Il Silenzio Politico: La Minaccia che Alimenta le Ambizioni di Potere, L’Appello della CGIL con Fiordellisi
La recente dimissione di Aldo Cennamo, stimato commissario del Partito Democratico di Avellino, si inserisce in un contesto di intenso fermento e complesse manovre strategiche. Tale evento accade mentre si stanno definendo i destini di importanti enti pubblici come l’ASI e l’Alto Calore, con le nomine per le Comunità montane e la Provincia all’orizzonte autunnale, evidenziando dinamiche complesse e spesso opache.
Si tratta di una sfera d’influenza sostanziale e pervasiva, la cui gestione inciderà direttamente sulla quotidianità dei cittadini irpini. Il dibattito su questa gestione di potere si consuma, tuttavia, in cenacoli ristretti, lontano dalla trasparenza e dal confronto pubblico. L’obiettivo primario, come consuetudine consolidata, pare essere il mero collocamento di figure, troppo spesso con scarsa attenzione alle reali competenze, purché assicurino fedeltà a un referente occulto.
In questa contesa, sindaci, assessori e consiglieri dei vari enti locali, figure che dovrebbero essere naturalmente coinvolte e fare sentire la propria voce, rimangono sorprendentemente silenti e inerti, nonostante l’importanza cruciale dei progetti futuri che queste istituzioni saranno chiamate a sviluppare nei prossimi anni.
Mentre si invoca continuamente la necessità di trasparenza, buona governance, informazione e partecipazione come pilastri per il cambiamento e le transizioni indispensabili, in Irpinia la realtà è ben diversa. Qui, ogni decisione e opportunità progettuale con risorse associate sembra dipendere da accordi con il presidente regionale o con singoli consiglieri, un meccanismo evidentemente funzionale a non disturbare l’equilibrio stabilito da chi muove le fila nell’ombra e dai suoi fiduciari diretti.
Nonostante ciò, il dibattito sulle cruciali aree interne continua a languire, mentre la crisi demografica, l’aumento della mortalità e l’esodo giovanile completano un quadro socio-economico desolante. È inaccettabile che passaggi di importanza vitale per le nostre comunità vengano definiti senza un minimo coinvolgimento delle comunità stesse, delle associazioni e dei partiti politici. In questo scenario, le dimissioni di Cennamo si inseriscono come un ulteriore segnale, la riapertura di conflitti personali e di lotte per il posizionamento.
Urge, invece, una chiara consapevolezza che per avviare una vera trasformazione, una ripresa e un riassetto territoriale, è imprescindibile il massimo coinvolgimento di tutti i portatori di interesse. La CGIL, da parte sua, assicura che non resterà silente né con le mani in mano di fronte alle questioni che riguardano lo sviluppo, il welfare, il lavoro e i servizi pubblici, perché l’attuale modus operandi è palesemente inaccettabile.
