Latitante da dieci anni, arrestato in Albania: 29 anni di carcere per traffico internazionale di droga

Arresto - pexels - retesei

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Dopo oltre dieci anni di latitanza, è finita la fuga di Armando Bako, considerato uno dei protagonisti del traffico internazionale di droga legato alla criminalità organizzata napoletana.

L’uomo, 48 anni, è stato arrestato in Albania, alla periferia di Tirana, grazie a un’operazione congiunta dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli e delle autorità locali, coordinata dalla Procura Generale di Napoli.

Bako era ricercato dal 2013, quando riuscì a sottrarsi a un ordine di carcerazione dopo una condanna a 22 anni per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti. Durante la sua latitanza, che è durata più di un decennio, avrebbe fatto perdere le proprie tracce spostandosi tra diversi Paesi europei e utilizzando documenti falsi per nascondere la sua identità. Secondo gli investigatori, la sua rete di contatti era tutt’altro che inattiva: avrebbe continuato a gestire parte dei traffici di droga tra Sud America, Spagna e Italia, avvalendosi di intermediari fidati.

La cattura è avvenuta dopo mesi di indagini serrate, che hanno richiesto un grande lavoro di cooperazione internazionale. Gli investigatori italiani, infatti, hanno collaborato con la polizia albanese e con l’Interpol, ricostruendo passo dopo passo i movimenti del latitante. Quando è stato rintracciato in un appartamento alla periferia della capitale albanese, Bako ha tentato di fornire false generalità, ma è stato subito riconosciuto. Ora dovrà essere estradato in Italia, dove lo attende una pena complessiva di 29 anni di reclusione.

Il suo nome era noto alle forze dell’ordine già da tempo. Bako era ritenuto un elemento di spicco di un’organizzazione criminale dedita al traffico di cocaina su larga scala, con canali di approvvigionamento che partivano dalla Colombia e arrivavano fino ai porti italiani. Durante le indagini, gli inquirenti avevano documentato anche contatti con figure vicine alla camorra napoletana, in particolare per lo smistamento della droga nei quartieri orientali della città.

Una vittoria importante

L’arresto rappresenta una vittoria importante per la magistratura e per le forze dell’ordine, che negli ultimi anni hanno intensificato la collaborazione con i Paesi balcanici nella lotta al narcotraffico.

Ma la vicenda di Bako mette in luce anche quanto sia difficile catturare latitanti di questo livello: persone che dispongono di risorse economiche, reti di protezione e conoscenze capaci di garantire loro una lunga invisibilità.

Polizia - pexels - retesei
Polizia – pexels – retesei

Si chiude un capitolo

Nonostante ciò, l’operazione dimostra che la cooperazione internazionale può funzionare e produrre risultati concreti. L’arresto di Bako non è solo la fine di una fuga durata dodici anni, ma anche un segnale forte per chi pensa di potersi sottrarre alla giustizia nascondendosi oltre confine.

Ora, con il suo ritorno in Italia, si chiude un capitolo lungo e complesso. Resta però il lavoro di fondo: continuare a smantellare le reti criminali che, silenziosamente, mantengono in vita i grandi traffici di droga. La storia di Armando Bako è quella di un uomo che ha vissuto per anni nell’ombra, ma è anche la prova che, prima o poi, la giustizia riesce sempre a fare il suo corso.