Il confronto è vitale: la democrazia non può permettersi il silenzio, un appello al Governo Draghi

Il confronto è vitale: la democrazia non può permettersi il silenzio, un appello al Governo Draghi

L’Agenzia Dire avanza una richiesta pressante: non solo la tempestiva nomina di uno staff esecutivo dedicato alla comunicazione, ma anche l’introduzione di incontri settimanali tra il Presidente del Consiglio e i giornalisti, sul modello statunitense o tedesco. Il fulcro di questa iniziativa risiede nella valorizzazione del ruolo dei giornalisti e nella peculiarità del nuovo Governo, sostenuto da un consenso quasi unanime tra le forze politiche.

Gli operatori dell’informazione dell’Agenzia Dire sollecitano con fermezza la rapida istituzione di un team di comunicazione governativa. Parallelamente, come avviene negli Stati Uniti e in Germania, chiedono l’organizzazione di briefing stampa regolari con il Presidente del Consiglio, il portavoce o delegati specifici, atti a rispondere alle domande, fornire dati e documenti ufficiali. Il nuovo esecutivo di Mario Draghi, dopo il giuramento, opera ora nella pienezza dei suoi poteri. È la prima volta che l’Italia si trova di fronte a una compagine governativa con un così ampio schieramento politico. Si tratta, innegabilmente, di una situazione eccezionale: il virus continua a colpire duramente, il bilancio delle vittime rimane elevato e la sfida si complica con l’emergere di nuove varianti. Il Premier Mario Draghi è percepito come una risorsa inestimabile, forse l’unica figura in grado di fungere da baluardo, mettendoci al riparo dagli “avvoltoi” della speculazione, pronti a depauperare ulteriormente il paese. La precedente maggioranza di Conte, spesso caratterizzata da frizioni interne, aveva mostrato i suoi limiti; la decisione è stata quindi quella di affidare il destino nazionale a mani più esperte, a chi ha sempre gestito ingenti risorse, navigando con successo tra sfide e vittorie.

Noi italiani ci consideriamo fortunati; pochi anni fa, i nostri “fratelli” greci, in preda a un grave dissesto economico, dovettero affrontare una Banca Centrale Europea e una Comunità di Stati che, con implacabile rigore, li posero sotto stretta tutela per recuperare il dovuto, senza alcuna concessione alla popolazione. Oggi, la pandemia di COVID-19 ha parificato le condizioni di tutti i paesi europei, facendo emergere un impellente senso di solidarietà e l’esigenza di unità. Fino a poco tempo fa, nutrivo la speranza che questa tragedia quotidiana ci avrebbe resi migliori; oggi, tuttavia, i dubbi affiorano, alimentati da una diffusa rabbia, giustificata dall’emergenza e da troppi ritardi. La maggior parte delle persone anela a un ritorno alla normalità pre-pandemica, un desiderio profondamente umano. Spetta alla classe dirigente e a questo governo di “salvezza nazionale” il compito di guidare la società, promuovendo scelte innovative e stili di vita incentrati sulla cura del nostro ambiente.

E qui entra in gioco il nostro ruolo di giornalisti. Come dobbiamo affrontare questa nuova congiuntura politica? I rischi sono ben noti: vi sono interessi significativi in gioco, molteplici criticità e un’ampia “fame” di risposte, il che potrebbe facilmente indurre a facili consensi e applausi da ogni parte. Ma noi siamo giornalisti, e il nostro dovere primario è la costante ricerca della verità, la quale, come affermava il nostro collega Don Primo Mazzolari, non è mai neutrale e spesso può recare disturbo a qualcuno. È vero che quando ci sono interessi e grandi somme di denaro in ballo, e mercati da controllare, il silenzio può valere oro. Ma ora, oltre alle questioni economiche, è in gioco la nostra democrazia, che non si nutre di silenzi ma di confronto, dibattito e persino della dialettica tra parti contrapposte. Auspico che, superato l’idillio iniziale, nessuno interpreti il silenzio come una caratteristica distintiva del nuovo Esecutivo.

Per questo motivo, avanzo una proposta concreta: che il Capo del Governo nomini immediatamente uno staff responsabile delle relazioni con la stampa. Inoltre, data l’eccezionalità di questo esecutivo, che si introduca settimanalmente, come accade negli Stati Uniti o in Germania, un incontro con i giornalisti per rispondere alle loro domande e fornire dati e documenti ufficiali. Qualora il Premier non potesse partecipare, un ministro o un delegato dovrebbe essere incaricato di rispondere in modo autorevole alle domande dei cronisti su specifici provvedimenti.

Per noi giornalisti, si presenta un compito ulteriore: non lasciamoci travolgere dal chiacchiericcio o dalla sterile ripetizione di parole. Anche noi dobbiamo immergerci anima e corpo in questa fase straordinaria, per rafforzare la nostra autorevolezza e l’efficacia del nostro servizio ai cittadini. Abbiamo constatato che proprio nei momenti di difficoltà i cittadini cercano e necessitano di essere informati. Sarà necessario uno slancio, una forza di volontà davvero notevole. Anche per noi giornalisti, la campana ha suonato: “Se non ora, quando?”. Come giornalisti dell’Agenzia Dire, ci siamo confrontati e abbiamo deciso di metterci in gioco. Chi accetta la sfida?