Blitz Anti-Usura e Estorsione nel Beneventano: Cinque In Carcere e Dodici Indagati
Nelle prime ore di questa mattina, al culmine di complesse indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Benevento, la Squadra Mobile della Questura di Benevento, con il supporto operativo del Reparto Prevenzione Crimine Campania, dei Cinofili e del Reparto Volo di Napoli, e la collaborazione del Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Benevento per le specifiche competenze, ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il provvedimento, emesso dall’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari di Benevento, ha riguardato cinque individui gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di usura, estorsione e violenza privata.
Le vittime di tali condotte sono stati numerosi imprenditori locali che, a partire dal 2013, erano costretti a versare somme di denaro e utilità indebite, con oneri economici divenuti ormai insostenibili. I soggetti condotti in carcere sono stati identificati come Vincenzo Collarile, 62 anni; Ivano Nizza, 47 anni; Cosimo Parrella; Pasqualino Parrella, 42 anni; e Armando Piscopo, 45 anni. Le investigazioni si estendono inoltre ad altre nove persone, di cui sei residenti a Benevento, due a Torrecuso e una a Montesarchio.
Parallelamente, il G.I.P. ha ravvisato solidi elementi per contestare il reato di favoreggiamento personale a dieci imprenditori della provincia di Benevento, anch’essi vittime dell’usura. Questi ultimi, nel corso delle sommarie informazioni testimoniali rese durante le indagini, avrebbero negato l’esistenza di legami debitori, anche di natura usuraria, con gli attuali indagati, in chiara contraddizione con le evidenze investigative raccolte.
L’adozione della misura cautelare è l’epilogo di una complessa e capillare attività investigativa, avviata nel marzo 2019. Questa ha preso le mosse da una serie di denunce, sostenute anche dall’intervento di associazioni antiusura e antiracket locali, presentate da imprenditori operanti principalmente nel settore della ristorazione. Le vittime avevano descritto rapporti usurari di lunga data con gli indagati, molti dei quali già noti alle forze dell’ordine per precedenti analoghi. Tali racconti hanno trovato ampie conferme in elementi probatori significativi, emersi anche dall’attività tecnica condotta dalla polizia giudiziaria.
In particolare, le conversazioni intercettate tra indagati e vittime si sono rivelate inequivocabili, attestando sia l’erogazione di prestiti a tassi esorbitanti che esplicite minacce volte a ottenere il versamento di somme non dovute. Gli interessi applicati, accertati per il periodo 2009-2019, oscillavano tra il 120% e il 240% annuo, intrappolando le vittime in un circolo vizioso di ricatti e debiti insormontabili. Questa spirale criminale è culminata in un caso con la cessione forzata di parte della gestione aziendale a uno degli indagati.
Gli arrestati, con un modus operandi reiterato e aggressivo, non esitavano a minacciare gravi violenze fisiche e a danneggiare beni delle vittime considerate morose. L’obiettivo non era solo l’ottenimento del profitto illecito, ma anche quello di intimidire le vittime affinché non denunciassero, non collaborassero con le forze dell’ordine o, addirittura, ritrattassero eventuali dichiarazioni accusatorie. L’efficacia di queste intimidazioni è stata tale che dieci imprenditori, nonostante le inequivocabili prove in mano agli investigatori sulla loro condizione di vittime, hanno scelto di negare i fatti.
Questa operazione odierna sottolinea con forza l’importanza e l’efficacia della collaborazione da parte delle vittime che decidono di denunciare reati come usura ed estorsione, trovando supporto anche nelle associazioni antiracket. Evidenzia, inoltre, l’impegno costante delle forze di polizia della provincia di Benevento, operanti in piena sinergia con la Procura, nel contrasto alla criminalità economica e predatoria, riuscendo a interrompere queste attività illecite con gli arresti eseguiti. Tuttavia, non si può ignorare che gli eventi attuali rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno criminale più ampio e diffuso, sia nel capoluogo che in provincia, che fatica a venire alla luce. Tale realtà merita senz’altro una crescente attenzione da parte degli organi investigativi, specialmente in un periodo storico segnato da una grave crisi di liquidità per gli imprenditori a seguito della pandemia e dalla difficoltà di accedere al credito tramite canali leciti.
