Primavera 2024: elezioni europee e provinciali. Il piano della maggioranza di governo è questo. Dieci anni dopo la riforma Delrio, otto anni dopo il tentativo di cancellarle, le Province rialzano la testa: fra 12 mesi potrebbero tornare ad essere enti elettivi, rafforzate nelle funzioni e nelle risorse, ritornando a quelle di un tempo. Mettendo d’accordo quasi tutti, dalla Lega al Pd, incassando la contrarietà solo di M5s e terzo polo, partiti che pure sarebbero contenti di rifinanziarle. Opinione comune è che la riforma del governo Renzi non ha funzionato e va, letteralmente, riformata. Questo in Veneto significherebbe anticipare la scadenza di mandato di sei presidenti su sette, ritrasferire le competenze spostate sulla Regione e riportare il personale che era stato spostato.
Sono i giorni delle riforme per il Consiglio dei Ministri: presidenzialismo o premierato, per prima cosa; poi autonomia differenziata, Roma Capitale, soppressione del ballottaggio nei Comuni sopra i 15 mila abitanti e ripristino delle Province. Terreni scivolosi. Ma il ministro Roberto Calderoli tira dritto: «Il percorso per l’eleggibilità delle Province è in comitato ristretto al Senato, c’è un testo largamente condiviso, l’obiettivo è arrivare all’approvazione per l’autunno e fare un’unica tornata di rinnovi a maggio 2024». Al Senato, in Commissione Affari costituzionali, sono depositati 8 progetti di legge, presentati dai diversi partiti: chi propone di tornare esattamente a prima del 2014 (il centrodestra), chi solo con il rifinanziamento delle funzioni. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sono i più convinti sostenitori della riforma: «Da sempre la Lega combatte per il ripristino di province elette dai cittadini, porteremo questa battaglia fino in fondo» afferma il commissario regionale del Carroccio Alberto Stefani. E Flavio Tosi, segretario di Forza Italia: «Le Province erano state dipinte come il male assoluto, generatore di spesa e sprechi, ma è stato dimostrato che lo spreco non c’era. Non si capisce, poi, perché un incarico di responsabilità debba essere gratis». Il risparmio portato dalla Delrio ha tolto la spesa per le indennità, ma il trasferimento dei dipendenti in esubero alle Regioni ha comportato una spesa maggiore. Lo evidenzia la Corte dei conti: il non pagamento delle indennità è stato di 52,4 milioni di euro, ma il personale è costato 40 milioni in più. Con la riforma allo studio, si tornerà ad eleggere consiglieri e presidenti che rimarrebbero in carica 5 anni. Le funzioni principali degli enti (direttamente attribuite) sono e resteranno viabilità, edilizia scolastica superiore, trasporto pubblico locale, ambiente, pari opportunità, piano di coordinamento territoriale. Le funzioni non fondamentali sono protezione civile, cultura, formazione professionale e polizia provinciale, delegate dalle Regioni, e la Regione Veneto ha tenuto per sé difesa del suolo, cave, caccia e pesca: sono queste che dovrebbero rientrare.