Il Giubileo Senza Precedenti: Settant’anni di Sacerdozio per il Papa Emerito Benedetto XVI
La figura del Papa emerito Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, nato in Germania nel 1927, è universalmente riconosciuta come uno dei più insigni teologi della Chiesa. Ha guidato la Chiesa cattolica come Pontefice per quasi un ottennio, fino al 2013, anno della sua storica rinuncia al ministero petrino. Ora risiede nel quieto raccoglimento del monastero Mater Ecclesiae, all’interno della Città del Vaticano. Nonostante i suoi novantaquattro anni lo rendano fisicamente fragile, egli mantiene una notevole lucidità e, per la sua veneranda età, gode di condizioni di salute stabili. Benché la parola talvolta gli manchi, come lui stesso ha poeticamente osservato: “Dio mi ha tolto la parola per farmi apprezzare il silenzio”, il suo spirito resta vivace. Il suo sorriso è radioso, e la sua profonda voglia di comunicare non si è affievolita, rivelando una mente ancora acuta e presente.
Ho sempre ammirato la sua figura di autentico pastore, contraddistinta da una rara semplicità e integrità. I suoi modi, gentili e distinti, rivelano una costante delicatezza nel rapportarsi con gli altri. Proprio oggi si commemora il settantesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Era il 29 giugno 1951, quando, all’età di ventiquattro anni, riceveva il sacro ordine nel suggestivo Duomo di Frisinga, città bavarese in Germania. Quegli anni giovanili furono un crocevia di studio assiduo e profonda preghiera per Joseph Ratzinger, gettando le basi per la sua fulgida carriera teologica, disciplina che presto divenne il fulcro della sua esistenza intellettuale e che lo portò a insegnare in prestigiose università tedesche.
È innegabile che la sua statura intellettuale lo collochi tra i Papi più eruditi e acuti del periodo post-bellico. Dalla sua apparente semplicità, emerge chiaramente un uomo di immensa cultura e fede incrollabile, capace di scrutare le necessità della Chiesa e del mondo con la pacatezza di chi ripone ogni cosa nella volontà divina. Rimane impressa una sua vivida testimonianza: “Quando l’Arcivescovo mi impose le mani, un piccolo uccello, forse un’allodola, si mise a cantare; fu come se una voce interiore mi sussurrasse: sei sulla strada giusta”. A Lei, Santità, auguro di proseguire il suo cammino, libero da ogni afflizione, lungo il sentiero tracciato dal Signore, che è la Via, la Verità e la Vita stessa. Che il suo percorso futuro sia costantemente sereno, sostenuto dalla fede e rischiarato dalla luce perenne dello Spirito Santo. Con affetto, Le porgo i miei più sentiti auguri e un fraterno abbraccio in Cristo Gesù, nostro Signore.
