Campania Sotto Smog: Il Dossier Legambiente 2021 Inchioda Avellino per la Qualità dell’Aria
L’emergenza smog in Campania si rivela una problematica persistente e sempre più radicata, persino durante il periodo pandemico. Questa la sintesi allarmante che emerge dalla pubblicazione annuale “Mal’aria di città 2021” di Legambiente. Attraverso questo rapporto, l’organizzazione ambientalista ha condotto un’analisi dettagliata sulla qualità dell’aria nelle città capoluogo di provincia campane nel corso del 2020. Sono state stilate due classifiche distinte: una per le località che hanno oltrepassato i limiti giornalieri consentiti per le polveri sottili (PM10) e un’altra per quelle che hanno superato il valore medio annuale raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per le stesse particelle. È fondamentale notare che le linee guida dell’OMS fissano una soglia massima annuale di 20 microgrammi per metro cubo (µg/mc) per il PM10, nettamente più severa rispetto ai 40 µg/mc previsti dalla normativa europea.
Il quadro emerso è decisamente allarmante: nel 2020, ben tre capoluoghi campani hanno registrato sforamenti dei limiti giornalieri per le PM10, superando la soglia di 35 giorni all’anno con una media superiore a 50 µg/mc, anche solo con una singola centralina. A guadagnarsi il primato negativo regionale è Avellino, che ha totalizzato 78 giorni di superamento presso la centralina di Scuola Alighieri. Un dato che pone il capoluogo irpino al settimo posto a livello nazionale e come prima città del Centro-Sud per questo indicatore. Nella medesima graduatoria di Legambiente, seguono Avellino nel contesto regionale Napoli, con 55 giorni di superamento rilevati alla centralina di Via Argine, e Benevento, con 41 giorni di sforamento registrati presso la centralina di Campo Sportivo 18.
La situazione si aggrava ulteriormente se si considerano i parametri definiti dall’OMS, decisamente più restrittivi di quelli europei e interamente focalizzati sulla tutela della salute umana. Nel 2020, la totalità dei cinque capoluoghi campani ha infatti superato la media annuale di 20 µg/mc di PM10 raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Anche in questa metrica, Avellino mantiene la posizione di testa con una media annuale di 31 µg/mc, calcolata su tutte le centraline cittadine. Seguono Napoli (28 µg/mc), Benevento (27 µg/mc), Caserta (26 µg/mc) e Salerno (26 µg/mc).
Per rimarcare la gravità della situazione, i volontari di Legambiente hanno tenuto un flash mob questa mattina davanti alla Prefettura di Avellino, esibendo lo striscione “Ci siamo rotti i polmoni – no allo smog”. Al termine dell’iniziativa, il dossier “Mal’Aria” è stato consegnato al Prefetto, con la richiesta esplicita, già votata dal consiglio comunale di Avellino in una seduta monotematica del 4 gennaio, di istituire un tavolo di confronto in Prefettura. Questo tavolo dovrebbe riunire tutti gli enti responsabili e i firmatari del protocollo d’intesa del 26 gennaio 2018, siglato dall’ex Commissario Straordinario Priolo, con l’obiettivo di delineare e implementare strategie concrete per il miglioramento generale delle condizioni ambientali del capoluogo irpino, con particolare attenzione alla riduzione delle polveri sottili.
Mariateresa Imparato, presidente regionale di Legambiente, ha sottolineato come “l’inquinamento atmosferico sia una sfida intricata, alimentata da una pluralità di fattori quali il traffico veicolare, i sistemi di riscaldamento domestico, l’agricoltura e le attività industriali. Proprio per la sua natura complessa, questa problematica non può essere gestita con interventi improvvisati o di sola emergenza, un approccio che purtroppo ha caratterizzato l’agire del nostro Paese, il quale si trova in ritardo nell’attuazione di misure concrete per la mitigazione dello smog. È indispensabile adottare un approccio risoluto, basato su una chiara definizione di obiettivi, scadenze precise e interventi mirati, ponendo la mobilità sostenibile come priorità assoluta.” La presidente ha esortato all’urgenza di “implementare politiche e azioni efficaci e sinergiche che abbraccino tutte le sorgenti inquinanti, pianificando interventi concertati che spazino dalla promozione di una mobilità urbana sempre più orientata verso il trasporto pubblico, la condivisione, le zero emissioni e la multimodalità, fino alla riqualificazione del riscaldamento domestico, alla produzione energetica, alle pratiche industriali e all’agricoltura.”
