Verso l’Alba della Pace: La Chiamata al Disarmo e la Scelta dell’Italia

Verso l’Alba della Pace: La Chiamata al Disarmo e la Scelta dell’Italia

In un’eco di speranza antica, le Scritture profetiche delineano una visione futura in cui il Signore, “alla fine dei giorni”, si ergerà a giudice e arbitro tra le nazioni. Immaginano un’epoca in cui le spade verranno forgiate in aratri e le lance trasformate in falci, un tempo in cui le nazioni non leveranno più armi l’una contro l’altra, abbandonando definitivamente l’arte bellica (Is 2,1.4). Questa profonda convinzione deve guidare il nostro agire: è imperativo un impegno risoluto contro l’apparato militare e l’industria degli armamenti, un settore purtroppo in costante espansione. La logica perversa di tale industria impone che gli ordigni, una volta prodotti, debbano necessariamente essere impiegati, altrimenti la domanda verrebbe meno.

Una tappa storica in questa direzione è stata segnata il 22 gennaio 2021, quando il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN), approvato all’ONU nel luglio 2017 da 122 nazioni, è entrato in vigore, diventando giuridicamente vincolante per gli Stati aderenti. Per queste nazioni, è ora proibito qualsiasi atto legato alle armi nucleari: dal loro utilizzo allo sviluppo, dai test alla produzione, dall’acquisizione al possesso, fino allo stoccaggio, all’installazione o al dispiegamento.

L’Italia, pur non avendo aderito inizialmente al Trattato, avrebbe oggi l’opportunità di ratificarlo. Tuttavia, le istituzioni governative mantengono un silenzio assordante su questo fronte, preferendo invece destinare ingenti risorse, oltre 14 miliardi di euro, all’acquisto di nuovi cacciabombardieri.

A Hiroshima, il 24 novembre 2019, Papa Francesco ha pronunciato parole inequivocabili, definendo l’impiego dell’energia atomica a scopi bellici come un crimine, oggi più che mai, non solo contro l’essere umano e la sua dignità, ma contro ogni prospettiva di futuro per il nostro pianeta. Ha rincarato la dose, dichiarando “immorale” sia l’uso che il possesso di armi atomiche, avvertendo che “saremo giudicati per questo”. Recentemente, durante la festività pasquale, il Sommo Pontefice ha nuovamente evidenziato la contraddizione morale dell’attuale panorama globale: mentre milioni di persone sono travolte dalla crisi e gettate nella povertà, i conflitti armati persistono senza sosta e gli arsenali militari vengono incessantemente potenziati, configurando un vero e proprio “scandalo”.

Unendoci a un coro crescente di voci, rivolgiamo un appello pressante al Governo e al Parlamento italiani: ratificare immediatamente il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari, interrompere l’acquisto di nuovi armamenti e reindirizzare le risorse attualmente dedicate alla produzione bellica verso scopi ben diversi. Siamo convinti che la pace autentica trascenda la mera assenza di ostilità, spesso frutto di un precario equilibrio di poteri. Come insegnato da Paolo VI nell’enciclica *Populorum Progressio* (n. 76), essa è un’opera quotidiana, edificata sulla ricerca di un ordine divino che garantisce una giustizia più equa tra gli individui. Questo appello risuona con particolare forza nel maggio 2021, in concomitanza con il 130° anniversario della pubblicazione dell’enciclica *Rerum Novarum*, richiamando l’attenzione sull’urgenza di un rinnovamento etico e sociale.