Svapo ed approssimazione. Ci risiamo.
Il Ministero della Salute spagnolo, infatti, con una recente comunicazione, ha sconsigliato caldamente ai cittadini l’uso delle sigarette elettroniche nonchè di quelle “tradizionali”. Tale indicazione al fine di contenere il contagio da Coronavirus. Una raccomandazione che, con tutta evidenza, si pone come generica e che merita particolari distinguo. In primo luogo, analizzando le raccomandazioni degli iberici, si può condividere il richiamo ad una maggiore attenzione in termini di igiene personale: gli spagnoli, infatti, sottolineato come sia assolutamente strategico adottare un’attenta pulizia delle mani prima di manovrare elettroniche e tradizionali, Ciò perchè, nel maneggiare mascherine e dispositivi, si possono rischiare contaminazioni incrociate. Quindi, “lavaggio delle mani prima e dopo aver maneggiato ogni tipo di sigaretta”, come rimarcano gli iberici. E su questo dato non ci piove. Ma vi è un altro argomento, che pure viene toccato dagli esperti dell’Esecutivo spagnolo, che non può essere condivisibile. Ovvero quello relativo al rischio da contagio negli ambienti chiusi. “E’ da evitare il fumo in ambienti sociali e comunitari”, viene rimarcato al riguardo senza operarsi distinzione alcuna tra fumo e vapore. Il vapore prodotto dalle sigarette elettroniche, è da sottolineare, è composto quasi esclusivamente dal liquido in evaporazione e contiene particelle di saliva in quantità talmente basse da rendere praticamente nulla, anche se a svapare fosse persona infetta, la diffusione del virus. Ma v’è di più. Se il riferimento a sigarette, e-cig ed ambienti chiusi era troppo vago, l’altro riguardante eventuali conseguenze a carico della salute è assolutamente falso e lontanissimo dalle conoscenze scientifiche attuali. Fonti del Ministero spagnolo ritengono, infatti, come le sigarette elettroniche possano avere effetti nocivi a carico di polmoni, apparato cardiaco e vasi sanguigni. Senza dimenticare il rischio di aumentare il rischio di complicanze in caso di contagio da Coronavirus. Si tratta, quindi, di conclusioni affrettate e, ovviamente, destituite di veridicità. Val la pena ricordare come, ad oggi, i dispositivi da svapo, nel loro corretto uso, non abbiano causato la morte di una sola persona in ben dieci anni di attività sul mercato. Mentre, invece, le tradizionali macinano otto milioni di decessi all’anno. Appare evidente come porre i due elementi sullo stesso piatto della bilancia sia cosa non esatta e, soprattutto, capace di alimentare, nell’opinione pubblica, una diffidenza rispetto ai prodotti a minor danno che non può far altro che tradursi in un ritorno negativo in termini di salute collettiva