Calvario giudiziario terminato: Imbianchino scagionato dall’accusa di abusi sulla figlia

Calvario giudiziario terminato: Imbianchino scagionato dall’accusa di abusi sulla figlia

Si è conclusa la lunga e dolorosa odissea giudiziaria per un uomo di 50 anni, un imbianchino originario di Avellino, identificato con le iniziali A.G. L’uomo era finito sotto accusa per una delle più gravi e infamanti imputazioni: violenza sessuale aggravata ai danni della propria figlia minorenne. La lettura del verdetto di assoluzione “per non aver commesso il fatto” ha squarciato il silenzio nell’aula collegiale del Tribunale di Napoli Nord, presieduta dal Dott. Agostino Nigro, con un’ondata di commozione che si è manifestata in un pianto di liberazione. Anche il suo difensore, il penalista avellinese Rolando Iorio, non ha saputo trattenere l’emozione, avendo sempre nutrito una ferma convinzione nell’estraneità del suo assistito ai fatti contestati.

Gli eventi che hanno innescato il processo risalgono al dicembre 2019. In quell’occasione, la figlia diciassettenne dell’imputato, a seguito di un banale alterco con il padre, rivelò alla madre di essere stata vittima di abusi sessuali per un periodo di ben sei anni, a partire dall’età di undici anni. La drammatica vicenda si era consumata nel Comune di Cardito, località in cui l’imbianchino, originario di Avellino, si era trasferito con la sua famiglia, a breve distanza dal tristemente noto Parco Verde di Caivano.

Le dichiarazioni fornite dalla ragazza apparvero estremamente circostanziate e dettagliate, descrivendo con precisione le violenze subite, che sarebbero state perpetrate dal genitore quando si trovava da solo in casa con la bambina. La madre, superato un primo momento di incredulità e shock, decise di sporgere denuncia presso la Stazione locale dei Carabinieri. Le conseguenti indagini portarono, nel giro di poche settimane, all’arresto del padre, che fu trasferito presso la Casa Circondariale di Vallo della Lucania in attesa del processo. Contestualmente, la giovane fu immediatamente accolta in una comunità protetta, dove le venne assicurato un opportuno supporto psicologico.

I racconti della giovane, ripercorsi più volte nel corso dei mesi davanti a diversi magistrati, furono successivamente sottoposti a un’accurata valutazione di attendibilità e credibilità. A tal fine, fu affidato l’incarico di consulente d’ufficio a una psicologa e psicoterapeuta che, al termine della propria perizia, concluse per la totale affidabilità delle dichiarazioni della minore. Di tutt’altro parere, tuttavia, era l’avvocato Rolando Iorio, difensore di A.G. Durante la sua energica arringa, il legale mise in luce le numerose discrepanze e le palesi contraddizioni emerse nei racconti della ragazza, aspetti che, a suo dire, ne avrebbero compromesso la credibilità complessiva.

Il difensore ha altresì presentato un referto medico che smentiva l’esistenza di segni riconducibili alle asserite violenze, e ha sottolineato i profondi sentimenti di rancore che la figlia nutriva verso il padre, motivati dalle reiterate infedeltà di quest’ultimo nei confronti della madre. Queste argomentazioni hanno infine persuaso il Collegio giudicante, che ha pronunciato l’assoluzione di A.G. con la formula più ampia e definitiva: “per non aver commesso il fatto”. Dopo dieci mesi trascorsi ingiustamente in una cella di prigione, l’imbianchino ha potuto riabbracciare la libertà nella serata di ieri. Per A.G. il rischio concreto era una condanna che poteva arrivare fino a 12 anni di reclusione.