Candeggina, la dose che salva | Le percentuali del Ministero per lo 0,1%: l’errore che rovina casa

Candeggina, la dose che salva | Le percentuali del Ministero per lo 0,1%: l’errore che rovina casa

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È uno dei disinfettanti più usati, ma anche uno dei più fraintesi: la candeggina può essere un alleato prezioso solo se usata nella concentrazione corretta. Superare o sbagliare la diluizione consigliata può danneggiare superfici, tessuti e salute.

Durante gli ultimi anni, l’uso della candeggina è cresciuto in modo esponenziale per la pulizia domestica e la disinfezione di ambienti comuni. Tuttavia, molte persone continuano a sbagliare le proporzioni, credendo che una maggiore quantità equivalga a una maggiore efficacia. Nulla di più sbagliato: secondo le linee guida del Ministero della Salute, è la giusta percentuale di diluizione a determinare il potere disinfettante, e superarla può rendere la soluzione persino pericolosa.

Per ottenere un effetto realmente efficace senza rischi, la concentrazione ideale della candeggina deve essere dello 0,1% di cloro attivo per le superfici domestiche e dello 0,5% per superfici ad alto rischio biologico, come ospedali o ambienti contaminati. In pratica, significa diluire accuratamente il prodotto commerciale, che di solito contiene tra il 3% e il 5% di cloro, in una quantità d’acqua proporzionata. Bastano pochi errori di calcolo per creare soluzioni troppo forti, corrosive e irritanti.

Le diluizioni corrette e gli errori da evitare

Per preparare una soluzione allo 0,1% a partire da una candeggina al 5%, occorre diluire una parte di prodotto in 49 parti d’acqua. In termini pratici, significa circa 100 millilitri di candeggina in 5 litri d’acqua. È importante utilizzare guanti, ventilare gli ambienti e mai mescolare la candeggina con altri detergenti, soprattutto quelli contenenti ammoniaca o acidi, perché possono sviluppare gas tossici. La sicurezza nasce dal rispetto delle proporzioni: una dose eccessiva non disinfetta di più, ma rovina pavimenti, piastrelle e superfici verniciate.

Gli esperti del Ministero sottolineano inoltre che la candeggina perde efficacia se esposta alla luce o conservata troppo a lungo. Deve essere utilizzata entro pochi mesi dall’apertura e tenuta in un luogo fresco e buio. Prima di procedere con la disinfezione, le superfici devono essere pulite con un normale detergente, perché lo sporco e i residui organici riducono il potere del cloro. Solo dopo aver asciugato bene si può passare la soluzione diluita, lasciandola agire per almeno 10 minuti prima di risciacquare.

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Quando usarla e come non danneggiare la casa

La candeggina non va impiegata su legno, metalli delicati, tessuti colorati o superfici trattate, perché può scolorire e corrodere. In questi casi, è preferibile optare per disinfettanti a base di alcol o prodotti specifici con formulazioni più delicate. In bagno, cucina e aree di passaggio resta invece uno dei mezzi più efficaci per eliminare batteri e muffe, a patto di rispettare dosi e tempi. Una concentrazione minima ben calibrata è sufficiente per igienizzare senza rischi.

Usare la candeggina con attenzione significa proteggere la salute e prolungare la vita delle superfici di casa. Le linee guida ministeriali ribadiscono che non serve eccedere: l’efficacia non aumenta con la quantità, ma con la precisione. Bastano pochi minuti e la giusta diluizione per ottenere una disinfezione completa e sicura, senza odori persistenti né danni ai materiali. In definitiva, la candeggina è un alleato potente, ma solo se dosata come un farmaco: con misura, consapevolezza e rispetto delle indicazioni ufficiali.