Il mondo dei videogiochi sta letteralmente cambiando. Se una volta bastano 3 o 4 pulsanti su un controller per portare a termine un gioco di qualche ora, oggi l’esperienza ludica sta esplorando territori mai visti prima, al punto che si parla di realtà virtuale. Ben presto inizieremo tutti a prendere confidenza con la definizione di “metaverso”, coniata 30 anni fa in un libro di fantascienza cyberpunk: si tratterebbe di una specie di dimensione alternativa che vive su Internet e che se sviluppata a dovere si integrerebbe alla perfezione col contesto dei videogame, redendo questi ultimi estremamente immersivi. L’anno scorso Meta Platforms Inc. ha assunto ben 10.000 persone per creare il metaverso e anche Microsoft e Apple si stanno interessando sempre più a questa nuova frontiera dell’intrattenimento, che coinvolgerà il gaming come il turismo.
L’intento è quello di emulare i vari sensi all’interno del metaverso. Con l’attrezzatura adatta è già possibile utilizzare vista e udito in questa realtà parallela, ma tra guanti robotici e pelle artificiale si cercherà in ogni modo di ampliare le sensazioni degli utenti. Insomma, si potrebbe diventare i veri protagonisti di un videogioco, instaurando anche relazioni sociali attraverso un proprio replicante, che comunque garantirebbe la privacy della persona reale. Spesso si sente dire che sui social network vivano delle nostre identità alternative e che non corrispondano al nostro vero modo di essere. A prescindere, quelle identità potranno conoscere ulteriore forma nel metaverso, la cui ambizione futuristica è quantomai evidente.
Quante volte abbiamo immaginato di poter viaggiare in altri mondi semplicemente indossando un visore e iniziando a muovere il nostro corpo? Tecnicamente il metaverso vuole realizzare proprio questo e in parte lo sta facendo. Non mancano però i risvolti negativi della vicenda, tra casi di persone che si feriscono fisicamente nella realtà virtuale e il timore che il bullismo digitale possa prendere una brutta piega e trovare nuova linfa in un universo tanto espanso. I benefici di cui godrebbero i videogiochi sono evidenti. Prendiamo per esempio un gioco sportivo come il tennis: già console oggi considerabili datate come la Nintendo Wii permettevano di spostarsi davanti allo schermo della tv per far sì che i propri movimenti reali venissero riprodotti nel gioco, ma nel metaverso il tutto sembrerà ancora più realistico.
Tra i promotori del metaverso c’è nientepopodimeno che il buon vecchio Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook. Anche assistere ad un concerto è totalmente differente. Di esperimenti in tal senso ne sono stati già fatti. Tramite le criptovalute, tornate in voga proprio di recente, è possibile acquistare interi terreni o addirittura isole nella realtà virtuale. Il discorso va ben oltre il gaming.
Chiaramente, la curiosità di molti è però rivolta ai futuri rapporti tra i videogiochi e il metaverso. Anche le slot machine sviluppate per il web sono destinate ad evolversi tra qualche anno: i cambiamenti a livello di software sono continui e inevitabili, anche per adeguare i giochi ai nuovi dispositivi e ai nuovi formati. Le piattaforme di intrattenimento hanno sempre cercato di riproporre attraverso lo schermo l’atmosfera tipica delle sale dal vivo e il progresso tanto avanzato della tecnologia apre ulteriori porte allo scopo. Forse non ci sarà più bisogno di volare a Las Vegas per ritrovarsi davanti un tavolo verde durante una partita a poker o di recarsi allo stadio per seguire da vicino un incontro di calcio…