L’Italiano Sotto Assedio: Un Monito Contro l’Incursione Linguistica Anglosassone
È innegabile l’infiltrazione sempre più marcata e inarrestabile di termini inglesi nel nostro prezioso idioma. Molti osservatori lamentano una sorta di “mimetismo linguistico” da parte di coloro che adottano vocaboli stranieri anche quando l’italiano offre alternative perfettamente valide. È fondamentale evitare che la nostra lingua perda ulteriore terreno, un rischio concreto che potrebbe portarla all’esclusione dalle lingue di lavoro ufficiali dell’Unione Europea.
Si rivolge un appello alla moderazione ai giornalisti e ai politici, figure che spesso preferiscono espressioni come “recovery fund” invece di “fondo di recupero”, “recovery plan” al posto di “piano di risanamento”, o “lockdown” anziché “isolamento”, e la lista potrebbe allungarsi indefinitamente. Anche l’Accademia della Crusca, autorevole custode della nostra tradizione linguistica, ha espresso una chiara posizione, ponendo un freno all’uso superfluo di anglicismi. A questo proposito, si rievoca la “crociata” contro le parole straniere promossa dal fascismo come precedente storico di tentativi di purificazione linguistica.
È cruciale rammentare che la lingua di Dante e di Leopardi è riconosciuta come una delle più belle al mondo. Essa è espressione pura, inventiva e amore, un patrimonio da salvaguardare per la sua ricchezza di metafore, per la stratificazione di significati che ci offre una lente unica per interpretare il mondo, e per la straordinaria melodia delle sue rime, tessute da generazioni di poeti.
Perfino l’ex Presidente del Consiglio Mario Draghi ha interrotto un suo discorso presso il centro vaccinale di Fiumicino per interrogarsi: “Chissà perché dobbiamo sempre usare tutte queste parole inglesi…”. Questo monito, proveniente dalla massima carica istituzionale, è stato accolto con particolare favore dal Professor Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, sottolineando l’importanza e la trasversalità di questa preoccupazione.