Il ruolo della Regione, in questo contesto, è di importanza cruciale. Tuttavia, l’aggiornamento del Piano di Tutela della Qualità dell’Aria, attualmente in fase di consultazione VAS, si è rivelato ancora una volta insufficientemente ambizioso e carente di incisività di fronte alla severità della situazione. La vaghezza delle misure proposte e l’assenza di norme tecniche di attuazione rendono il Piano inadeguato a contrastare efficacemente lo smog. Al di là di strategie appropriate, sono necessari nuovi investimenti e risorse economiche da destinare a iniziative innovative, capaci di tradursi in un’azione antismog realmente efficace e integrata, in grado di trasformare radicalmente i settori dei trasporti, della produzione energetica, dell’agricoltura, dell’industria e dell’edilizia.
In conclusione, il presidente di Legambiente Campania ha enfatizzato l’urgenza di “investire prioritariamente nel rinnovo del parco autobus, promuovendo un trasporto pubblico locale all’avanguardia, potenziando i collegamenti ferroviari per i pendolari e supportando la mobilità alternativa. Fondamentale è anche la riqualificazione energetica degli edifici, che consentirebbe una significativa riduzione delle emissioni prodotte dagli impianti di riscaldamento domestico”.
A rafforzare il quadro di gravità, dati recenti da uno studio europeo pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet Planetary Health, a gennaio 2021, hanno quantificato la mortalità legata all’inquinamento atmosferico e stimato i decessi annuali che potrebbero essere evitati. Analizzando quasi un migliaio di città europee, lo studio ha posizionato quattro capoluoghi campani (Avellino, Caserta, Napoli, Salerno) tra le prime 150 per mortalità attribuibile al PM2.5 e tra le prime 300 per quella correlata al biossido di azoto (NO2). L’indagine ha inoltre evidenziato che una riduzione dei livelli di PM2.5 fino ai valori raccomandati dall’OMS avrebbe potuto prevenire quasi 1.500 decessi (precisamente 1.489) all’anno nella regione, con la maggioranza (1.352) concentrata nella città di Napoli.
Legambiente, in particolare, invoca un’azione rapida ed efficace, che affronti la questione in modo strutturale, attraverso una pianificazione mirata che connetta due assi fondamentali: la mobilità sostenibile e la gestione dello spazio pubblico e stradale. Le soluzioni proposte, se integrate con interventi nei settori del riscaldamento e dell’agricoltura, promettono benefici sia immediati che a lungo termine. Si prevede, ad esempio, un significativo potenziamento del trasporto pubblico locale, unitamente alla promozione di una mobilità condivisa, elettrica ed efficiente, per assicurare il diritto a spostarsi senza compromettere l’ambiente. Ciò include anche il divieto progressivo di circolazione per le auto nei centri urbani, senza eccezioni, e l’interruzione di incentivi che favoriscano la sostituzione di veicoli obsoleti e inquinanti con modelli più recenti ma pur sempre dannosi per l’aria. Per quanto riguarda il riscaldamento domestico, l’obiettivo è la creazione di abitazioni a emissioni zero, mediante una diffusione capillare del “Bonus 110%” che faciliti l’abbandono immediato delle caldaie a gasolio e carbone, e in futuro anche di quelle a metano. Infine, è indispensabile una profonda revisione della filiera agro-zootecnica. Questo implica il rafforzamento e l’estensione delle restrizioni invernali o dei divieti sullo spandimento di liquami e digestati, l’obbligo di coprire le vasche di stoccaggio, e il supporto, tramite le Misure PSR, a investimenti aziendali volti al trattamento sia delle emissioni degli allevamenti che dei liquami e letami. Tali processi dovrebbero includere la produzione di biometano, la separazione del solido dal liquido e l’adozione di macchinari agricoli avanzati per migliorare le tecniche di applicazione al suolo.
