L’Eliporto di Pianodardine: Da Visione di Sviluppo a Parcheggio di Bus, Il Sintomo di una Politica Distratta
In data odierna, ho formalmente presentato un’interrogazione al Presidente della Giunta Regionale Campana. Oggetto dell’istanza è il trasferimento della sezione aziendale del consorzio ASI, concernente la piattaforma eliportuale di Pianodardine, a favore di Air Autoservizi Irpini. Tale decisione, maturata dal vertice del consorzio ASI in chiusura di mandato, appare giustificata negli atti di supporto in modo piuttosto vago e generico.
Sorprendentemente, le motivazioni addotte per questa alienazione ricalcano fedelmente le medesime ragioni che, decenni or sono, avevano legittimato la costruzione dell’infrastruttura stessa. All’epoca, il finanziamento dell’eliporto all’ASI si basava su due pilastri fondamentali: la sua posizione cruciale, crocevia di vie di comunicazione nazionali, regionali e locali di grande rilevanza (Autostrada, Ofantina, e l’attuale Bonatti), e l’urgenza di sostenere la crescita e le opportunità di progresso per il polo industriale del capoluogo. Oggi, quelle direttrici viarie persistono immutate, mentre l’atteso sviluppo industriale, purtroppo, sembra non essersi mai concretizzato.
Paradossalmente, l’area è ora destinata a fungere da deposito per gli autobus di Air (a meno che non si preveda un’espansione futura di Air nel settore dell’elitrasporto, ironia a parte!), in netto contrasto con la vicina città ospedaliera, distante appena un chilometro in linea d’aria, la quale è priva di una propria elisuperficie. Ciò costringe le eliambulanze ad atterrare presso lo stadio Partenio o il campo CONI.
In questo contesto di imminente rinnovo delle cariche apicali dell’ASI, il dibattito si è concentrato esclusivamente sulle “poltrone” – quelle del direttore generale e del presidente – trascurando completamente ogni discussione sulle strategie di sviluppo, nonostante l’ampia disponibilità di risorse pubbliche provenienti dai fondi del Recovery Plan. La vendita dell’eliporto rappresenta la punta dell’iceberg di una serie di manovre finanziarie retroattive, volte a occultare le gravi inefficienze gestionali pregresse. Esempi lampanti includono il concordato fallimentare del CGS e l’intervento di Asidep, la quale ora valuta la possibilità di quotare parte del suo capitale sul mercato.
Un’entità pubblica ha il dovere di amministrare con diligenza i propri beni e di massimizzarne il rendimento. In caso contrario, i responsabili dovrebbero rimettere il proprio mandato. Come è possibile concepire una politica autenticamente orientata al bene comune del territorio se le fazioni politiche (o segmenti di esse, siano essi legati a correnti come quella demitiana o decariana, o altre espressioni di ‘varia umanità’) sono unicamente preoccupate della spartizione delle cariche? La sceneggiata politica e i suoi attori, purtroppo, rimangono invariati. Auspico vivamente che sindaci e rappresentanti delle forze sociali possano avviare una seria riflessione in occasione dell’assemblea che, non a caso, è stata indetta proprio all’interno dell’hangar dell’ex eliporto.
