Valle Caudina: L’utopia di Katalì e la drammatica odissea dei trasporti EAV

Valle Caudina: L’utopia di Katalì e la drammatica odissea dei trasporti EAV

Un’antica e amata melodia dello Zecchino d’Oro dipingeva l’immagine di Katalì, un cammello quasi magico: un “turbo a quattro zampe” efficiente, mosso da energia solare, capace di velocità e con consumi sorprendentemente contenuti. Era la quintessenza dell’efficienza e dell’affidabilità. Ma nel “mondo incantato” del pendolarismo offerto da EAV, l’energia che abbiamo sperimentato è stata unicamente quella della nostra lotta incessante, e l’unica “velocità” percepita è stata la rapidità con cui si è consumata la narrazione di promesse mai mantenute e di progetti mai realizzati.

Ci troviamo ormai giunti al ventunesimo capitolo di un’odissea infinita e vergognosa sulla linea ferroviaria Benevento-Napoli. Ogni giorno, la già estenuante percorrenza si allunga di ulteriori minuti, aggiungendo ulteriore afflizione a un viaggio che supera già ampiamente le due ore, un’eternità insostenibile. Nuove imposizioni e limitazioni vengono continuamente introdotte, dimostrando che i responsabili, pur essendo a conoscenza delle problematiche e detenendo il potere di agire, hanno sistematicamente evitato qualsiasi intervento di rinnovamento, ammodernamento o attuazione di migliorie concrete.

È inaccettabile che si tenti di addossare la colpa al Covid per l’aggravarsi della situazione. La verità è che il virus non ha fatto altro che esacerbare una condizione già profondamente precaria e disfunzionale. Ciò che era già marcio alla radice, viziato da decisioni errate prese ai vertici, non potrà mai, per sua stessa natura, trasformarsi in un servizio di eccellenza, indipendentemente dalle circostanze esterne.

In qualsiasi contesto sociale, la condotta più elementare e saggia prevedrebbe, per chi si dimostra inadeguato al proprio ruolo, di farsi da parte e di affidare la gestione a chi possiede le competenze necessarie. Con la consueta, seppur faticosa, cordialità che da sempre caratterizza il nostro Comitato, ci rivolgiamo ai vertici dirigenziali e a chiunque sia coinvolto, esortandovi a ritirarvi dal campo, poiché è evidente che questa non è la vostra vocazione né la vostra expertise.

Se l’obiettivo finale è questo continuo degrado, o se proprio non si intravedono soluzioni, allora suggeriamo, con amara ironia, di chiudere definitivamente questa linea. Il punto di non ritorno è stato superato da tempo, il fondo è già stato raschiato, e l’unica alternativa che ci rimane per raggiungere le nostre destinazioni è, metaforicamente parlando, affidarci a cammelli o cavalli. Cedere la gestione di questo servizio a chiunque possa effettivamente migliorarlo sarebbe, forse per la prima volta, un gesto per cui potremmo sinceramente esservi grati.