Benevento e la Provincia: Il Labirinto dei Rifiuti Sotto l’Influenza di una Gestione Controvertibile

Benevento e la Provincia: Il Labirinto dei Rifiuti Sotto l’Influenza di una Gestione Controvertibile

La recente pronuncia del Consiglio di Stato, che ha ribaltato la decisione del TAR Campania riguardo all’impianto di trattamento della frazione organica previsto a Sassinoro, ha gettato il territorio in una profonda incertezza sulla direzione da intraprendere. Fino a poco tempo fa, si credeva che gli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) fossero strutture tecnico-organizzative al servizio delle Province, con il compito di definire i siti e le tipologie degli impianti necessari. In attesa delle motivazioni complete di tale verdetto giurisprudenziale, il quadro appare nuovamente avvolto nella più totale confusione, una situazione attribuita all’operato che viene percepito come irresponsabile da parte del Presidente della Provincia Antonio Di Maria, del Sindaco di Benevento Clemente Mastella e del Presidente dell’ATO Pasquale Iacovella. Analizziamo la questione in dettaglio.

Negli ultimi tre anni, l’amministrazione provinciale non è riuscita a ottenere alcun contributo di perequazione dalla Regione Campania o da altre società provinciali, nonostante le discariche locali siano note per accogliere ingenti quantità di rifiuti provenienti dalle zone più popolose della regione. Numerosi annunci e incontri tenutisi a Santa Lucia e in Prefettura non hanno prodotto risultati concreti, anche perché la Regione Campania aveva già sostenuto un onere significativo nella procedura di concordato della Samte, conclusa nel 2016 con un investimento di diversi milioni di euro. Inoltre, il tanto discusso riutilizzo della discarica di Sant’Arcangelo a Trimonte è rimasto privo di attuazione. Ciò è accaduto nonostante le “trattative private” avviate dall’amministratore unico della Samte, Agostinelli, che, come primo atto gestionale, scelse di revocare procedure competitive regolari a evidenza pubblica per sostituirle con “procedure ristrette”, riversando i costi correlati sul bilancio provinciale e lasciando ai consiglieri provinciali il peso di un “debito fuori bilancio”.

Agostinelli, affiancato dall’ex direttore della Provincia Boccalone, ha avuto un ruolo cruciale nelle vicende della Samte, che, a soli tre anni dal primo concordato, è stata posta in liquidazione. Ciò è avvenuto sebbene la società vantasse crediti per vari milioni di euro, inclusi oltre due milioni dal Comune di Benevento e circa 600.000 euro da Irpiniambiente, la società pubblica di gestione rifiuti della Provincia di Avellino, la quale si era rifiutata di saldare il debito dovuto all’azienda sannita. È opportuno sottolineare che, fino alla fine del 2019, l’ex Direttore Generale della Provincia di Benevento ha ricoperto contemporaneamente anche la carica di Amministratore Unico di Irpiniambiente. Tale situazione rappresenta una nota incompatibilità che ha successivamente spinto l’Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC) a dichiarare nulla la nomina del Direttore Generale della Provincia di Benevento. Peraltro, lo stesso Agostinelli, pur rivestendo la carica retribuita di Sindaco del Comune di San Bartolomeo in Galdo, continuava a percepire l’indennità di Amministratore Unico di Samte, in palese contrasto con l’articolo 5, comma 5, del D.L. 78/2010 e successive modifiche, che stabilisce la gratuità degli incarichi per i titolari di cariche elettive. Su questo specifico punto, un’interrogazione del Gruppo PD giace in Provincia da circa due anni, costringendoci a rivolgerci all’ANAC, la cui decisione è attesa a breve.

Nel frattempo, il Presidente Di Maria ha “imposto” ai Comuni il versamento di un contributo fisso (sui rifiuti) per abitante, senza che sia chiarito per quali servizi i cittadini dovrebbero rimborsare la Provincia. In questa complessa vicenda, non è mancato il ruolo del Sindaco pro tempore di Benevento che, per anni, ha intrapreso – senza successo – azioni legali amministrative contro la tariffa sui rifiuti definita e approvata dal Presidente Di Maria. Questo “teatro dell’assurdo” ha avuto come unica conseguenza la cronica carenza di liquidità della Samte, dato che la città di Benevento rappresenta circa un quarto delle sue entrate. Innumerevoli sono stati i “tavoli tecnici” sui rifiuti organizzati da Provincia e Comune, che avrebbero fatto invidia al più rinomato dei mobilifici, ma senza produrre alcun risultato tangibile al di là di chilometri di comunicati stampa.

