( Fernando Perrotta ) Parlare di Irpinia significa parlare della Campania e più precisamente della Provincia di Avellino. Una zona appenninica, composta da diversi Comuni, ricca, tanto da essere fondamentale per le risorse idriche anche di altra regioni, come la Puglia. Caratterizzata ancora da una natura spesso incontaminata. L’Irpinia è oggi conosciuta per la suddivisione in Alta e Bassa Irpinia. Analizziamo il perché e cosa significa questa suddivisione. La Bassa Irpinia, come dice la parola stessa è la parte dell’hinterland avellinese, la parte bassa e sicuramente quella densamente più abitata. L’Alta Irpina, la parte più collinare, caratterizzata anche da parti di natura spesso incontaminata.
L’Irpinia è conosciuta per tante cose che vanno dalla religione come l’Abbazia di Montevergine, all’aspetto culinario, come la nocciola di Montella, Summonte e Cervinara, o il buon vino (Taurasi, Greco di Tufo ecc). Negli anni questa “differenza” sotto diversi punti di vista ma soprattutto dello sviluppo, tra Alta e Bassa Irpinia, è diventata sempre più consistente. Ma come si arriva a questo e perché? Facciamo un passo indietro. Negli anni ’80, tutti ricordano, precisamente il 23 novembre del 1980, il terremoto che caratterizzò questa terra. Successivamente, la “ricostruzione”, mai terminata, ha portato una montagna di soldi, ma un modello di sviluppo, secondo molti, senza futuro.
Negli anni sono stati stanziati tanti soldi per questa terra, tutti sanno che continuiamo a pagare un’accisa sulla benzina per questo, introdotta proprio negli anni ’80.
Addirittura nella finanziaria del 2007, 27 anni dopo, furono stanziati altri 157,5 milioni di euro (fino al 2024) per la prosecuzione degli interventi. Ma quali zone realmente sono state interessate da questi finanziamenti e quali sono davvero le motivazioni che nel 2023, rendono sempre più evidente il divario creato tra la parte Alta e Bassa dell’Irpinia?San Mango sul Calore e Nusco sono due delle 20 grandi aree industriali realizzate nelle province di Avellino realizzate grazie a finanziamenti pubblici, ha “accolto” imprenditori graziati da contributi a fondo perduto. Alle aziende sono andati miliardi di lire. Tutti erano d’accordo che la ricostruzione dovesse rappresentare un trampolino di lancio, per avviare una nuova fase di crescita per le aree interne, non vennero posti limiti né ai finanziamenti né alla tipologia di aziende che andavano a installarsi nell’area terremotata.
Grandi e medi gruppi industriali si sono arrampicati tra le montagne dell’Irpinia, attratti dalla “chimera” di un’industrializzazione “supportata” dalle casse dello Stato. Resta anche da dire che ad oggi alcuni lotti creati nell’area industriale sono ancora liberi, restano solo piattaforme di cemento. Perché queste aree industriali sono state realizzate in questi Comuni? La logica seguita qual è stata? Non si è tenuto conto di tanti fattori, che non stiamo qui ad elencare, ma basta citarne solo uno, di carattere ambientale, corso dei fiumi e le montagne sono state sventrate per far spazio alle aree industriali. Il tutto per far spazio a “false imprese e falsi imprenditori”. Ad oggi, ben 23 anni dopo, siamo, paradossalmente a parlare di ALTA e BASSA Irpinia, in maniera molto più evidente, Comuni “dimenticati” dagli investimenti di quegli anni come Comuni di serie B.
Per non parlare dei piccoli Comuni dell’entroterra e delle infrastrutture mai create, portando a disagi notevoli. La politica sbagliata? La politica dell’acqua al proprio mulino?
La Camorra? Gli interessi personali? Siamo qui a parlarne perché noi cittadini una risposta ufficiale non l’abbiamo mai avuta, ma ufficiosa si. La nostra dignità è continuare a pagare le tasse e lavorare ogni giorno, con tutte le difficoltà che ci sono, dalla viabilità, alla sanità, al poco sviluppo delle nostre aree solo perché figli di un non “Politico di turno”.