Condanna mitigata in Appello per Massimo Ricci, il cosiddetto “Mostro della Rufina”
Massimo Ricci, l’individuo identificato come il “Mostro della Rufina”, ha ottenuto un’ulteriore mitigazione della sua condanna. La Prima Sezione Penale della Corte d’Appello di Firenze, al termine di una prolungata camera di consiglio, ha accolto le argomentazioni della difesa, avanzate dallo storico avvocato dell’imputato, il legale avellinese Rolando Iorio, e ha revisionato nuovamente la pena a favore di Ricci.
Le accuse rivolte al cinquantasettenne Ricci, detenuto da dicembre 2019, erano di natura particolarmente efferata: aveva sottoposto la cognata a ripetute violenze, mantenendola reclusa per un mese in un pollaio situato in una zona remota, spesso immobilizzata per i polsi. I fatti contestati risalgono al settembre 2019. Con un pretesto, la cognata di Ricci fu condotta in località Cigliano, nel territorio della Rufina. Giunta a destinazione, presso un camper parcheggiato in una radura boschiva – dimora da anni di Ricci, un fiorentino con numerosi precedenti penali, vicino a un gruppo di ruderi – la donna fu colpita ripetutamente con un bastone. Successivamente, venne rinchiusa in un pollaio e subì reiterate violenze. Ricci le tagliò anche i capelli, confinandola per l’intera durata della prigionia all’interno di una delle fatiscenti strutture.
Questa agonia si protrasse per un mese intero. La vittima, cogliendo l’opportunità di una temporanea assenza del suo aguzzino – recatosi in paese per adempiere all’obbligo di firma imposto dalla misura di libertà vigilata – riuscì a fuggire. Percorrendo a piedi diversi chilometri, raggiunse il centro abitato più vicino, dove presentò denuncia ai Carabinieri. L’intervento delle forze dell’ordine portò all’arresto immediato di Ricci, il quale fu imputato per una vasta gamma di crimini. Tra questi, oltre a violenza sessuale e sequestro di persona, figuravano rapina, lesioni personali, uso fraudolento di carte di credito e furto in abitazione, tra gli altri.
Nel corso del procedimento di primo grado, la pubblica accusa, rappresentata dalla Dott.ssa Beatrice Giunti, aveva sollecitato una condanna a 21 anni di reclusione. Tuttavia, Ricci, assistito ancora dall’Avvocato Rolando Iorio, ricevette una sentenza che lo condannava a 9 anni e 6 mesi di carcere. Ieri, la Corte d’Appello fiorentina ha ulteriormente modificato questo verdetto, stabilendo una pena finale di 8 anni e 20 giorni di reclusione. Fondamentale per questa riduzione si è rivelata la strategia difensiva, focalizzata principalmente sulla richiesta di mitigazione dell’aumento di pena applicato per la “continuazione” dei reati.
Il caso di Massimo Ricci ha catalizzato per molti mesi l’attenzione dei principali organi di stampa nazionali e di numerose trasmissioni televisive, tra cui spicca quella condotta da Barbara D’Urso, nei cui studi la vittima, cognata dell’imputato, è stata spesso ospite. È opportuno ricordare che Massimo Ricci, noto anche per essere stato compagno di cella di Pietro Pacciani, il cosiddetto “Mostro di Firenze”, aveva già compiuto un atto simile nel 2016. In quell’occasione, una diciottenne prostituta albanese, intuendo le perverse intenzioni di Ricci mentre era condotta nel camper verso la stessa località isolata di Cigliano, riuscì a salvarsi con un gesto disperato: si lanciò dal veicolo in corsa, fuggendo di notte attraverso i boschi e mettendosi in salvo.
