Sentenza a Sorpresa in Cassazione: Antonio Orlando, “il Boss di Marano”, ottiene una Drastica Riduzione della Pena

La Suprema Corte di Cassazione, attraverso la sua seconda sezione penale, ha accolto parzialmente il ricorso presentato dagli avvocati Dario Vannetiello e Rosario Pezzella. Con questa decisione, la condanna inflitta il 7 gennaio 2020 dalla Corte d’Appello di Napoli (II sezione) è stata limitata esclusivamente all’aumento di pena applicato per la recidiva. L’impatto di tale annullamento è notevole: la pena detentiva per Antonio Orlando è stata ridotta da 14 anni e 8 mesi a soli 9 anni e 4 mesi di reclusione.
La condanna originaria di Antonio Orlando riguardava le gravi accuse di aver promosso, diretto e organizzato il Clan Orlando, anche mentre era latitante. Gli veniva contestato di aver consolidato e superato il potere esercitato sul territorio dapprima dalla famiglia mafiosa Nuvoletta e successivamente da quella Polverino. A ciò si aggiungeva l’accusa di aver tentato di estorcere una somma considerevole di 500.000 euro agli imprenditori Antonio Guida e ai suoi fratelli.
È noto come Antonio Orlando abbia dimostrato una notevole abilità nel sottrarsi alla giustizia, rimanendo latitante per un periodo impressionante di ben 15 anni. Durante questo lungo lasso di tempo, avrebbe mantenuto la sua egemonia sul territorio, gestendo le attività illecite. La sua latitanza si concluse il giorno successivo alla sentenza di primo grado, che lo aveva condannato a 18 anni. Tale pena fu poi ridotta in appello a 14 anni e 8 mesi e, infine, drasticamente ridimensionata dalla odierna decisione della Suprema Corte. Quest’ultima, a seguito di quello che viene definito un “cavillo giuridico”, si è trovata a dover stabilire la condanna in soli 9 anni e 4 mesi.
Si tratta di un caso eccezionalmente raro in cui la Corte di Cassazione procede all’annullamento senza rinvio per quanto concerne il trattamento sanzionatorio, operando una riduzione drasticamente significativa della pena inizialmente comminata dai giudici di merito. La cancellazione dell’aggravante per la recidiva risulta particolarmente sorprendente, sia per la prolungata latitanza di Antonio Orlando, sia per il suo precedente specifico, proprio per l’articolo 416 bis, in qualità di esponente di spicco del clan Nuvoletta in anni precedenti. Sarà di estremo interesse l’analisi delle motivazioni della sentenza, che potranno chiarire quale sia stato l’esatto tecnicismo legale introdotto dall’avvocato Dario Vannetiello nel dettagliato ricorso presentato ai Giudici Capitolini.