Inchiesta sulla Brutalità a Santa Maria Capua Vetere: Le Agghiaccianti Rivelazioni dal Carcere

Inchiesta sulla Brutalità a Santa Maria Capua Vetere: Le Agghiaccianti Rivelazioni dal Carcere

Terribili dettagli emergono dall’indagine della Procura di Santa Maria Capua Vetere, Caserta, e dei Carabinieri, riguardante le presunte violenze avvenute il 6 aprile 2020 all’interno della casa circondariale. Le comunicazioni private estrapolate dai cellulari degli agenti della Polizia Penitenziaria coinvolti dipingono un quadro allarmante. Messaggi come “Li massacriamo come vitelli” e istruzioni quali “domate il bestiame” avrebbero preceduto una perquisizione straordinaria. A seguito dell’operazione, si sarebbero scambiati commenti quali “quattro ore di inferno per loro”, “nessuno si è salvato” e riferimenti a un presunto “sistema Poggioreale”, forse indicando una prassi di gestione coercitiva.

Gli accertamenti della Procura hanno rivelato la dinamica delle aggressioni: i detenuti sarebbero stati costretti a percorrere un corridoio formato da agenti dotati di caschi e manganelli, per poi essere obbligati a inginocchiarsi e colpiti alle spalle, una tattica che si ipotizza fosse volta a impedire l’identificazione degli assalitori. Il Giudice per le Indagini Preliminari ha definito l’accaduto come una “orribile mattanza” a danno dei reclusi. Alcuni di essi furono spogliati e quindici condotti in isolamento con modalità del tutto irregolari e prive di qualsiasi fondamento legale.

Un mese dopo l’operazione, il 4 maggio, uno dei detenuti posti in isolamento è deceduto a causa di un mix di oppiacei. Su questo specifico episodio, la Procura ha sostenuto, in una conferenza stampa, che il decesso fosse una tragica conseguenza delle torture subite, contestando il reato di morte come esito di un altro crimine (la tortura). Il GIP, tuttavia, ha interpretato l’evento come un suicidio, adottando una posizione divergente.

L’ufficio inquirente, guidato dalla Procuratrice Maria Antonietta Troncone (con il coordinamento delle indagini dei Carabinieri di Caserta da parte del procuratore aggiunto Alessandro Milita e dei sostituti procuratori Daniela Pannone e Alessandra Pinto), aveva sollecitato misure cautelari per 99 persone. Nonostante il Giudice abbia riconosciuto una grave base indiziaria per 62 di loro, ha infine emesso 52 provvedimenti cautelari, giustificati dalla persistenza del rischio di reiterazione del reato, considerando che la quasi totalità degli indagati rimane in servizio. Complessivamente, le persone coinvolte nell’inchiesta superano le 110 unità.

Gli arresti hanno interessato quasi esclusivamente il personale della polizia penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere. Quella sera, un contingente massiccio di 283 poliziotti intervenne, con un centinaio provenienti dal carcere di Napoli Secondigliano e altri da una struttura penitenziaria dell’Avellinese. Solamente un numero esiguo di agenti esterni alla prigione casertana è stato riconosciuto dai detenuti (appena due, entrambi di Secondigliano).

Inoltre, una misura interdittiva, emessa dal GIP di Santa Maria Capua Vetere, è stata notificata al Provveditore regionale delle carceri della Campania, Antonio Fullone. Tale misura rientra nel contesto delle indagini sulle violenze del 6 aprile 2020, avvenute in pieno periodo di lockdown e in risposta a una protesta dei carcerati. La notifica degli avvisi di garanzia agli agenti indagati, eseguita dai Carabinieri l’11 giugno 2020, scatenò una forte controversia a causa delle modalità di attuazione, che videro alcuni poliziotti salire sui tetti dell’istituto penitenziario per manifestare il loro dissenso.

Il Ministero della Giustizia ha espresso “preoccupazione” per gli sviluppi di questa inchiesta che ha portato a numerosi provvedimenti cautelari. In una nota di Via Arenula, la Ministra Marta Cartabia e i vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) hanno ribadito la loro fiducia nel corpo della Polizia Penitenziaria, attendendo con sollecitudine un chiaro accertamento dei gravi fatti contestati.