La Suprema Corte stabilisce un precedente: legittima difesa applicabile anche ai mafiosi, annullata una condanna storica.

La Suprema Corte stabilisce un precedente: legittima difesa applicabile anche ai mafiosi, annullata una condanna storica.

Un pronunciamento di portata epocale è giunto dalla Corte di Cassazione, V Sezione Penale, a seguito dell’esauriente e tenace arringa sostenuta dall’avvocato Dario Vannetiello. Si tratta di un evento senza precedenti nella storia giudiziaria: mai prima d’ora, in un processo per omicidio, la massima istanza giurisdizionale aveva accolto per ben tre volte le istanze formulate dalla difesa.

Il fulcro del procedimento riguardava l’uccisione di Carlo Polese, avvenuta a Ercolano il 19 agosto 2003, e per la quale era stato imputato il boss Giorgio Di Bartolomeo, già condannato per aver ricoperto un ruolo di vertice nel clan Ascione.

Nonostante il Procuratore Generale avesse sollecitato, nel suo lungo intervento, il rigetto dei ricorsi, le argomentazioni persuasive e approfondite presentate dall’avvocato Vannetiello – articolate in otto distinti motivi di impugnazione – sono riuscite a convincere i Supremi Giudici. Questi hanno riconosciuto la fondatezza delle critiche mosse alla sentenza emessa dalla III Sezione penale della Corte di assise di appello di Napoli.

La decisione assunta è considerata clamorosa non soltanto perché costituisce il terzo annullamento disposto per il caso, ma anche perché le dichiarazioni di ben 13 collaboratori di giustizia, che all’unisono indicavano Di Bartolomeo quale esecutore, sono state ritenute insufficienti a confermare la responsabilità penale.

Un ulteriore elemento di straordinario interesse risiede nell’innovativo principio su cui si basava, tra l’altro, la strategia difensiva elaborata dal collegio composto dagli avvocati Dario Vannetiello e Luigi Palomba. Negli atti difensivi, i penalisti hanno sostenuto che la legittima difesa è invocabile anche da un individuo legato alla camorra. Questo aspetto è risultato cruciale per il caso specifico, dato che l’omicidio di Polese Carlo sarebbe avvenuto nel momento in cui quest’ultimo, insieme ad altri quattro soggetti, stava per scavalcare il muro di cinta dell’abitazione di Di Bartolomeo con l’intento di compiere un agguato ai suoi danni.

I giudici capitolini, accogliendo le ampie e dettagliate argomentazioni giuridiche esposte nei ricorsi, hanno annullato la condanna a 20 anni di reclusione, disponendo un nuovo giudizio dinanzi a una diversa sezione della Corte di Assise di Appello di Napoli.

Ma non è tutto. L’incessante e minuzioso lavoro della difesa prosegue ora con il deposito dell’istanza di scarcerazione. Grazie ai molteplici annullamenti, l’Autorità giudiziaria potrebbe constatare la scadenza dei termini di custodia cautelare, il che comporterebbe la clamorosa rimessione in libertà dell’uomo ritenuto l’assassino.

Nei prossimi giorni si conoscerà l’esito di quest’ultima mossa difensiva, che potrebbe rappresentare l’ennesimo successo per l’imputato.