Napoli Giudiziaria in Allarme: La Camorra si Adatta, il Cybercrime Esplode, la Giustizia sotto Pressione
Alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, i vertici della giustizia partenopea hanno presentato un’inquietante panoramica sullo stato della criminalità e sulle sfide che il sistema giudiziario si trova ad affrontare. Il Presidente della Corte d’Appello, Giuseppe De Carolis, e il Procuratore Generale, Luigi Riello, affiancati dall’Avvocato Generale Antonio Gialanella e dal Vicario della Corte Eugenio Forgillo, hanno illustrato alla stampa le dinamiche nel Distretto, che comprende i tribunali di Napoli, Napoli Nord, Caserta, Avellino, Santa Maria Capua Vetere e Benevento.
Una relazione del Questore di Napoli ha evidenziato come le attuali manifestazioni criminali nell’area metropolitana e provinciale siano “profondamente influenzate dalla persistente e radicata presenza della camorra, la quale mira a controllare ogni aspetto delle attività illecite”. L’azione giudiziaria, pur avendo indebolito i clan storici, ha innescato “azioni di fuoco simboliche” da parte di gruppi minori desiderosi di affermarsi. Mentre i clan storici del centro città tendono a evitare scontri diretti, preferendo “accumulare ricchezze attraverso estorsioni ai danni dei gruppi più piccoli”, quelli della provincia mostrano maggiore compattezza. Il Procuratore Generale Riello ha messo in guardia sulla prontezza della criminalità organizzata a “spartirsi la torta” in un contesto di gravi crisi economiche e numerosi fallimenti aziendali. Questo scenario rischia di acuire l’infiltrazione mafiosa nel tessuto commerciale e industriale, con la pericolosa prospettiva di un “welfare della camorra”. La Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) è estremamente vigile, ma si rende necessaria una strategia di contrasto sempre più sofisticata e meno orientata alla violenza, soprattutto in vista della distribuzione dei fondi di ripresa. La pandemia e il lockdown hanno costretto le organizzazioni criminali a una riorganizzazione forzata per preservare i propri affari. Hanno così esteso i loro interessi alla commercializzazione di dispositivi di protezione, in particolare mascherine, vendendole non solo a farmacie e negozi ma persino a strutture ospedaliere campane. Il Presidente De Carolis ha chiarito che, se da un lato il riciclaggio e il reinvestimento di denaro sporco sono stati ostacolati dalla chiusura dei settori turistico, della ristorazione e dell’abbigliamento, dall’altro la vendita massiva di mascherine, anche agli ospedali, ha rappresentato una nuova e redditizia fonte di guadagno e riciclaggio.
Parallelamente, il periodo del lockdown ha coinciso con un’esplosione dei reati informatici. Benevento ha registrato un allarmante aumento del 60%, con 813 denunce. Ad Avellino si contano 1.670 casi segnalati, mentre Caserta ha visto 2.863 episodi.
Analizzando l’andamento complessivo della criminalità, il Procuratore Generale Riello ha segnalato una “notevole diminuzione dei fatti commessi”, pari al 18,15% nella provincia di Napoli, passando da 130.306 casi nel 2019 a 106.653 nel 2020. Si è registrata una contrazione degli omicidi volontari (anche di matrice mafiosa), omicidi colposi, lesioni, violenze sessuali, furti, rapine e spaccio di stupefacenti. Tuttavia, in questo medesimo periodo, sono emerse notizie di un incremento di violenze domestiche, usura ed estorsioni, con l’avvertenza che “non tutto ciò che accade viene denunciato”, suggerendo un sommerso significativo.
Nonostante la riduzione dei reati, i processi non diminuiscono, anzi. Riello ha lamentato che la nuova legge non è ancora entrata in vigore e che il “nodo fondamentale” della riforma strutturale del diritto penale non viene mai affrontato, sottolineando come il “processo accusatorio sia stato malamente copiato”, risultando in un primo grado eccessivamente lungo e garantista, con un insufficiente ricorso ai riti alternativi. Una criticità maggiore riguarda i tempi della giustizia: quasi un processo su due presso la Corte d’Appello si conclude con la prescrizione. Il Presidente De Carolis ha rivelato che 3.626 procedimenti penali d’appello (il 39,6%) sono stati archiviati per estinzione del reato a causa della prescrizione. Anche in altri uffici del Distretto i dati sono preoccupanti, seppur con percentuali inferiori: 4,9% per il dibattito collegiale, 9,6% per quello monocratico, 4,4% per le sezioni Gip-Gup e 2,4% per le Procure della Repubblica. Il settore penale ha subito in modo particolare gli effetti della pandemia, incontrando difficoltà significative nella celebrazione dei processi. Nonostante la Corte sia riuscita a contenere la riduzione delle definizioni al 4% (8.956 procedimenti conclusi), l’afflusso di 12.604 nuovi procedimenti ha fatto aumentare la pendenza del 6%, da 52.215 a 55.409.
Anche se i procedimenti e i reati a carico dei minorenni hanno mostrato una diminuzione, il Procuratore Generale Riello ha sottolineato che “la questione giovanile nel nostro territorio non è affatto risolta”. Ha lamentato la scarsità di interventi per il recupero e la riqualificazione sociale dei giovani negli ultimi anni. A titolo esemplificativo, ha citato due episodi: nel gennaio 2020, durante i fuochi di Sant’Antonio, si verificarono “momenti di vera e propria guerriglia urbana” con minori che attaccarono le forze dell’ordine con uova e oggetti; qualche mese dopo, un gruppo di ragazzi assaltò con lanci di sassi una pattuglia di Carabinieri intenti a un controllo per violazione delle norme anti-Covid. Secondo Riello, “questa indifferenza ai rigori della legge e questo odio nei confronti dei rappresentanti dello Stato sono significativi”, come lo è l’incremento delle associazioni camorristiche che coinvolgono minori, passate da 10 a 12, indicando un aumento nell’utilizzo dei giovani da parte della criminalità organizzata.
Un fenomeno che preoccupa la Procura di Napoli, e che ha meritato una segnalazione ai vertici del Distretto, è quello delle “dissociazioni” di boss e affiliati della camorra “che non meriterebbero sconti di pena”. Il Procuratore Generale ha descritto il caso “singolare del clan Moccia”, attivo nei comuni di Afragola e Casoria, a nord di Napoli. Qui, numerosi esponenti si “dissociano” senza tuttavia collaborare attivamente con la giustizia, limitandosi a dichiararsi dissociati. Questa formula porta a riduzioni di pena che Riello considera “inopportune”. Si è persino registrato un caso in cui la camorra ha agito “legalmente” contro giornalisti, magistrati, forze dell’ordine, testimoni e pentiti che li accusavano di essere camorristi, rivelando una nuova dimensione della protervia criminale.
Nonostante le difficoltà generali, la Corte d’Assise d’Appello ha registrato un dato positivo, definendo 97 procedimenti (contro i 43 di Roma e 52 di Milano) e riducendo le pendenze da 217 a 204. Tuttavia, questo numero rimane “molto alto e senza uguali nel resto del Paese”, considerando che Roma e Milano hanno rispettivamente solo 25 e 37 processi pendenti. Al contrario, la sezione Minorenni della Corte d’Appello ha visto un aumento delle pendenze, passando da 63 a 88 procedimenti penali.
