L’Indomito Ciriaco De Mita: Novanta Anni di Politica e Paradox

L’Indomito Ciriaco De Mita: Novanta Anni di Politica e Paradox

Ciriaco De Mita, figura storica della politica italiana, celebra oggi il suo novantesimo compleanno. Malgrado il tempo, l’ex segretario della Democrazia Cristiana esibisce una lucidità mentale notevole e ammirevole. La sua traiettoria è stata singolare: da statista che dialogava con le potenze mondiali a capo di un piccolo municipio irpino, e da guida del principale partito nazionale a punto di riferimento di un movimento politico dalla risonanza ben più che locale. Superficialmente, si potrebbe interpretare questa costanza come una semplice sete di potere, persino mentre la sua influenza si ridimensiona. Tuttavia, un tale giudizio sarebbe affrettato e ingiusto, poiché la personalità di De Mita è complessa, forse divisa tra due anime distinte.

In lui convivono l’erudito e l’analista della storia politica, rinomato per la sua arguzia e profondità di pensiero, e l’implacabile tessitore di trame politiche, mosso dall’obiettivo di preservare la propria egemonia, senza esitazioni nel neutralizzare gli oppositori. Da un lato, emerge il discepolo prediletto di Aldo Moro e l’antagonista di Bettino Craxi; dall’altro, si rivela il maestro di manovre tattiche, capace di stringere o dissolvere intese in base alla convenienza del momento, nutrendo l’ambizione celata di ricostituire la Democrazia Cristiana.

Come da tradizione, il 2 febbraio la sua residenza a Nusco diventerà un ininterrotto centro di afflusso per i numerosi seguaci che gli sono rimasti leali. Giungeranno anche chiamate dagli amici della capitale e da cronisti in cerca non solo di congratulazioni, ma anche di preziose chiavi di lettura per comprendere la complessa congiuntura politica attuale.

Merita un’attenta disamina la relazione tra De Mita e la sua provincia natale, Avellino. Dal 1982 al 1989, anni cruciali del dopoterremoto, egli ha ricoperto il ruolo di segretario della DC e, per un periodo, anche quello di Presidente del Consiglio. È indiscutibile il suo ruolo nell’attrazione di ingenti fondi per la ricostruzione, nella creazione di poli industriali come la FMA a Pratola Serra, e nel garantire opportunità lavorative dirette nella pubblica amministrazione, oltre a favorire l’ascesa di numerosi individui ai più alti ranghi dello Stato. Tuttavia, questa onnipresente influenza ha comportato un costo, che il territorio avellinese sembra ancora sostenere. La massima “Non si muove foglia che De Mita non voglia” illustra eloquentemente la sua capacità di controllo.

Un esempio lampante si ebbe circa dieci anni fa: nel 2008, l’allora segretario del neonato Partito Democratico, invocando la necessità di rinnovamento, optò per non riproporre la candidatura del carismatico leader di Nusco alle elezioni politiche. De Mita reagì con fermezza, abbandonando il PD e candidandosi con l’UDC, parte dell’allora coalizione di centro-destra, senza però ottenere un seggio alla Camera. L’anno seguente, perseverando, conquistò un posto al Parlamento Europeo. Contestualmente, in Irpinia si allineò nuovamente al centro-destra, spianando la strada all’elezione di Cosimo Sibilia di Forza Italia a presidente della provincia, con il nipote Giuseppe come suo vice. Una mossa che relegò il PD e il centro-sinistra locale all’opposizione.

La stessa logica strategica fu applicata in Campania l’anno seguente: appoggiò Stefano Caldoro del centro-destra, e il nipote assunse la carica di suo vice. Nel 2013, sfruttando una nuova legge elettorale che permetteva al partito centrista di De Mita di correre autonomamente, il decano di Nusco riuscì a garantire al nipote un seggio parlamentare. Il 2015 segnò un’ulteriore svolta inattesa. All’ultimo istante, De Mita scelse di sostenere Enzo De Luca per la presidenza della Regione Campania, contrapponendosi all’ex alleato Caldoro. Le elezioni videro la prevedibile vittoria dell’ex sindaco di Salerno. Successivamente, in occasione del referendum costituzionale, Ciriaco De Mita si affermò come uno dei più accaniti detrattori di Matteo Renzi. Eppure, a distanza di poco più di un anno, nel collegio dell’Alta Irpinia, per il centro-sinistra, chi fu designato come candidato? Giuseppe De Mita, con la sorprendente benedizione dello stesso Matteo Renzi. Contemporaneamente, i dirigenti del PD irpino che avevano osato opporsi a De Mita si trovarono politicamente emarginati. Tale è la complessa e camaleontica essenza di Ciriaco De Mita.