L’Eccellenza Sannita: Un Modello di Sviluppo e Rinnovamento

L’Eccellenza Sannita: Un Modello di Sviluppo e Rinnovamento

La costante dialettica tra l’amore per la propria terra e la spinta verso il successo economico ha storicamente rappresentato una sfida intrinseca, specialmente nel contesto del Mezzogiorno italiano. All’interno della nostra specifica realtà, e mi riferisco qui al Sannio – un’entità la cui profonda identità precede e trascende le più recenti demarcazioni provinciali – soltanto un numero limitato di famiglie ha saputo connettere in maniera esemplare la valorizzazione del patrimonio territoriale con la prosperità economica, l’arricchimento culturale, la diffusione del benessere e la promozione attiva della comunità.

Sarebbe essenziale che tutti noi ne conservassimo la memoria, ma purtroppo la nostra era, profondamente permeata dalla tecnologia, tende a una rapidità di oblio. La nostra capacità mnemonica assomiglia sempre più a quella di un dispositivo mobile: si riempie, si svuota e si passa prontamente a nuove informazioni. Tra queste rare e illustri eccezioni, la famiglia Alberti merita di essere annoverata e, ove possibile, emulata. Fu Giuseppe Alberti a fondare un’impresa che tuttora contribuisce al prestigio del territorio e genera opportunità occupazionali su scala globale.

Prima del 1860, anno che segna l’inizio della produzione di un innovativo liquore a base di erbe, Giuseppe Alberti era già un affermato commerciante di vini sfusi per il mercato francese e un rispettato gestore di un frequentato caffè. Il nome che scelse per il suo distillato, “Strega”, evocava le affascinanti leggende di presenze magiche legate alla città di Benevento. Spinto dal sorprendente successo commerciale, Alberti avviò la costruzione di un nuovo e imponente stabilimento strategicamente collocato nei pressi della stazione ferroviaria, che ancora oggi funge da quartier generale dell’azienda.

Alla scomparsa del fondatore nel 1894, l’attività, pur mantenendo la denominazione “Ditta Giuseppe Alberti”, fu trasformata in una società in nome collettivo dai figli Ugo, Vincenzo, Francesco e Luigi. I quattro fratelli intrapresero un’ampia diversificazione dell’offerta, introducendo la produzione di numerosi altri distillati e consolidando lo Strega tra i liquori più rinomati in Italia. Questo risultato fu reso possibile anche grazie a una strategia di comunicazione pubblicitaria pionieristica, affidata a talenti creativi come Dudovich e Depero, e sfruttando le nascenti opportunità delle réclame radiofoniche.

Con l’avvento della terza generazione della famiglia Alberti, nel 1926 la società in nome collettivo fu convertita in anonima. Negli anni successivi, l’espansione proseguì con un’ulteriore diversificazione, che vide l’introduzione della produzione di torroni e altre specialità dolciarie. Il successo dello Strega varcò i confini nazionali, spingendo l’azienda ad aprire nuove sedi produttive in città strategiche come Tripoli, Nizza e Chiasso.

I devastanti bombardamenti che colpirono Benevento nel 1943, durante i quali perse la vita la moglie del presidente Giuseppe Alberti, causarono ingenti danni allo stabilimento. Fu necessario un parziale lavoro di ricostruzione nel dopoguerra, quando l’azienda riprese pienamente le sue attività con l’attuale denominazione Strega Alberti Benevento Spa. Un’intuizione geniale di Guido Alberti fu la creazione del Premio Letterario Strega nel 1947, un’iniziativa che si rivelò un successo d’immagine straordinario, superando ogni aspettativa. La costante attenzione dell’impresa verso la comunicazione fu ulteriormente dimostrata dalla visibilità del marchio nei primi “Caroselli” televisivi.

La quarta generazione, rappresentata da Franco, Ugo e Vincenzo Alberti, proseguì sulla scia delle strategie vincenti messe a punto dai predecessori, consolidando la posizione dei prodotti affermati e ampliando progressivamente l’offerta con nuove specialità dolciarie e bevande alcoliche. Tra gli anni Sessanta e Settanta, l’espansione produttiva si concretizzò con la fondazione di stabilimenti a Buenos Aires e San Paolo, a testimonianza del crescente peso che i mercati esteri assumevano per l’azienda. Negli anni Novanta del Novecento, con l’ingresso della quinta generazione, la diversificazione produttiva continuò con l’apertura di una terza divisione, oltre a quelle storiche dei liquori e dei dolci, interamente dedicata ai semilavorati per la pasticceria e la gelateria.

Questa è la storia di una delle famiglie che hanno contribuito in modo significativo alla gloria del nostro territorio, ma non è l’unica. Dobbiamo impegnarci maggiormente per mettere in luce i meriti di coloro che scelgono di creare e costruire, anziché abbandonare. È imprescindibile superare la mentalità dell’invidia, un fattore che ci ha inflitto e continua a infliggerci danni enormi. Dobbiamo prendere coscienza che siamo noi, in primis, a dover elevare la nostra terra. È tempo di un profondo cambiamento; dobbiamo essere noi a modificare la nostra mentalità per plasmare un futuro migliore per i nostri figli, smettendo di attendere e pretendere costantemente soluzioni esterne dalla politica, dallo Stato o dall’Europa. L’essenza di tutto ciò risiede anche in noi! L’amore autentico per il territorio deve nascere dal nostro impegno, essere trasmesso ai nostri figli e alle generazioni future. È ora di rimboccarci le maniche e agire con determinazione.