Ammontano a 7 milioni, annualmente ed in tutto il mondo, le morti connesse al fumo di sigarette. Patologie cardiocircolatorie ma anche di tipo canceroso – e non solo limitate all’apparato respiratorio (che comunque rappresenta i due terzi dei decessi globali) ma anche a reni, vescica ed intestino. È un bollettino drammatico quello che si snocciola annualmente e che, secondo le previsioni degli esperti – non invertendosi questo trend – dovrebbe incrementarsi, da qui al 2030, di un ulteriore milione. Tuttavia, merita particolare riflessione il fatto xhe, quanto allo stato di morbilità e mortalità attuale, ai 7 milioni di decessi “diretti” si debba sommare un’ulteriore cifra di 890.000 “innocenti”. Definiti tali dal momento che gli stessi perdono la vita a causa del fumo passivo. Si tratta, per lo più, di persone che hanno congiunti o conviventi legati al vizio delle bionde e che hanno visto innescarsi patologie come conseguenza del fumo altrui. Ma il drammatico bollettino riserva un capitolo ancor più particolare. Secondo le stime, infatti, ogni anno 165.000 piccoli, al di sotto dei cinque anni, muoiono per infezioni respiratorie fumo correlate. Cifre che danno il polso della gravità di un fenomeno rispetto al quale vanno azionate strategie valide, specie in chiave di riduzione del danno. Tuttavia, tranne isolati casi, a livello istituzionale, generalmente, i dispositivi a rischio ridotto restano emarginati dai percorsi di smoking cessation. Che continuano, invece, a privilegiare, quasi esclusivamente, in parallelo al counseling – che resta un mattone assolutamente imprescindibile – altri elementi quali cerotti e farmaci a base di nicotina. Partendo da questi presupposti, ci si invola, dunque, verso la “Giornata mondiale senza tabacco” che, promossa dall’OMS, anche quest’anno, rispetterà la data tradizionale del 31 Maggio. Quest’anno la manifestazione, poi, dedicherà attenzione centrale al fenomeno delle fasce giovanili. Al loro indirizzo si rivolge la campagna soprattutto con riguardo alla necessità di sensibilizzare e formare gli stessi rispetto alle strategie del marketing. Che ancora troppo ingannevolmente non tutelano le fasce più giovani della società. La “mission” diventa, perciò, quella di creare una consapevolezza già nei teenagers rispetto alla gravità di un fenomeno. Che svuota tasche e salute