Giungiamo così alla questione impiantistica, la più spinosa e densa di perplessità. Tra i 78 Sindaci sanniti, i sostenitori dell’attuale linea politica hanno nominato Presidente dell’ATO Rifiuti proprio il Sindaco di Casalduni, il comune che ospita lo STIR (Stabilimento per il Trattamento dell’Indifferenziato e Riciclo). È noto che tale Sindaco si oppone con fermezza a qualsiasi nuovo impianto nella sua zona e si è astenuto dal richiedere un ammodernamento e un aggiornamento tecnologico per lo STIR, ormai vetusto. Anzi, in qualità di Presidente dell’ATO, egli non esita a sollecitare altri comuni a mettere a disposizione siti per impianti di trattamento dell’indifferenziato e dell’umido, come da tempo previsto dalla Regione Campania e dalla stessa Provincia, che dispone di fondi e progetti per ripristinare le linee dello STIR danneggiate dall’incendio dell’agosto 2018. In realtà, i volumi di rifiuti prodotti nella nostra Provincia non sono elevati, motivo per cui non abbiamo mai raggiunto una vera crisi di smaltimento; tuttavia, il costo dello smaltimento fuori provincia è estremamente oneroso per i cittadini sanniti (l’umido, in particolare, incide pesantemente).

Emergono poi ulteriori gravi problematiche, come la proliferazione di richieste per impianti di trattamento dell’umido, tutti proposti per il Sannio, arrivando a ipotizzare un inceneritore accanto a un impianto da centodiecimila tonnellate annue nell’area ASI (Ponte Valentino) di Benevento. Questo inceneritore è stato inizialmente “favorito” dall’attuale amministrazione (allineata a Mastella) dell’ASI, mentre il Comune di Benevento è apparso così “disinteressato” alla questione da decidere, nel 2019, di non proseguire i ricorsi contro l’autorizzazione dell’impianto, avviati nel 2013.

Tra le molteplici proposte presentate, spicca anche un impianto da 20.000 tonnellate annue da realizzare a Sassinoro, originariamente voluto e autorizzato dalla Comunità Montana del Tammaro-Titerno e dal suo allora Presidente, Antonio Di Maria. Non si tratta di una semplice omonimia: è l’attuale Presidente della Provincia, Antonio Di Maria, ora impegnato in una “crociata” che, a un’osservazione più attenta, risulta poco credibile, almeno per alcuni interpreti istituzionali.

In sintesi, sembra che la gestione del ciclo dei rifiuti sannita sarà definita dalla giustizia amministrativa, poiché il “Piano d’Ambito”, atteso invano dall’ATO Rifiuti per un tempo indefinito, è ormai diventato un concetto puramente astratto. Il paradosso, in assenza di un piano che quantifichi e qualifichi le reali esigenze della nostra Provincia, è che ogni singola proposta impiantistica viene considerata a priori legittima. Un asse politico che si estende dal Tammaro, passando per Ceppaloni, fino a Benevento, ha dimostrato la sua incapacità di gestire e organizzare, adeguandola ai tempi, questa fase cruciale del ciclo dei rifiuti. L’attuale stallo rappresenta un gravoso fardello che pesa sulle spalle e sulle finanze di tutti i cittadini sanniti. Eppure, in una situazione così delicata, sarebbe opportuno porsi una domanda fondamentale: chi trae davvero vantaggio da tutto questo? Certamente le piattaforme che ricevono i nostri rifiuti e che impongono, specialmente per il trattamento dell’umido, costi esorbitanti, oltre al sistema dei trasporti che ogni mattina sposta tonnellate di materiale (organico pesante e indifferenziato) fuori provincia. Sono molte le domande che richiedono risposte convincenti, mentre si attende che gli altri si sveglino e comprendano il paradosso in cui tutti siamo finiti.