SAPPE in Piazza a Roma: Protesta Contro il Ministero della Giustizia e l’Amministrazione Penitenziaria

Il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE) si prepara nuovamente a scendere in piazza per manifestare. Domani, martedì 22 giugno 2021, i membri del SAPPE si raduneranno a Roma, di fronte al Ministero della Giustizia, dalle ore 9 alle 13.
Il Segretario Generale Donato Capece ha chiarito le ragioni della protesta. La principale è esprimere “profondo disappunto e sconcerto” per la decisione della Ministra di costituirsi “parte civile” in un processo ordinario, che prenderà il via il prossimo 9 giugno. Questo procedimento riguarda i fatti accaduti nell’ottobre 2018 presso il carcere di San Gimignano, dove cinque agenti di Polizia Penitenziaria sono imputati. Il SAPPE sottolinea che il suo disaccordo, che rispecchia la “evidente preoccupazione di tutti i poliziotti penitenziari”, non è rivolto alla doverosa ricerca della verità attraverso un giusto processo. Piuttosto, l’opposizione è ferma contro una Ministra che, “anziché mantenere una posizione super partes, si schiera apertamente contro i propri uomini, i ‘servitori dello Stato'”, un atteggiamento che il sindacato percepisce come “irriverente” verso chi quotidianamente svolge il proprio dovere tra innumerevoli difficoltà.
La manifestazione servirà anche a rivolgere un accorato appello al Capo dell’Amministrazione Penitenziaria, Bernardo Petralia. Il SAPPE chiede “urgenti provvedimenti” a tutela dei “suoi” uomini, che quotidianamente, nelle carceri italiane, “sono vittime di aggressioni, umiliazioni, improperi, ferimenti, risse e colluttazioni per mano della frangia violenta dei detenuti”.
Capece prosegue, indirizzando una domanda diretta alla Ministra Cartabia: “Da che parte sta lo Stato?”. Si chiede se sia al fianco di coloro che “ogni giorno sacrificano le proprie famiglie, i propri affetti, le proprie passioni per assicurare, in condizioni talvolta disumane, lo svolgimento dei compiti istituzionali affidati”, o se invece si schieri “dalla parte di coloro i quali hanno commesso ogni genere di reato e hanno minato e minacciato la pacifica convivenza dei cittadini”. Il SAPPE si interroga, pertanto, “perché il Ministero della Giustizia non si costituisce parte civile contro i detenuti che aggrediscono e feriscono i poliziotti?”. I poliziotti penitenziari del SAPPE, domani, faranno sentire il loro “basta!” contro queste “mortificazioni morali e professionali” sotto le finestre del Guardasigilli, pronti a estendere la loro voce anche davanti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Parlamento.
Il SAPPE evidenzia inoltre altre “priorità urgenti” per la Giustizia, che vanno oltre la pur discussa riforma del CSM. Si invocano “nuove assunzioni” per la Polizia Penitenziaria, attualmente “sotto organico di 5mila unità”. “Cruciale e impellente”, conclude Capece, è l’introduzione di “un nuovo modello custodiale”. Il sindacato critica la “grave recrudescenza degli eventi critici nelle carceri”, che si è verificata proprio in concomitanza con l’introduzione diffusa della “vigilanza dinamica” e del “regime penitenziario aperto”. Questi modelli consentono ai detenuti “più ore al giorno di circolare liberamente nelle sezioni detentive”, con “controlli sporadici e occasionali” da parte della Polizia Penitenziaria. Per contrastare l’apatia e l’ozio nelle celle, i detenuti dovrebbero invece essere messi in condizione di lavorare, anche in attività socialmente utili a beneficio delle comunità territoriali, poiché “non è certo lasciandoli ore a far nulla nelle celle e nei corridoi delle sezioni che si favoriscono condizioni di trattamento e rieducazione come previsto dalla nostra Carta costituzionale”.