Mons. Arturo Aiello Illumina la Pasqua: Un Appello alla Fede e alla Rinascita in Tempi di Crisi

Mons. Arturo Aiello Illumina la Pasqua: Un Appello alla Fede e alla Rinascita in Tempi di Crisi

La Pasqua, nella sua essenza più profonda, incarna un passaggio, un transito misterioso che, per il popolo ebraico, segnò il riscatto dalla servitù alla libertà, e per Gesù Cristo, la vittoria sulla morte verso una vita nuova. Questo evento inaugurò un’era in cui il destino ultimo dell’esistenza non sarebbe più stato dettato dalla fine. Dalle prime luci di quel mattino pasquale – un’alba così luminosa che gli schiavi afroamericani dell’Ottocento avrebbero acclamato “Dio, che mattino!” – quando le donne, colme di paura, videro i loro preparativi funebri sovvertiti, un potente messaggio di VITA ci raggiunge, a prescindere dalle circostanze in cui l’eco della Pasqua ci trova.

Oltre l’attesa del vaccino, che pur desideriamo ma che non scioglierà l’enigma della mortalità, aspiriamo a una liberazione radicale da ogni sofferenza e malattia, da ogni lacrima che non sia di gioia, da ogni lamento destinato a mutarsi in danza. Per oltre un anno, il mondo intero è stato avvolto in una morsa di timore, seminando ancora lutti e congedi precipitati, afflizione e ansia, problemi di salute fisica e mentale, abissi di indigenza economica e la paura di avvicinarsi all’altro, anche se amato, per il timore di trasmettere un contagio celato nell’affetto.

Riusciremo a riscattarci? Saremo capaci, come le donne al sepolcro, di trasformare il dolore per l’assenza del Maestro in un’ebbrezza di fragranze e di danze? La fede ci assicura che sì, il varco pasquale è accessibile anche a noi.

Un augurio di Buona Pasqua va innanzitutto a voi che, in Italia, in più di centomila, siete transitati dall’intubazione o dal casco respiratorio alle soglie dell’Eterno. La nostra è ancora una Pasqua intrisa di speranza; la vostra è già certezza. Mentre venivate onorati nel congedo terreno, eravate già OLTRE, in un mattino che non conoscerà tramonto: “Dio, che mattino!”. A voi il nostro grazie per esservi posti come baluardo umano e la nostra preghiera, affinché non soccombiamo proprio ora che le soluzioni sanitarie sembrano a portata di mano.

Buona Pasqua a chi ha affrontato il contagio e porta ancora i segni di una spossatezza persistente, memore di un’esperienza traumatica, esitante a guardare indietro per non incrociare lo sguardo di quanti non ce l’hanno fatta. A voi che avete visto i vostri affetti sondati dalla mappatura dei contatti e siete stati osservati con il sospetto dell’untore.

Buona Pasqua ai numerosi indigenti che hanno visto sgretolarsi il precario equilibrio delle loro finanze domestiche e ora si trovano a dover chiedere l’essenziale, provando la vergogna di domandare aiuto.

Buona Pasqua a tutti gli operatori sanitari che hanno vissuto e vivono un logorio professionale immenso, vedendo talvolta vacillare il proprio spirito e assottigliarsi la propria tenacia.

Buona Pasqua ai bambini, ai ragazzi, ai giovani, privati di un anno che nessuno potrà loro restituire, sottratti a gesti d’affetto, a momenti ludici, a ore di apprendimento scolastico che, al di là dei contenuti, li avrebbero preparati alla vita.

Buona Pasqua a tutti i disperati che, di fronte a un’angoscia insopportabile, hanno considerato l’estremo gesto; ai fidanzati che hanno visto posticipare il loro matrimonio; ai giovani in attesa di un concorso o un impiego, bloccati dalla pandemia.

Buona Pasqua agli anziani che, dietro la mascherina, portano il peso della spesa, del proprio animale domestico, della solitudine e della vita stessa, faticando a gestire l’asma.

A questi uomini e donne, e a tutti gli altri, questa Pasqua 2021 si presenta ardua, a tratti amara, forse incomprensibile. Eppure, Gesù, il Signore Risorto, ha attraversato prima di noi l’angusto sentiero del dolore e della morte, e offre anche a loro, a noi, a tutti, la possibilità di intonare l’Alleluia della vittoria. Nel buio del sepolcro, Egli ha pensato anche a noi, che avremmo vissuto la discesa negli abissi di questa pandemia tra il 2020 e il 2021, gridandoci: “Coraggio! Non temete!”. Quella voce, oggi, ci giunge potente, amplificata dai secoli, e ci esorta a sperare. Nonostante tutto.