Dirigenza Sanitaria in Campania: L’Appello di Ciarambino per l’Autonomia Professionale
A distanza di oltre vent’anni dalla sua istituzione, la Legge 251 del 2000, che sancisce l’autonomia e delinea specifiche gerarchie e posizioni dirigenziali per le professioni infermieristiche, ostetriche, tecnico-sanitarie, della riabilitazione e della prevenzione, è ancora inattesa nella regione Campania. Questa, infatti, si configura come l’unica realtà italiana a non averne ancora concretizzato l’applicazione.
Malgrado la Regione Campania avesse recepito tale normativa già nel 2001, e sebbene due distinti decreti commissariali (del 2008 e del 2013) avessero ulteriormente ribadito l’obbligo per i direttori generali di istituire una dirigenza autonoma per le professioni sanitarie, indipendente da quella medica, ad oggi questa disposizione rimane completamente inosservata. È paradossale, considerando che stiamo parlando di professionisti che, soprattutto negli ultimi anni, hanno raggiunto elevati standard di formazione universitaria e post-universitaria, ma che continuano a essere trattati come semplici assistenti o sottoposti dei medici, spesso sotto la guida di figure che non possiedono le competenze specifiche per la loro area di expertise.
La vicepresidente del Consiglio regionale della Campania e capogruppo M5S, Valeria Ciarambino, ha espresso queste considerazioni, presentando contestualmente una mozione. Con tale atto, si chiede al Consiglio regionale di vincolare la Giunta regionale ad adottare ogni misura necessaria e ad agire presso tutte le Aziende Sanitarie Locali (ASL) e i presidi ospedalieri della regione. L’obiettivo è istituire i servizi delle professioni sanitarie in piena conformità con una legge nazionale che, a distanza di oltre due decenni dalla sua introduzione, trova applicazione in ogni altra regione italiana, ma non in Campania.
Valeria Ciarambino ha inoltre sollecitato che i piani di fabbisogno del personale non vengano approvati qualora non includano un numero adeguato di posizioni dirigenziali per le professioni sanitarie, in linea con l’organizzazione di ciascuna azienda. Solo attraverso queste misure, ha concluso, sarà possibile ripristinare la dignità di professionisti che, con la loro competenza e dedizione, hanno svolto un ruolo cruciale, fornendo un contributo fondamentale nella lotta alla pandemia di Covid-19 e migliorando al contempo la qualità e l’efficienza complessiva dell’assistenza sanitaria.
