Nessuna valutazione dei rischi inerenti l’operazione di installazione dei gruppi elettrogeni, nessuna istruzione sui pericoli dell’immissione sulla rete elettrica interrotta da parte di terzi attraverso generatori privati collegati al contatore, che è risultata fatale. Sono pesanti le lacune e le violazioni delle norme per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro contestate a tre responsabili dell’Enel dalla Procura di Benevento con la chiusura delle indagini preliminari del procedimento penale per l’ennesima morte bianca, quella di Adriano Tatavitto, l’operaio di Circello deceduto a soli 38 anni in seguito all’incidente successo a Benevento il 16 ottobre 2015: dopo quasi tre anni di attesa, intravvedono finalmente un barlume di luce i familiari della vittima – che ha lasciato anche due figli piccoli -, i quali, per ottenere verità e giustizia, attraverso il consulente personale Armando Zamparo, si sono affidati a Studio 3A, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini. Il Gup del Tribunale di Benevento, dott. Flavio Cusani, ha infatti fissato per il 20 giugno, alle 9.30, presso il locale palazzo di Giustizia, l’udienza preliminare in relazione alla richiesta di rinvio a giudizio dei tre funzionari dell’azienda presentata dal Pubblico Ministero titolare de fascicolo aperto subito dopo il tragico infortunio, la dott.ssa Miriam Lapalorcia.
Quel maledetto giorno Tatavitto, operaio specializzato ed esperto, stava effettuando un intervento in contrada Acquafredda, nei pressi della zona industriale di Ponte Valentino, resosi necessario per l’interruzione di una linea di media tensione da 20mila Volt in seguito agli eventi alluvionali della notte tra il 14 e il 15 ottobre. L’addetto operava su un palo cabina per il ripristino della linea elettrica mediante l’installazione di un gruppo elettrogeno provvisorio quand’è rimasto folgorato da una violenta scarica, restando esanime sulla scala su cui era salito: la perizia medico legale, affidata dalla Procura alla dott.ssa Monica Ponzo, ha confermato che la vittima è deceduta a causa della folgorazione. Una morte orrenda.
Finalmente, all’inizio di quest’anno, sulla base delle indagini condotte dai carabinieri di Benevento e dagli ispettori dello Spisal dell’Asl Beneventana, il Sostituto Procuratore ha chiesto l’emissione del decreto che dispone giudizio per tre dei cinque tra dirigenti e responsabili dell’azienda iscritti inizialmente nel registro degli indagati. Si tratta di C. S., 56 anni, di Albiolo (Como), in qualità di datore di lavoro Enel per l’Unità Produttiva Area Territoriale della Campania; V. R., 40 anni, di Volla (Napoli), in qualità di datore di lavoro delegato presso la sede di Enel Distribuzione di Avellino; A. G., 58 anni, di Campobasso, come datore di lavoro delegato presso la sede Enel Distribuzione di Benevento. Ai tre imputati si contestano i reati di omicidio colposo in concorso perché, si legge nella richiesta del Pm, “cooperando colposamente tra di loro, con negligenza, imprudenza e imperizia, nonché inosservanza delle norme in materia di prevenzione degli infortuni sul lavoro, cagionavano la morte per folgorazione di Tatavitto Adriano, nel mentre questi prestava attività lavorativa come operaio specializzato con funzione di preposto per ripristinare la linea elettrica interrotta mediante l’installazione di un gruppo elettrogeno provvisorio (…)”.
Le violazioni riguardano svariati articoli del Testo Unico per la sicurezza e sul lavoro e si concentrano sulle operazioni per installare il gruppo elettrogeno, alla base della tragedia. In particolare, come puntualizza il provvedimento, V. R. “ometteva di garantire a Tatavitto un’adeguata e specifica specifica formazione ed un aggiornamento periodico in ordine ai propri compiti di preposto in materia di salute e sicurezza sul lavoro in rapporto alle condizioni di impiego del trasformatore energetico nonché un addestramento adeguato e specifico tale da consentirne l’utilizzo in sicurezza, ovvero aprire i due interruttori magnetotermici lato BT al fine di sezionare la rete a servizio delle utenze, nonché un’adeguata conoscenza sul rischio specifico che può essere causato dall’immissione sulla rete elettrica interrotta da parte di terze persone che, utilizzando gruppi elettrogeni privati per alimentare le proprie abitazioni collegandole al contatore, hanno immesso energia elettrica sulla rete Enel”. A. G., quindi, secondo il Pm “ometteva di fornire a Tatavitto dettagliate informazioni sui rischi specifici nell’ambiente in cui era destinato ad operare e sulle misure di prevenzione e di emergenza da adottare, in particolare omettendo di fornirgli le informazioni necessarie in relazione ai rischi che potevano essere causati da terze persone che si alimentavano in isola con gruppi elettrogeni privati dai quali poteva immettersi energia elettrica lungo la linea elettrica in cui doveva prestare la sua attività lavorativa”. C. S., infine “ometteva di eseguire una valutazione dei rischi in riferimento alle condizioni ed alle caratteristiche specifiche dell’installazione di un gruppo elettrogeno provvisorio; ed infatti nel paragrafo 2.2.1 riguardante le analisi delle attività lavorative di costruzione, demolizione, manutenzione ed esercizio dei posti di trasformazione su palo non si ha alcun riscontro di tale attività bensì all’attività complessi di misura energia elettrica, nel paragrafo 2.5.1. riguardante i criteri seguiti per la valutazione dei rischi connessi con gli impianti e le apparecchiature elettriche vi sono una serie di rimandi ad altre prescrizioni senza alcuna valutazione del rischio specifico inerente all’effettiva messa in sicurezza dell’impianto per dare il benestare a iniziare i lavori in caso elettrici, nonché ometteva di nominare il RSPP”, il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione.