Cusano Mutri e Durazzano: Arresti Domiciliari per il Dirigente dell’Urbanistica, Accusato di Favoritismi e Falsità

Cusano Mutri e Durazzano: Arresti Domiciliari per il Dirigente dell’Urbanistica, Accusato di Favoritismi e Falsità

Oggi, a seguito di un’approfondita inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica di Benevento, i Carabinieri, congiuntamente al Nucleo Investigativo del Comando Provinciale e al NIPAF del Gruppo Forestale di Benevento, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare. L’ingegner Nicola Russo, quarantanovenne di Apollosa, in qualità di responsabile dell’area tecnica per l’urbanistica e i lavori pubblici dei comuni di Cusano Mutri e Durazzano, è stato posto agli arresti domiciliari. Il provvedimento, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Benevento, scaturisce da gravi indizi di colpevolezza relativi a reati di abuso d’ufficio, falsità ideologica e materiale, commessi in concorso.

L’attività investigativa, supportata anche da accertamenti tecnici, ha svelato una presunta gestione arbitraria e quasi “privatistica” degli affari pubblici da parte del funzionario. Sono state documentate molteplici condotte in aperta violazione delle normative sugli appalti, sui contratti pubblici e sull’edilizia. Tali azioni sarebbero state finalizzate a perseguire un interesse personale o di terzi, in netto contrasto con il bene comune, attuando favoritismi intenzionali e garantendo benefici illeciti a individui e imprese selezionate.

Uno dei casi contestati riguarda l’affidamento dei servizi di gestione e manutenzione dei depuratori comunali di Cusano Mutri. Già a un mese dal suo insediamento all’Ufficio Tecnico, il responsabile avrebbe agito in spregio ai principi di efficienza e imparzialità della pubblica amministrazione. Avrebbe garantito un profitto ingiusto al rappresentante legale di una cooperativa di servizi ambientali con sede a San Giorgio del Sannio (BN), affidando direttamente l’incarico e ignorando un’offerta economicamente più vantaggiosa presentata da un’altra azienda. Per eludere le obbligatorie procedure di gara, avrebbe frammentato astutamente un appalto iniziale del valore di 75.000,00 euro più IVA, in violazione dell’articolo 125, comma 13 del D. Lgs. 163/2006. In assenza di una giustificazione plausibile, sarebbe stato approvato un nuovo capitolato speciale di durata annuale, con un corrispettivo di 25.000,00 euro annui. Il servizio di gestione dei depuratori è stato poi conferito alla suddetta cooperativa e, in seguito, prorogato illecitamente per ulteriori due anni.

Un altro episodio di abuso d’ufficio è stato riscontrato in relazione all’appalto per la “Progettazione, realizzazione e gestione in concessione dell’impianto di distribuzione del gas naturale”, aggiudicato nel 2016 per un valore di 8.140.000,00 euro. In questo frangente, il funzionario avrebbe agito in concorso con l’amministratore unico di una cooperativa di Pomigliano d’Arco (NA), la ditta appaltatrice, e con un imprenditore di Cusano Mutri, designato come subappaltatore. Le accuse includono l’aggiudicazione definitiva e la successiva stipula del contratto d’appalto senza la necessaria certificazione antimafia, prevista dall’articolo 83 commi 1 e 2 del D. Lgs. 159/2011, con il funzionario che avrebbe falsamente attestato la presenza di tale documento. Inoltre, in dispregio al bando e al disciplinare di gara, è stato formalizzato un contratto di subappalto con un imprenditore del luogo, il cui genitore era un assessore dell’Amministrazione Comunale, il quale aveva precedentemente approvato il progetto esecutivo del Project Financing in questione.

L’inchiesta ha infine portato alla luce numerose altre irregolarità, concentrate in particolare nel settore edilizio. Il responsabile dell’area tecnica-lavori pubblici di entrambi i comuni avrebbe emesso svariati titoli autorizzativi illegittimi, basandosi su atti istruttori ideologicamente falsi, essenziali per la concessione dei permessi. Più dettagliatamente, si è scoperto che il funzionario avrebbe concesso permessi di costruire per nuove edificazioni già ultimate anni prima, o sanatorie per abusi edilizi di fatto non regolarizzabili. Ciò sarebbe avvenuto sia omettendo una dovuta istruttoria per verificare l’autenticità dei documenti presentati, sia suggerendo ai richiedenti il contenuto, palesemente falso, delle dichiarazioni fornite da loro stessi e dai tecnici nei rispettivi elaborati. Questi documenti, preparati ad arte, miravano a creare un presupposto formale e legale per condonare le irregolarità. Questa condotta illecita avrebbe intenzionalmente procurato un indebito vantaggio patrimoniale a diversi proprietari di immobili, i quali saranno chiamati a rispondere anch’essi in concorso.