Le Scelte Controverse sui Fondi FEASR Minacciano la Resilienza Agricola di Campania e del Sud

Le Scelte Controverse sui Fondi FEASR Minacciano la Resilienza Agricola di Campania e del Sud

Un profondo malcontento e una ferma opposizione stanno emergendo riguardo alla proposta di ripartizione dei fondi del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEASR). Tali preoccupazioni sono state espresse con vigore da Nicola Caputo, assessore all’Agricoltura della Campania, e condivise da un fronte compatto di altri cinque assessori regionali del Mezzogiorno – Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia – cui si aggiunge l’Umbria. La loro missiva, indirizzata al ministro delle Politiche agricole e forestali, Stefano Patuanelli, evidenzia come la redistribuzione prevista per il biennio di transizione 2021-2022 sia considerata non solo ingiustificata ma gravemente dannosa.

Le ipotesi di riparto, infatti, proietterebbero una significativa penalizzazione economica, con la sola Campania che rischierebbe una perdita di oltre 153 milioni di euro in spesa pubblica agricola in due anni. Questa situazione, sottolineano gli assessori, è diametralmente opposta agli obiettivi delle politiche comunitarie di coesione e convergenza, per le quali il FEASR rappresenta uno strumento cruciale, e rischia di compromettere la stabilità socio-economica dei territori interessati.

Sei regioni italiane – Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Umbria, che insieme rappresentano il 60% delle aree coinvolte nei Programmi di Sviluppo Rurale (PSR) – hanno dunque eretto un muro contro la revisione dei criteri di assegnazione dei fondi europei. La disputa verte sulla proposta di disancorare l’allocazione dal parametro storico della spesa, un criterio fino ad ora adottato, a favore di nuove metriche suggerite da altre regioni e appoggiate dal Ministero.

Questa posizione di ferma contrarietà è stata formalizzata in sede di Conferenza Stato-Regioni, durante i lavori della Commissione Politiche Agricole. In una nota depositata agli atti, il gruppo di sei regioni ha definito “incomprensibile” la proposta di ripartizione formulata dal capo di Gabinetto del ministro. La contestazione ruota attorno al presupposto della proposta, che vorrebbe individuare parametri di ripartizione dei fondi FEASR “oggettivi” e “scientifici”, in grado di assicurare equità a tutte le regioni, traendo spunto dall’applicazione di risorse per il “de minimis”.

Tuttavia, gli assessori mettono in luce una distinzione fondamentale: l’aiuto “de minimis” è tipicamente utilizzato in agricoltura per rispondere a esigenze emergenziali, spesso connesse a calamità naturali o epizoozie, e quindi mirato al risarcimento del danno. Al contrario, i fondi FEASR sono destinati esclusivamente a ridurre le disparità tra le aree più floride e quelle più svantaggiate e marginali, come peraltro ribadito dal Commissario europeo all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski.

Da ciò deriva l’esigenza di adottare criteri che non siano solo oggettivi, ma soprattutto idonei a centrare gli obiettivi generali dello sviluppo rurale, nel rispetto della logica del criterio storico seguita dall’UE per la ripartizione del Fondo nel periodo 2021-2027. Le decisioni ministeriali sono state ulteriormente criticate per non aver offerto un’analisi complessiva della totalità dei fondi della PAC (entrambi i pilastri) destinati ai territori, ignorando che il Regolamento UE 2020/2220 ha prorogato per il biennio 2021-2022 non solo i programmi di sviluppo rurale, ma anche l’attuale regime dei pagamenti del primo pilastro della PAC.

Alle critiche di merito si aggiungono quelle di ordine formale: gli assessori chiedono chiarezza su come il Ministero dell’Economia intenda cofinanziare la quota nazionale del FEASR in caso di cambiamento dei criteri di riparto, dato che qualsiasi spostamento di risorse tra i PSR delle regioni ex-convergenza e quelle ex-competitività necessita di una preventiva approvazione statale per la nuova copertura finanziaria. Tali rilievi, tuttavia, sono stati ignorati e superati da un voto a maggioranza, un fatto che, a detta degli assessori, ha incrinato l’unità tra le Regioni.

La protesta dei sei assessori è stata formalizzata a verbale: pur dichiarandosi disposti a discutere nuovi meccanismi a partire dal 2023, respingono categoricamente ogni tentativo di cancellare la fase transitoria del biennio 2021-2022. Una simile mossa, avvertono, si tradurrebbe in una forte penalizzazione per le regioni strutturalmente svantaggiate, privandole proprio dei fondi destinati a favorirne il riequilibrio, a vantaggio di aree già meglio equipaggiate.

Nel mirino è finito anche l’operato del ministro, che, pur essendosi presentato come propenso all’ascolto e al dialogo, ha fatto prevalere decisioni illogiche e irragionevoli con un voto di maggioranza, senza il coinvolgimento preliminare dei Dipartimenti competenti per le Politiche Europee e Internazionali e lo Sviluppo Rurale. Di fronte a questa situazione, è stata annunciata una richiesta di incontro urgente al ministro Stefano Patuanelli, una notifica alla Commissione Europea e la convocazione di una conferenza stampa congiunta. L’obiettivo è informare l’opinione pubblica sulle ragioni di una presa di posizione che mira unicamente a garantire un accordo realmente unanime ed equo, preservando i territori da nuove e ingiustificate discriminazioni.