Calitri: Zio a Giudizio per la Morte del Piccolo Ivan Marino, 8 Anni, in Tragico Incidente
A distanza di oltre tre anni dal tragico evento che ha scosso la comunità di Calitri (Avellino), è stata avanzata la richiesta di rinvio a giudizio per Donato Marino, 42 anni, zio del piccolo Ivan Marino, il bambino di 8 anni che perse la vita in un devastante sinistro stradale. L’uomo è accusato di omicidio stradale aggravato, con l’ulteriore aggravante di aver causato lesioni gravissime al fratello Gianfranco, 43 anni, padre del bambino. Dopo quasi sei mesi di sofferenze atroci, Ivan Marino, di Calitri (Avellino), aveva infatti cessato di vivere, lasciando il padre Gianfranco in condizioni critiche.
La drammatica vicenda, che avrebbe potuto concludersi senza l’individuazione di responsabili, ha visto l’intervento decisivo di Studio3A-Valore S.p.A., che, opponendosi con determinazione alla richiesta di archiviazione iniziale, ha ottenuto la riapertura delle indagini, fornendo un contributo fondamentale per fare luce sulla verità e garantire giustizia. A seguito di tali approfondimenti, il Pubblico Ministero della Procura di Foggia, dott. Giuseppe Murano, ha richiesto il processo per Donato Marino, conducente dell’auto uscita di strada. Accogliendo questa richiesta, il Gup del Tribunale foggiano, dott. Antonio Sicuranza, ha fissato per il 31 maggio 2021, alle ore 10, presso il palazzo di giustizia di viale I Maggio, l’udienza preliminare.
Il tragico incidente si verificò il 21 gennaio 2018 ad Ascoli Satriano (FG), in località Borgo Libertà. Questo evento si aggiunse a un grave lutto che aveva già colpito la famiglia Marino nelle stesse ore: la scomparsa della nonna di Ivan, anch’essa di Calitri, madre di Gianfranco e Donato. Quest’ultimo, alle 20.30 di quella sera, si mise in viaggio con la sua attuale compagna a bordo di una Volkswagen Golf di proprietà di quest’ultima, partendo da Calitri in direzione della stazione di Foggia. L’obiettivo era prelevare l’ex moglie e sua figlia per i funerali imminenti. Donato chiese al fratello Gianfranco di accompagnarlo, e il padre acconsentì, portando con sé anche il figlio Ivan, all’epoca di 7 anni (avrebbe compiuto 8 anni il 24 febbraio successivo).
Una decisione che si rivelò fatale. Il conducente imboccò la Strada Provinciale 95 in direzione Candela-Cerignola, una via “interdetta al traffico, in violazione delle norme del codice della strada che ne impedivano l’uso”, come evidenziato nella richiesta del Sostituto Procuratore. Tuttavia, l’accusa più grave mossa a Donato Marino è di aver, a un certo punto, “perso il controllo della macchina che fuoriusciva nella sede stradale finendo la sua corsa in un terreno attiguo”, dopo essersi capovolta più volte.
La scena presentatasi ai primi soccorritori fu terrificante: le conseguenze più gravi colpirono Ivan e il papà, passeggeri seduti sul lato destro del veicolo, rispettivamente nel sedile posteriore e anteriore. Entrambi furono trasportati d’urgenza, in condizioni disperate e con prognosi riservata, al Pronto Soccorso degli “Ospedali Riuniti” di Foggia. Ivan sembrò inizialmente riprendersi, ma le sue condizioni peggiorarono progressivamente, e l’11 luglio 2018 spirò. La dott.ssa Raffaella Bisceglie e il dott. Antonello Giuliani, consulenti tecnici della Procura incaricati della perizia autoptica sul corpicino del bambino, hanno concluso che il “decesso fu dovuto a shock settico in ernia diaframmatica post-traumatica (il piccolo aveva riportato, tra le tante lesioni, la frattura del femore, lacerazioni e contusioni polmonari ed epatiche) e in indissolubile nesso causale con l’incidente”. La perizia ha inoltre escluso qualsiasi responsabilità da parte dei medici che lo ebbero in cura durante il suo lungo calvario negli ospedali di Foggia, Potenza e infine al Pausillon di Napoli.
Il padre Gianfranco è sopravvissuto, ma il suo dolore immenso per la perdita del figlio si è sommato a un grave bilancio fisico: ha trascorso 40 giorni in Rianimazione, di cui 21 in coma, a causa di un trauma cranico e un ematoma subdurale che lo hanno tenuto in bilico tra la vita e la morte. Ha poi affrontato mesi in una struttura riabilitativa a Sant’Angelo dei Lombardi per le numerose fratture agli arti, alle costole e cervicali, e gli è residuata un’invalidità permanente di almeno il 50%. Oggi cammina con difficoltà e non può più svolgere il suo lavoro di autotrasportatore.
Inizialmente, la Procura di Foggia, attraverso il dott. Giuseppe Murano, aveva aperto un procedimento penale per lesioni stradali gravi, ma contro ignoti. I carabinieri di Ascoli Satriano, giunti per i rilievi, non avevano trovato nessuno nel veicolo, poiché i feriti erano già stati trasportati in ospedale. Il conducente, Donato Marino, sentito nell’immediatezza in ospedale, aveva dichiarato di non ricordare nulla del sinistro. La sua compagna, l’unica uscita quasi illesa dall’auto, aveva invece subito riferito ai militari che al volante c’era Donato Marino. Nonostante ciò, e altri elementi a suo carico, il magistrato non li ritenne inizialmente sufficienti. Il fascicolo non fu nemmeno aperto per “omicidio stradale”. Una settimana prima della morte di Ivan, il Sostituto Procuratore aveva addirittura formulato la richiesta di archiviazione, ritenendo “ignoti gli autori del reato e non apparendo esperibili utilmente altre attività”.
A quel punto, i congiunti della vittima, desiderosi di assistenza legale e di fare piena luce sui fatti, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., una società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, con l’assistenza dei consulenti legali Luigi Cisonna e Sabino De Benedictis, e dell’avvocato Aldo Fornari, del Foro di Bari. Fu subito presentata un’articolata opposizione alla richiesta di archiviazione, discussa nell’udienza del 13 marzo 2019 dinanzi al Giudice per le Indagini Preliminari, dott. Armando Dello Iacovo. Il GIP accolse le istanze dei patrocinatori dei familiari del piccolo, restituendo il fascicolo al Pubblico Ministero e disponendo la prosecuzione delle indagini, perché la morte di un bambino di 8 anni non poteva e non doveva restare impunita.
Questa integrazione istruttoria ha prodotto i suoi frutti, portando alla definizione delle responsabilità e alla richiesta del processo per Donato Marino. Da questo processo, il papà, la mamma e i fratelli di Ivan si aspettano una ricostruzione puntuale dell’intera, tragica catena di eventi di quella serata, e di ottenere finalmente dai giudici una risposta al loro legittimo desiderio di giustizia.
