Masse Mediastiniche nel Contesto COVID-19: Quando il Sospetto di Tumore Si Dissolve, Una Lezione Cruciale

Masse Mediastiniche nel Contesto COVID-19: Quando il Sospetto di Tumore Si Dissolve, Una Lezione Cruciale

L’emergere del SARS-CoV-2 ha confrontato la comunità medica globale con una malattia interamente nuova, le cui complessità rimangono solo parzialmente comprese. Le sue svariate manifestazioni cliniche, la progressione della patologia e le strategie terapeutiche ottimali sono ancora oggetto di intensa ricerca, con intuizioni inestimabili che si accumulano costantemente attraverso l’esperienza clinica nel mondo reale.

In questo panorama in evoluzione, un team di chirurghi milanesi – i professori Ugo Cioffi e Alessandro Baisi, insieme ad Alessandra Mazzucco e Giovanni Caffarena – ha pubblicato un rapporto pionieristico su *Frontiers in Surgery*. Il loro articolo ha svelato la prima documentazione mondiale di una peculiare complicanza legata al COVID-19: una massa mediastinica altamente sospetta, inizialmente indicativa di linfoma, osservata in una paziente poi confermata affetta dall’infezione virale.

La paziente era inizialmente candidata a una biopsia chirurgica invasiva. Tuttavia, la procedura è stata prudentemente rimandata di diverse settimane a causa dei rischi intrinseci associati alla sua infezione attiva da SARS-CoV-2. A seguito della sua guarigione dal COVID-19, l’intervento chirurgico è stato riprogrammato. Fondamentalmente, prima di procedere, sono state eseguite nuove scansioni TC e PET. Con grande stupore del team medico, il sospetto tumore maligno era completamente scomparso.

Questo esito straordinario ha rivelato che la massa non era, come l’imaging iniziale suggeriva fortemente, una vera e propria neoplasia maligna, ma piuttosto una complicanza temporanea e reattiva dell’infezione virale stessa, che è regredita interamente alla risoluzione della malattia. Questa osservazione fondamentale ha un immenso peso clinico: suggerisce che in individui con COVID-19, la comparsa di lesioni mediastiniche che mimano crescite tumorali potrebbe, di fatto, essere direttamente attribuibile all’infezione e potrebbe risolversi spontaneamente una volta che la malattia virale si attenua. Di conseguenza, gli autori promuovono un approccio cauto, raccomandando il rinvio di biopsie chirurgiche immediate e, invece, una rivalutazione attraverso l’imaging diagnostico una volta che i pazienti si siano ripresi dal COVID-19.

Il resoconto clinico dettagliato, come pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale, descrive una donna di 50 anni, ex fumatrice e in buona salute, che si è presentata al pronto soccorso dell’Ospedale San Paolo di Milano nel marzo 2020. I suoi sintomi iniziali includevano dolore al collo e al braccio sinistro, notevolmente senza febbre, tosse o dispnea. L’esame fisico ha rivelato gonfiore localizzato, edema ed eritema al collo e alla parte superiore del braccio sinistro. Le indagini iniziali, comprendenti esami del sangue, ecocolordoppler e TC collo-torace con mezzo di contrasto, hanno rivelato una trombosi venosa profonda dell’estremità superiore sinistra (UEDVT) che coinvolgeva le vene ascellare, succlavia e giugulare sinistra. Questa trombosi era direttamente collegata a una massa mediastinica anteriore che esercitava pressione sulla vena anonima sinistra. Contemporaneamente, la paziente presentava anche un’embolia polmonare bilaterale segmentaria.

In previsione di un ricovero, è stato eseguito un tampone nasofaringeo per SARS-CoV-2, che è risultato positivo. È stata quindi ricoverata e ha iniziato il trattamento per il COVID-19, inclusa idrossiclorochina, azitromicina e terapia anticoagulante. Per accertare la natura precisa della massa mediastinica, è stata eseguita una PET-TC. Questo esame di imaging ha rivelato un significativo assorbimento del radiofarmaco all’interno della lesione identificata, indicando fortemente un disturbo linfoproliferativo.

Data l’infezione virale attiva, unitamente alla trombosi venosa e all’embolia polmonare in corso, il team medico ha preso la decisione cruciale di posticipare la procedura bioptica invasiva (una biopsia chirurgica videotoracoscopica) fino a quando la sua condizione clinica acuta non si fosse stabilizzata. Una volta che il suo test SARS-CoV-2 è risultato negativo, e prima di riammetterla per l’intervento chirurgico pianificato, è stata eseguita una PET-TC di controllo. Questo follow-up di imaging ha mostrato in modo sorprendente una regressione completa della lesione mediastinica. Questa notevole risoluzione è stata ulteriormente corroborata da una TC con mezzo di contrasto, che ha inoltre confermato la scomparsa sia della UEDVT che dell’embolia polmonare.

Questo caso illustra in modo impressionante come una massa mediastinica, che inizialmente presentava forti caratteristiche di un disturbo linfoproliferativo, si sia completamente risolta con l’eliminazione del SARS-CoV-2, indicando che si trattava probabilmente di una linfoadenopatia mediastinica reattiva in risposta all’infezione virale attiva. Questo dato è in linea con i rapporti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che sottolineano le presentazioni cliniche altamente variabili del SARS-CoV-2. L’esperienza degli autori fornisce quindi una raccomandazione convincente: nei pazienti con COVID-19 che presentano masse mediastiniche, una rivalutazione radiologica è imperativa dopo la risoluzione della malattia virale, prima di considerare qualsiasi procedura chirurgica invasiva. (Questa osservazione clinica è stata originariamente dettagliata da Alessandro Baisi, Alessandra Mazzucco, Giovanni Caffarena, Gerardo Cioffi, Angelo Guttadauro e Ugo Cioffi nel loro articolo “Mediastinal mass in SARS-Cov-2. A word of Caution,” pubblicato su *Frontiers in Surgery* nel febbraio 2021).