arricchita da perizie tecniche cruciali (ripetibili e irripetibili) svolte da un geologo nominato dalla Procura, dai sopralluoghi dei funzionari ARPAC di Napoli e dal supporto logistico dei Vigili del Fuoco, ha raccolto gravi elementi indiziari. Questi suggeriscono che, nonostante le attestazioni di conformità presenti nei verbali di collaudo, negli stati di avanzamento lavori e nel certificato di collaudo finale, le opere e gli interventi previsti dall’appalto non sarebbero stati eseguiti affatto o sarebbero stati realizzati in modo radicalmente diverso da quanto pattuito. Tale difformità avrebbe vanificato irrimediabilmente gli obiettivi prioritari di bonifica e messa in sicurezza, obblighi non solo contrattuali ma anche imposti all’Italia da procedure di infrazione dell’Unione Europea, culminate con la sentenza di condanna della Corte di Giustizia UE del 2 dicembre 2014.
In particolare, le indagini hanno rivelato che gli indagati avrebbero:
* **Omesso la bonifica completa della Zona B:** Non è stata effettuata la rimozione integrale di tutti i rifiuti interrati nell’area (come definita nel progetto esecutivo) adiacente al fiume Isclero. Ciò ha comportato la persistente presenza di idrocarburi pesanti con valori fuori norma, rendendo necessaria una nuova e imprevista procedura di bonifica. La presenza di rifiuti è stata confermata tramite carotaggi e scavi a trincea, portando alla contestazione del delitto di omessa bonifica (art. 452terdecies c.p.).
* **Realizzato una nuova discarica abusiva:** All’interno della Zona A (identificata nel progetto esecutivo), è stata illecitamente sversata, e successivamente coperta sotto il capping, una quantità non inferiore a 3.900 metri cubi (equivalenti a circa 5.850 tonnellate) di rifiuti speciali non pericolosi. Questo materiale, per natura, tipologia e caratteristiche organiche, proveniva da una località sconosciuta ed esterna al sito, generando ulteriori profitti illeciti.
La realizzazione di questi illeciti, materialmente commessi dalle figure apicali e tecniche dell’impresa esecutrice dei lavori, è stata agevolata anche dai pubblici ufficiali. Questi ultimi, pur avendo il dovere di controllare l’andamento delle opere, avrebbero omesso le doverose verifiche e attestato falsamente, nei vari atti pubblici redatti durante l’esecuzione (verbali di collaudo, stati di avanzamento, certificato finale), la conformità delle opere al progetto. In realtà, gli interventi non erano stati eseguiti o erano stati eseguiti in maniera talmente difforme o inesatta da compromettere gli obiettivi di bonifica e sicurezza, nonché l’intera prestazione contrattuale. In tal modo, la Regione Campania è stata indotta in errore riguardo all’esattezza dei lavori e al raggiungimento degli obiettivi ambientali, permettendo alla società esecutrice di ottenere un indebito profitto pari all’importo totale delle tranche di finanziamento ingiustamente erogate dall’ente regionale (€ 1.457.049,46).
I reati, per i quali sono stati ravvisati gravi indizi, hanno gravemente pregiudicato le finalità ambientali che il progetto intendeva realizzare, generando inoltre la necessità di nuove spese per la rimozione dei rifiuti non bonificati e per quelli sversati illecitamente.
I professionisti e gli imprenditori destinatari delle misure interdittive includono il legale rappresentante pro tempore e amministratore delegato, il procuratore, il direttore tecnico e un assistente di cantiere della società esecutrice, oltre ai pubblici ufficiali – alcuni dei quali in servizio presso Enti locali della Provincia di Benevento, incluso il Comune di Sant’Agata de’ Goti – che ricoprivano ruoli di direttore dei lavori e coordinatore della sicurezza, R.U.P., direttori operativi e collaudatore statico e tecnico-amministrativo.
I fatti delittuosi, accertati tra il 2018 e il 2020, si inseriscono nel contesto della problematica annosa delle bonifiche di siti storici inquinati, per i quali l’Unione Europea ha stanziato ingenti fondi specifici. La Procura della Repubblica di Benevento mantiene un’attenzione prioritaria sulla corretta esecuzione degli appalti pubblici che coinvolgono importanti finanziamenti destinati alla bonifica e messa in sicurezza delle numerose ex discariche comunali presenti nel circondario, considerando che la corretta attuazione di tali progetti è intrinsecamente legata alla tutela dell’ambiente e del patrimonio dello Stato.
